Παρασκευή 2 Φεβρουαρίου 2018

Hermes ed Hermès: un mito nel mito

Hermès è stato il nome del padre fondatore della Maison, ma Hermès, rimanda anche al dio greco Hermes

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“Nomen Omen”: tradotto letteralmente significa "il destino è nel nome" e deriva dalla credenza dei Romani antichi che nel nome della persona fosse già inciso indelebilmente il suo destino. Hermes rappresenta la capacità di inventare, di scoprire, di progredire, di migliorare. Egli è il simbolo, l’emblema dell’iniziativa, della creatività

Brand e Mitodi, Laura Benatti, 01-08-2017

Parigi, 1837: viene fondata la Maison Hermès

Il suo logo, un calesse trainato da cavallo, ne ricorda le origini: fondatore della famosa Casa è stato, infatti, un sellaio, Thierry Hermès. Celebre l’attività di suo nipote Emile-Maurice Hermès quale inventore di un accessorio, il foulard, che trovò grande affermazione nel campo della moda femminile: il primo foulard di Hermès fa, infatti, il suo debutto nel 1937, col titolo “Jeau des Omnibus et Dames Blanches”. La rappresentazione prende appunto ispirazione da un gioco da tavolo francese molto popolare nella seconda metà del 1800, simile al nostro Gioco Dell’Oca. “Dames Blanches” era anche il nome di una compagnia di vetture pubbliche della medesima epoca. Prodotto principalmente in seta, questo accessorio proponeva raffigurazioni di diversi soggetti: cavalli, carrozze, viaggi, tamburi, soldati… Dei foulards Hermès, da oltre cinquant’anni, si apprezzano le stampe, le nuances e il tessuto, ma molti altri sono i prodotti di lusso della grande Casa: calzature, borse (ricordiamo la famosa “Kelly Bag” indossata dalla principessa Grace Kelly di Monaco, divenuta un mito vero e proprio), gioielli e, soprattutto, profumi.

Hermès è stato il nome del padre fondatore della Maison, ma Hermès, rimanda anche… al dio greco Hermes.

Figlio di Zeus e della Pleiade Maia, Hermes è uno dei dodici dei dell’Olimpo greco. Il poeta Omero, in un suo inno lo definisce: “polýtropos” , cioè ”dalle mille risorse, ricco di espedienti”. Hermes fu infatti un bambino molto precoce: aveva solo un giorno quando inventò lo strumento musicale della lira, uccidendo una tartaruga che diventò poi il suo animale sacro. Hermes rappresenta la capacità di inventare, di scoprire, di progredire, di migliorare. Egli è il simbolo, l’emblema dell’iniziativa, della creatività e di tutto ciò che distingue l’uomo e l’animale. In effetti anche gli altri esseri viventi sono capaci di costruire nidi, tane, dighe, ma si tratta di azioni che, in quanto sempre uguali e ripetitive, non intervengono sempre e significativamente sull’evoluzione delle specie. Gli uomini, invece, biologicamente si evolvono secondo i ritmi della natura, ma culturalmente e tecnologicamente lo fanno in modo sempre più rapido: proprio perché dotati di un pensiero astratto, riescono ad elaborare attraverso la cultura soluzioni a problemi non risolti dalla natura e per farlo si servono della tecnologia e della scienza. Ma quando ha avuto inizio questo percorso dell’uomo? Bisogna affondare la nostra indagine non solo nella storia, ma nel mito… il dono del fuoco agli uomini da parte del Titano Prometeo. Egli osò sfidare Zeus per aiutare gli uomini ad uscire da una condizione di ferinità, incorrendo però nella sua ira: peccò di “Ybris”, “tracotanza”, la più grave colpa che possa colpire un uomo greco, ovvero il superamento di quei limiti, di quei confini che separano la dimensione umana da quella divina. E Prometeo è caduto nell’abisso di questo peccato per donare ai mortali il fuoco, cioè il progresso, come il bene più prezioso.

Certo è che da quel momento gli uomini hanno intrapreso un percorso inebriante: possono volare, pur non essendo uccelli, immergersi in vertiginose profondità, pur non essendo pesci, scalare vette che toccano la volta celeste, navigare nello spazio, sconfiggere molte gravi malattie, allungare in modo impressionante la durata della vita. Ma chi è o cos’è in realtà l’uomo? Una bellissima e poetica risposta ci viene data dalla tragedia “Antigone” del tragediografo greco Sofocle (V a.C.)

“Molte meraviglie vi sono al mondo,
nessuna meraviglia è pari all’uomo…
Quando il vento del Sud soffia
in tempesta, varca il mare
bianco di schiuma e penetra
fra i gorghi ribollenti;
anno dopo anno rivolge,
con l’aratro trainato dai cavalli,
la più grande fra le divinità,
la Terra infaticabile, immortale.
E gli uccelli spensierati,
gli animali selvatici,
i pesci che popolano il mare,
tutti li cattura, nelle insidie
delle sue reti ritorte,
l’uomo pieno d’ingegno;
e con le sue arti doma le fiere
selvagge che vivono sui monti
e piega sotto il giogo
il cavallo dalla folta criniera
e il vigoroso toro montano.
Ha appreso la parola
e il pensiero veloce come il vento
e l’impegno civile; ha imparato
a mettersi al riparo
dai morsi del gelo
e dalle piogge sferzanti.
Pieno di risorse, mai sprovvisto
di fronte a ciò che lo attende,
ha trovato rimedio a mali
irrimediabili. Solo alla morte
non può sfuggire.
Padrone assoluto
dei sottili segreti della tecnica,
può fare il male
quanto il bene.
Se rispetta le leggi del suo paese
e la giustizia degli dèi,
come ha giurato, nella città
sarà considerato grande;
ma ne sarà cacciato
se per arroganza
lascerà che il male lo contamini.
Spero che un simile individuo
non si accosti al mio focolare,
non condivida i miei pensieri”.

Che sia un caso o una coincidenza, la genialità artistica di Thierry Hermès e dei suoi discendenti e la capacità inventiva del dio greco, non lo possiamo affermare ma, cari lettori, quando vi capiterà di indossare un foulard o un profumo firmati Hermès, o se doveste passare per Rue du Faubourg-Saint-Honoré, la sede storica di Hermès a Parigi, ricordate il famoso detto latino “nomen omen” : tradotto letteralmente significa “il nome è un presagio”, oppure “il destino è nel nome” e deriva dalla credenza dei Romani antichi che nel nome della persona attribuito alla sua nascita fosse già inciso indelebilmente il suo destino.


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