Grazie a
questo itinerario è possibile osservare da vicino le più importanti
testimonianze dei Bizantini, che occuparono la Sila Greca tra il VI e l’XI
secolo e sotto il dominio dei quali alcune città vissero un periodo di grande
splendore sociale, artistico e culturale.
Le terre
Jonicosilane e il Basso Jonio Cosentino sono stati per millenni crocevia di
diverse popolazioni, civiltà e culture. Enotrii, Greci, Brettii, Romani,
Bizantini, Normanni, Svevi, Saraceni, Francesi, Spagnoli e Austriaci hanno
lasciato traccia della loro presenza, contribuendo a fare del territorio un
vero e proprio museo a cielo aperto, attraverso il quale si può conoscere a
fondo e apprezzare la storia del nostro bellissimo meridione.
Rossano in
particolare fu uno dei centri più importanti dell’impero di Bisanzio nel
Mezzogiorno d’Italia, sia dal punto di vista strategico-militare, sia da quello
politico, sia infine sotto l’aspetto artistico, tanto da meritarsi appellativi
come “la Bizantina” o “la Ravenna del Sud”.
La città di
Rossano, la “Bizantina”, svolse un ruolo fondamentale in ambito religioso, dal
momento che durante tutto il Medioevo rappresentò il cuore della spiritualità
greco-cristiana. Alcune delle numerose chiese presenti sul territorio
costituiscono magnifici esempi di arte bizantina, come la Cattedrale
dell’Archiropita, con il sorprendente Codex Purpureus conservato nell’adiacente
Museo del Palazzo Arcivescovile, la Chiesa di San Marco, la Chiesa della
Panaghia e lo splendido Santuario del Patirion.
L’itinerario
si snoda attraverso un territorio ricco di aree particolarmente interessanti:
oltre a Rossano si incontrano altri centri di origine bizantina come Cropalati,
Caloveto e Pietrapaola, siti di particolare valenza storica come il Centro
fortificato di Castiglione di Paludi, splendida testimonianza del popolo
guerriero dei Brettii, grotte sacre occupate dai monaci durante il Medioevo e
l’Oasi di Cozzo del Pesco con i suoi castagni monumentali e gli ombreggiati
sentieri, in grado di regalare agli appassionati affascinanti passeggiate
attraverso scenari indimenticabili.
L’Itinerario
turistico
Primo giorno
Rossano la
bizantina
→ Si parte
da Rossano, città compresa tra Capo Trionto e il Torrente Cino. Rossano è il
centro nevralgico di tutta la Sila Greca: è uno dei borghi più antichi e
sicuramente tra i più rappresentativi dell’intera Calabria, custode di
inestimabili tesori storico-artistici. Camminare e perdersi tra i suoi vicoli
labirintici è una continua sorpresa, grazie agli innumerevoli palazzi
nobiliari, le piazze, i conventi e le chiese nascoste dietro ogni angolo e
sopra ogni altura. Da vedere assolutamente la Cattedrale dell’Assunta del XII
secolo, con la Madonna dell’Archiropita, il vicino Palazzo Vescovile con il
Museo Diocesano che custodisce il famoso Codex Purpureus (evangelario del VI
secolo finemente decorato), le Chiese di San Marco, del Pilerio, della
Panaghia, di San Domenico, di San Nilo, di San Bernardino. Interessanti anche
il Museo Isabella de Rosis, l’affascinante Museo Amarelli, che, dal 2001,
dedica le proprie sale alla storia della liquirizia più pregiata, la Torre
Sant’Angelo dalla particolare architettura e il Faro Trionto.
→ Itinerario
escursionistico Bosco del Patire – Tutt’intorno al monastero del Patire
(Rossano) si estende un magnifico bosco di macchia mediterranea con sentieri
per semplici passeggiate.
