Παρασκευή 16 Φεβρουαρίου 2018

La prima ora del giorno - Intervista ad Anna Martellato

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Ieri ho incontrato a Padova Anna Martellato, autrice di questa bella storia La prima ora del giorno.

Elisabetta Favale, 16 Febbraio 2018

Vi propongo una intervista ma prima una breve sinossi.

“Ambiziosa e determinata, a ventisette anni Zoe sa esattamente cosa vuole: diventare responsabile degli eventi nell’agenzia in cui lavora, dopo anni di studio e di gavetta. Mancano solo due settimane a una grande inaugurazione che sarà sotto i riflettori dei media: un’occasione unica per dimostrare che è lei la persona giusta per quel posto; e per mettere definitivamente in ombra il suo collega Nicolò, verso cui prova un’aspra rivalità. Per questo, quando una mattina si ritrova fra le mani un test di gravidanza positivo, il mondo le crolla addosso. È incinta. Incinta di un uomo non disponibile. Zoe non ha dubbi: è il momento sbagliato, il bambino sbagliato e, lei, una madre sbagliata. C’è solo una persona a cui può rivelare le sue paure: nonna Anna, da sempre sua confidente. Quella nonna esile come un giunco, ma forte come la terra da cui proviene: l’isola di Rodi, con le sue mura dorate e i fiori di ibisco che si arrampicano su ogni balcone. Ed è qui, fra minareti ottomani e cortili profumati, che la nonna condurrà Zoe sul filo della memoria: perché anche Anna ha un grande segreto da affidarle, un segreto che risale al settembre del ’43, quando la guerra travolse l’isola, segnando per sempre il destino della sua famiglia...

Dall’incrocio di due mondi distanti, Zoe si troverà a riflettere su molte cose prima di fare la sua scelta: c’è davvero un modo giusto di essere madre?”

1) Lo scorso anno sono stati pubblicati diversi libri con elementi di auto fiction penso ai due arrivati in finale al Campiello e allo Strega, Covacich con La città interiore e Ciabatti con La più amata. Anche il tuo libro racconta in parte una storia di famiglia, la storia di tua nonna Anna. Il fatto di raccontare episodi della propria vita secondo te aiuta a creare suggestioni in chi legge e (forse) in chi scrive?

Prima bisogna capire cosa intendiamo per suggestioni: il significato che do a questa parola sa di evocazioni, sensazioni, sapori e profumi. E atmosfere. Non lo nego: scrivere questo romanzo per me è stato prima di tutto una necessità personale. Di fissare la memoria affinché non scivolasse via nel tempo e con il tempo che passa. E poi, mi sembrava di avere la nonna lì con me. Non solo: scrivendo questa storia mi è capitata la stessa cosa di quando leggo, ovvero di vedere un “film” come succede con i libri che ci rapiscono e ci tengono incollati fino all’ultima pagina. Emozionandomi anche, e terminando qualche capitolo piangendo. Un po’ di gioia, un po’ di nostalgia, un po’ di rammarico per la sorte sconosciuta della mia vera bisnonna, chiunque fosse. Se è grazie a questa suggestione, intesa in questo senso, che il romanzo “funziona” ancora non lo so: lo diranno i lettori.

2) La prima ora del giorno è un romanzo focalizzato sulle relazioni femminili, Zoe e sua nonna Anna, mi sembra ci sia in generale, da parte di molte autrici, l’esigenza di parlare di temi come la maternità, le relazioni, il corpo, il sesso (visto dalle donne), come ti collochi in questo panorama?

Bella domanda. Il dibattito si accende sempre, quando si mette al centro il corpo della donna. Ancora oggi. Io sono solo una voce: un buon libro è quello che apre interrogativi, non quello che insegna qualcosa. Spero quindi che questo romanzo dia degli spunti per parlarne e discuterne. E spero possa far riflettere tante donne: amiche, sorelle, cugine, madri, nonne, figlie.

3) Il tuo è un romanzo che parla anche delle ambizioni legittime di una giovane donna che lotta per uscire da una condizione di precariato lavorativo, pensi che oggi la letteratura possa ancora farsi strumento efficace di “denuncia “ sociale?

