Hermès è
stato il nome del padre fondatore della Maison, ma Hermès, rimanda anche al dio
greco Hermes
“Nomen
Omen”: tradotto letteralmente significa "il destino è nel nome" e
deriva dalla credenza dei Romani antichi che nel nome della persona fosse già
inciso indelebilmente il suo destino. Hermes rappresenta la capacità di
inventare, di scoprire, di progredire, di migliorare. Egli è il simbolo,
l’emblema dell’iniziativa, della creatività
Brand e Mitodi, Laura Benatti, 01-08-2017
Parigi,
1837: viene fondata la Maison Hermès
Il suo logo,
un calesse trainato da cavallo, ne ricorda le origini: fondatore della famosa
Casa è stato, infatti, un sellaio, Thierry Hermès. Celebre l’attività di suo
nipote Emile-Maurice Hermès quale inventore di un accessorio, il foulard, che
trovò grande affermazione nel campo della moda femminile: il primo foulard di
Hermès fa, infatti, il suo debutto nel 1937, col titolo “Jeau des Omnibus et
Dames Blanches”. La rappresentazione prende appunto ispirazione da un gioco da
tavolo francese molto popolare nella seconda metà del 1800, simile al nostro
Gioco Dell’Oca. “Dames Blanches” era anche il nome di una compagnia di vetture
pubbliche della medesima epoca. Prodotto principalmente in seta, questo
accessorio proponeva raffigurazioni di diversi soggetti: cavalli, carrozze,
viaggi, tamburi, soldati… Dei foulards Hermès, da oltre cinquant’anni, si
apprezzano le stampe, le nuances e il tessuto, ma molti altri sono i prodotti
di lusso della grande Casa: calzature, borse (ricordiamo la famosa “Kelly Bag”
indossata dalla principessa Grace Kelly di Monaco, divenuta un mito vero e
proprio), gioielli e, soprattutto, profumi.
Hermès è
stato il nome del padre fondatore della Maison, ma Hermès, rimanda anche… al
dio greco Hermes.
Figlio di
Zeus e della Pleiade Maia, Hermes è uno dei dodici dei dell’Olimpo greco. Il
poeta Omero, in un suo inno lo definisce: “polýtropos” , cioè ”dalle mille
risorse, ricco di espedienti”. Hermes fu infatti un bambino molto precoce:
aveva solo un giorno quando inventò lo strumento musicale della lira, uccidendo
una tartaruga che diventò poi il suo animale sacro. Hermes rappresenta la
capacità di inventare, di scoprire, di progredire, di migliorare. Egli è il
simbolo, l’emblema dell’iniziativa, della creatività e di tutto ciò che
distingue l’uomo e l’animale. In effetti anche gli altri esseri viventi sono
capaci di costruire nidi, tane, dighe, ma si tratta di azioni che, in quanto
sempre uguali e ripetitive, non intervengono sempre e significativamente
sull’evoluzione delle specie. Gli uomini, invece, biologicamente si evolvono
secondo i ritmi della natura, ma culturalmente e tecnologicamente lo fanno in
modo sempre più rapido: proprio perché dotati di un pensiero astratto, riescono
ad elaborare attraverso la cultura soluzioni a problemi non risolti dalla
natura e per farlo si servono della tecnologia e della scienza. Ma quando ha avuto
inizio questo percorso dell’uomo? Bisogna affondare la nostra indagine non solo
nella storia, ma nel mito… il dono del fuoco agli uomini da parte del Titano
Prometeo. Egli osò sfidare Zeus per aiutare gli uomini ad uscire da una
condizione di ferinità, incorrendo però nella sua ira: peccò di “Ybris”,
“tracotanza”, la più grave colpa che possa colpire un uomo greco, ovvero il
superamento di quei limiti, di quei confini che separano la dimensione umana da
quella divina. E Prometeo è caduto nell’abisso di questo peccato per donare ai
mortali il fuoco, cioè il progresso, come il bene più prezioso.
Certo è che
da quel momento gli uomini hanno intrapreso un percorso inebriante: possono
volare, pur non essendo uccelli, immergersi in vertiginose profondità, pur non
essendo pesci, scalare vette che toccano la volta celeste, navigare nello
spazio, sconfiggere molte gravi malattie, allungare in modo impressionante la
durata della vita. Ma chi è o cos’è in realtà l’uomo? Una bellissima e poetica
risposta ci viene data dalla tragedia “Antigone” del tragediografo greco
Sofocle (V a.C.)
“Molte
meraviglie vi sono al mondo,
nessuna
meraviglia è pari all’uomo…
Quando il
vento del Sud soffia
in tempesta,
varca il mare
bianco di
schiuma e penetra
fra i gorghi
ribollenti;
anno dopo
anno rivolge,
con l’aratro
trainato dai cavalli,
la più
grande fra le divinità,
la Terra
infaticabile, immortale.
E gli
uccelli spensierati,
gli animali
selvatici,
i pesci che
popolano il mare,
tutti li
cattura, nelle insidie
delle sue
reti ritorte,
l’uomo pieno
d’ingegno;
e con le sue
arti doma le fiere
selvagge che
vivono sui monti
e piega
sotto il giogo
il cavallo
dalla folta criniera
e il
vigoroso toro montano.
Ha appreso
la parola
e il
pensiero veloce come il vento
e l’impegno
civile; ha imparato
a mettersi
al riparo
dai morsi
del gelo
e dalle
piogge sferzanti.
Pieno di
risorse, mai sprovvisto
di fronte a
ciò che lo attende,
ha trovato
rimedio a mali
irrimediabili.
Solo alla morte
non può
sfuggire.
Padrone
assoluto
dei sottili
segreti della tecnica,
può fare il
male
quanto il
bene.
Se rispetta
le leggi del suo paese
e la
giustizia degli dèi,
come ha
giurato, nella città
sarà
considerato grande;
ma ne sarà
cacciato
se per
arroganza
lascerà che
il male lo contamini.
Spero che un
simile individuo
non si
accosti al mio focolare,
non
condivida i miei pensieri”.
Che sia un
caso o una coincidenza, la genialità artistica di Thierry Hermès e dei suoi
discendenti e la capacità inventiva del dio greco, non lo possiamo affermare
ma, cari lettori, quando vi capiterà di indossare un foulard o un profumo
firmati Hermès, o se doveste passare per Rue du Faubourg-Saint-Honoré, la sede
storica di Hermès a Parigi, ricordate il famoso detto latino “nomen omen” :
tradotto letteralmente significa “il nome è un presagio”, oppure “il destino è
nel nome” e deriva dalla credenza dei Romani antichi che nel nome della persona
attribuito alla sua nascita fosse già inciso indelebilmente il suo destino.
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