→ Tra le
attrattive che sarebbe davvero un peccato perdere si colloca sicuramente il
Monastero di Santa Maria del Patire (Patirion), splendida fusione
architettonica degli stili bizantino, arabo e normanno. Durante tutto il
Medioevo il Monastero fu tra i più importanti centri di religiosità
greco-bizantina del meridione d’Italia, in virtù della sua ricca biblioteca e
del suo “scriptorium”, animati dall’instancabile, paziente e minuziosa opera di
copiatura degli amanuensi, grazie ai quali sono arrivate a noi importantissime
testimonianze della cultura classica greca e latina.
Il Patirion
è immerso nel cuore delle montagne rossanesi, una zona verde di grande pregio a
poca distanza dall’affascinante Oasi di Cozzo del Pesco, dove è possibile
ammirare ben 103 castagni di enormi dimensioni.
Sempre nelle
vicinanze di Rossano, si trovano diversi antichi “casini” o masserie come
quello di Malavitano, Torre Pinta, Seggio, Crosetto, Martucci, Mazzei, Iti,
Mascaro e Foresta, la valle del Colognati con le cascate e l’ex eremo di
Sant’Onofrio, il torrente Celadi e le foreste Rossanesi, le grotte monastiche.
→
L’itinerario escursionistico Cozzo Pica – Percorrendo la vecchia SS.177 da
Rossano in direzione Paludi-Cropalati, si supera il ponte sul Colognati,
aggirato un costone si sale a destra verso località Case Gennaro fino a Cozzo
Minestria. Lasciata l’auto dove la strada piega a sinistra, si prende la
sterrata che si stacca dritta all’esterno della curva (versante della valle del
Colognati). Si sale a piedi lungo la stradina e superati alcuni bivi si
guadagna il crinale che fa da spartiacque con la valle del torrente Otturi. Ci
si immette sulla stradina che proviene da Paludi e che va a destra verso Cozzo
Pica e prosegue per i bivi sommitali del Paleparto.
Secondo
giorno
Passeggiare
nella natura e nella storia…
→ Da
Rossano, imboccando la SS.177 o da contrada Amica, si raggiunge velocemente
Paludi.
Il
territorio di Paludi è prevalentemente boschivo e offre la possibilità di
effettuare rilassanti passeggiate all’aria aperta. Nel centro abitato meritano
una visita la Chiesa di San Clemente, la Chiesa dell’Immacolata Concezione, la
Chiesa della Madonna del Soccorso e la Chiesa di Sant’Antonio, mentre dal punto
di vista naturalistico da segnalare sono il torrente Coserie, il vallone
Sant’Elia e il Monte Scarbonato che raggiunge i 961 metri di altitudine.
Ciò che
rende unica una visita a Paludi è però il Centro Fortificato Brettio in
località Castiglione, un’area di oltre 35 ettari dove poter ammirare le tracce
più importanti di un grande popolo di guerrieri che, nel IV secolo a.C., abitò
da protagonista queste terre. A distanza di millenni, restano perfettamente
visibili i tratti principali dell’architettura della fortezza, tra i quali una
cinta muraria di diverse decine di metri, alcune torri e un centro abitato.
Durante la camminata all’ombra delle querce si può ammirare la sottostante
vallata del Coserie e visitare il Museo Archeologico.
→ Da Paludi,
seguendo la SS.177 si raggiunge Cropalati dopo una decina di chilomentri.
Cropalati
sorge su un’altura fiancheggiata da due monti. Dai suoi 384 metri di
altitudine, dominando la vallata del Trionto e quella del torrente Coserie,
offre una splendida vista soprattutto da zone panoramiche, come quella di Cozzo
della Cresta. Le sue origini bizantine fanno presumere che il nome derivi da
“Kuropalates”, ovvero funzionario di Palazzo.
