ROMA – Sale
la tensione nel mar Egeo tra Grecia e Turchia. Le autorità di Atene hanno
denunciato che la scorsa notte una pattuglia della guardia costiera di Ankara
ha speronato un mezzo dei suoi guardacoste nei pressi di alcuni isolotti
rocciosi contesi tra i due Paesi. Nello scontro, secondo la denuncia greca, non
risultano feriti, ma danni alla nave greca, colpita a poppa dalla prua di
quella turca.
13 febbraio 2018
Lo scontro,
riferisce Atene, è avvenuto al largo degli isolotti disabitati di Imia (Kardak
in turco), sotto il controllo della Grecia ma rivendicati dalla Turchia e su
cui nel 1996 si sfiorò un conflitto tra i due Paesi. Da allora, le tensioni
nella zona si riaccendono periodicamente.
La
recrudescenza delle tensioni turco-greche non si limita alle rivendicazioni
territoriali: Ankara, come dimostra il blocco navale della piattaforma
perforatrice italiana Eni-Saipem a largo delle coste cipriote, ha scelto un
profilo aggressivo, sfruttando la leva energetica nell’annoso e difficile
negoziato per l’ingresso della Turchia. Così come la questione migranti, quando
Erdogan apriva e chiudeva a piacimento il canale dei flussi migratori verso
l’Europa delle popolazioni siriane devastate dalla guerra. Cipro è il terreno
di scontro, con Atene e Bruxelles veri obiettivi della escalation di minacce e
ritorsioni promosse da Erdogan.
L’isola è
divisa dal 1974, anno in cui venne invasa dalla Turchia dopo un colpo di Stato
filogreco. Oggi resta sotto controllo turco la parte settentrionale di Cipro.
Ma il governo di Nicosia, filogreco, è l’unico a godere del riconoscimento
internazionale. Dal 2004 Cipro fa parte dell’Unione europea. (Sissi Bellomo, Il
Sole 24 Ore)
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