Noi donne, o almeno una parte di noi (non voglio né posso parlare per tutte) a volte abbiamo un po’ di timore anche solo di dire ai nostri capi che ci sposiamo. E sappiamo bene che quando abbiamo passato i trent’anni e facciamo un colloquio di lavoro dall’altra parte ci guardano quasi come fossimo una bomba a orologeria. Questo deve cambiare, ma la responsabilità è sociale, più che del singolo. In qualche realtà sta già cambiando, ma sono casi abbastanza isolati, secondo la mia esperienza. Scriverne, parlarne, anche attraverso interviste come questa aiuta a spezzare i tabù. Ed è quasi liberatorio, oltre che necessario.


4) Ne La prima ora del giorno la donna emerge molto nel suo ruolo di madre, è una storia di madri, quanto conta per te questo ruolo nella vita di una donna e nella tua?

È la nostra essenza. Credo che essere madre sia un dono, un dono grandissimo, anche se è il mestiere più difficile del mondo. Io per ora posso solo immaginare questa gioia: per me vale la legge del contrappasso. Al contrario di Zoe vorrei tanto un bambino, ma sembra non voler arrivare. Anche se questo libro, in fondo, è un po’ come se lo fosse: non in carne e ossa, ma di “carta e inchiostro”.

5) Zoe, la protagonista del tuo romanzo, sta affrontando un percorso che la vede concentrata nel “riconoscimento di sé” questa ricerca di identità in qualche modo trova risposte nel passato, quanto contano le radici, la famiglia, le origini per te?

C’è una frase che mi piace ricordare: senza radici non si vola. Per me le mie radici contano moltissimo. Mi sento molto greca, e questo lo devo alla nonna. Il nostro passato fa parte di noi, che lo vogliamo o meno. Non va rimosso, non va esaltato, va accettato e capito.

6) Parliamo ora dei luoghi, dei posti raccontati nel romanzo, qual è tra tutti il posto dove tu, Anna, ti senti più a casa? I luoghi del romanzo sono anche i tuoi luoghi?

Sì, e sfacciatamente. Il mio luogo dell’anima, in Italia, è Portonovo, nelle Marche, dove ho passato tutte le estati della mia infanzia. Il mio luogo del cuore. Mentre Rodi... be’, è Rodi! Gli scorci della città invece si ispirano molto alla mia Verona, ma non ho voluto imporla ai lettori: mi piaceva l’idea che ognuno di loro potesse riconoscersi nella storia vedendo un pezzo della propria città.

7) In Italia gli scrittori esordienti e gli aspiranti tali sono davvero tantissimi. Che consigli ti sentiresti di dare a chi sogna di pubblicare un libro?

Di non pensare alla pubblicazione, ma solo a scrivere una buona storia, a coltivare la buona scrittura e a imparare le tecniche narrative necessarie. Ho ancora i post-it appiccicati sullo stipite della porta, in camera, dove di solito scrivo: “No macchiette”, “le cose accadono in medias res”, “intrecci personaggi”. Alcuni insegnamenti preziosi che ho imparato alla Palomar, scuola senza la quale questo libro probabilmente non esisterebbe.

8) La tua scrittrice preferita, il tuo modello, se ne hai uno.

Apriti cielo! Ci sono talmente tante scrittici che per me sono un modello... nel passato, e parliamo di mostri della letteratura, Virginia Wolf, Emily Brontë, Agatha Christie. Per quanto riguarda le scrittici contemporanee penso di aver letto tutti i libri di Patricia Cornwell: mi piacciono i gialli.

9) Il libro che avresti voluto scrivere

Questo.

10) Tu fai la giornalista, in che direzione sta andando il giornalismo in Italia secondo te?

Con collaboratori mal pagati e redazioni ridotte all’osso non me la vedo benissimo. Per non parlare del morbo delle fake news. Il flusso di notizie che imperversa al ritmo di tweet ci costringe a essere sempre più veloci, istantanei, con il rischio di non avere il tempo di verificare le notizie. Serve molto sangue freddo (e fonti accreditate). E poi c’è l’effetto spettacolarizzazione, una brutta bestia sempre dietro l’angolo che attira perché dalle facili risposte positive in termini quantitativi e di popolarità (share, lettori). Il giornalismo oggi deve cercare equilibrio per ritrovare la sua autorevolezza: lo dobbiamo a chi legge e a chi ci guarda. Non dimentichiamoci la prima regola: informare è, prima di tutto, prima dello share, prima dei tweet e prima della popolarità, un servizio.

LA PRIMA ORA DEL GIORNO - ANNA MARTELLATO - GIUNTI EDITORE 2018

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