Durante il
Medioevo, la città conobbe un periodo di grande splendore, complice la
posizione strategica tra Rossano e Longobucco, una via di commercio molto
attiva fino agli anni ’50 del 1900. Inoltre la posizione geografica alle porte
della Sila rendeva Cropalati punto nevralgico anche per le vie della
transumanza, percorse dai pastori tra la pianura e la montagna.
Sul
territorio sono sparse anche testimonianze storiche della presenza di monaci
eremiti, devoti di Sant’Antonio Abate, che vivevano all’interno di grotte
arenacee. Durante il periodo feudale molte famiglie nobili si stabilirono nelle
campagne del comune, che, nel 1811, divenne capoluogo mandamentale. Tra le
opere artistiche di grande pregio segnaliamo la Chiesa Madre, la Chiesa di
Santa Maria ad Gruttam, i ruderi del Castello e il Casino di Sant’Isidoro con
la vicina chiesetta.
→ Oltre
all’itinerario Cozzo del Pesco, anche l’escursione al Monte Paleparto (m. 1481)
è un percorso interessante. Infatti, l’articolata cima di monte Paleparto,
massima elevazione della Sila Greca, può essere raggiunta grazie a tre diversi
itinerari. Da Cropalati si sale in auto sino allo spartiacque tra le valli del
Coserie e del Trionto: dove termina l’asfalto si prosegue a piedi verso i monti
Iurentino e Iantrìnico. Da San Pietro in Angaro, una frazione alta di
Longobucco, ci si incammina direttamente a piedi lungo la stradina che sale attraverso
fitti boschi di pini.
→
Percorrendo la SS.531 si scende verso valle e si attraversa il Trionto per
risalire sul versante opposto in direzione di Caloveto seguendo la SP.251.
Caloveto
sorge sul fianco destro della Valle del Trionto. Provenendo da Cropalati, si
attraversa il fiume mediante uno stretto ponticello: fermarsi a contemplare dal
basso l’intera vallata permette di cogliere perfettamente la bellezza e la
maestosità di una fiumara. Caloveto, paese antico e ricco di storia, ebbe il
primo insediamento nel IX secolo, quando un gruppo di monaci che fuggiva da
persecuzioni iconoclaste vi si stabilì scavando un laborioso sistema di grotte
tufacee che funsero da monastero di rito bizantino dove poter venerare il santo
protettore, San Giovanni Calybita (da cui proviene il nome Caloveto).
Le vie del
centro storico offrono interessanti scorci tra chiese e caratteristici vicoli;
da visitare la Chiesa Madre costruita nel ’300 per sostituire l’ormai non più
adatto Monastero, la Cappella di Sant’Antonio da Padova, il piccolo Museo di
Arte Sacra e i palazzi nobiliari del periodo feudale come il Palazzo De Mundo,
il Palazzo Pirelli, costruito sulle antiche grotte di San Giovanni e Palazzo
Comite, con il cortile interno scavato nella roccia.
Molto
suggestiva una passeggiata sul Cozzo Pupatolo e una visita alle testimonianze
brettie rinvenute in località Cerasello. Tracce della civiltà e della cultura
bizantina si conservano anche a Pietrapaola, Calopezzati, Cariati e Campana.
* Enrico
Bottino
Foto e
testi, una armonia che libera la creatività sui sentieri della natura. Il
trekking è una passione giovane che mi ha permesso di alimentarne un’altra, la
fotografia, che oggi svolgo con entusiasmo e in modo professionale. Lavoro
nella convinzione che non bisogna andare lontani per realizzare magnifiche
fotografie: basta trascorrere una giornata nei boschi e ammirare i minuscoli
particolari della natura; l’importante è cogliere l’attimo, solo così è
possibile scattare istantanee che non si ripeteranno mai più. Un consiglio? Non
tenete mai la digitale riposta nello zaino, portatela sempre a portata di mano.
E non fermatevi mai, potreste scoprire che le parole sono complementari alle
immagini, che al piacere di scattare foto sempre migliori può subentrare quello
altrettanto bello di scrivere.
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