Τρίτη 27 Φεβρουαρίου 2018

Napoli, il mito di Proserpina e il culto della melagrana

Σχετική εικόνα

Questo frutto esotico spesso ricorre nell'iconografia napoletana con un duplice significato: la vita e la morte. Ma è anche legato alla massoneria, e nella simbologia cristiana rappresenta la fede e la fecondità.

Barbara Fiorillo, 26 febbraio 2018 

Percorriamo su e giù le strade e i vicoli di Napoli, ma, distratti dalla frenesia quotidiana, spesso non prestiamo attenzione ai numerosi simboli e misteri che questa città ci rivela. In diversi dipinti, sculture e bassorilievi, è presente un frutto, dalla buccia dura e dalla polpa ricca di grani rossi e succosi, carico di significati simbolici: la melagrana. Come mai questo frutto esotico ricorre spesso nell'iconografia napoletana? Che significato ha? Per capirlo dobbiamo ritornare indietro nel tempo. Il melograno è considerato, accanto alla vite, uno degli alberi da frutta coltivati più antichi. Una leggenda narra che Venere lo donò agli uomini facendolo piantare a Cipro. Per questo motivo nell’antica Grecia il melograno era considerato un albero da frutto sacro, simbolo del matrimonio e della fertilità. A confermaloi  sono numerosi dipinti in cui viene raffigurata questa divinità con una melagrana nella mano destra. Questo frutto esotico è legato, però, anche ad un altro mito, che molto ha a che fare con Napoli: il rapimento (o ratto) di Persefone. Si narra che questa dolce fanciulla (Proserpina per gli antichi romani), figlia di Zeus e Demetra, venne rapita da Ade (Plutone per i romani), Signore degli Inferi, e da lui sposata con l’inganno. Una volta appreso della scomparsa della figlia, Demetra, dea dell’agricoltura e dei raccolti, iniziò a cercarla ovunque disperata. In questa sua ricerca dimenticò la crescita delle messi e il rigoglio della vegetazione, e sulla Terra giunse un duro inverno che sembrava non voler finire mai. Zeus, così, preoccupato per la triste sorte degli uomini che morivano di fame e di freddo, informò Demetra di quello che era accaduto alla figlia. La reazione della Dea fu molto dura: non avrebbe fatto ricrescere la vegetazione sino a quando Persefone non fosse tornata a casa. Intanto la dolce fanciulla, imprigionata negli inferi e destinata a diventarne la regina, si rifiutava di mangiare qualsiasi cosa. Un giorno, però, le fu offerta con l'inganno della frutta, e la giovane si cibò di sei grani di melagrana ignorando le conseguenze che le avrebbe portato quel frutto (chi mangiava i semi di melagrana era costretto a rimanere negli Inferi per l’eternità). Zeus, per placare la rabbia di Demetra, decise allora di intervenire trovando un accordo con Ade: siccome Persefone non aveva mangiato un frutto intero ma solo sei grani, avrebbe soggiornato nell’Ade solo per sei mesi, nel periodo rimanente sarebbe potuta tornare dalla madre. Nel periodo in cui Proserpina tornava sulla Terra, Demetra faceva inverdire e fiorire la natura (stagione primavera-estate) per la grande gioia di avere la figlia con sé; nei mesi in cui ritornava negli Inferi, invece, travolta dalla malinconia, spogliava gli alberi e rattristava il paesaggio (stagione autunno-inverno): in questo modo i greci si spiegavano il ritmo delle stagioni.

In questo mito la melagrana rappresenta la morte e la rinascita a nuova vita: la dea si ricongiungeva per sei mesi con il suo sposo per poi risorgere presso la madre e permettere alla vegetazione di rifiorire. Non a caso la melagrana divenne il simbolo del nutrimento dei defunti: numerosi geroglifici raffiguranti la melagrana sono stati scoperti all’interno di tombe egizie che risalgono a 2.500 anni fa. La melagrana assume, così, un duplice significato: la vita e la morte. Ma questo frutto è anche il simbolo del matrimonio, dato che i grani del frutto ricordano l’abbondanza e la fecondità. Ancora oggi in Grecia è usanza rompere una melagrana durante i matrimoni, e ai proprietari di una nuova abitazione si suole regalare il frutto per buon auspicio.

Questo frutto esotico è legato anche al mondo della Massoneria: la melagrana è la loggia massonica e i suoi grani sono i suoi membri, legati da un vincolo di fratellanza e condivisione, sulla base di idee e conoscenza. Nella simbologia cristiana, invece, rappresenta la fede, l’unità tra popoli e culture diverse, la fecondità e l'abbondanza, come testimoniano le decorazioni e le iconografie religiose. Nelle Sacre Scritture è simbolo del martirio di Cristo e di tutti coloro che hanno dato la vita per Lui. Molti dipinti a tema religioso raffigurano Madonne con questo frutto. Tra questi ricordiamo il tondo di Botticelli, Madonna della melagrana, che raffigura la Vergine con in braccio Gesù bambino, i quali tengono in mano una melagrana.
  
Come dicevamo all’inizio, la storia di questo frutto coinvolge anche Napoli, città ricca di simboli, che quotidianamente sfuggono al nostro sguardo. Numerose sono le opere che raffigurano questo frutto dal forte significato simbolico. Tra questi ricordiamo la Cappella Minutolo, nel Duomo di Napoli, resa famosa dall’Andreuccio di Boccaccio. Sulla facciata laterale del sepolcro di Enrico Minutolo, troviamo un bassorilievo raffigurante la “Madonna col Bambino”: una madre che ha tra le mani la melagrana, contesa con un bambino feroce e dallo sguardo minaccioso.
  
Spostandoci in via Carbonara, troviamo il complesso di San Giovanni, che nasconde numerosi simboli, alcuni dei quali legati alle arti alchemiche. All’ingresso laterale della Chiesa, sulla parte anteriore, oltre ad alcune statue, si nota la scultura di una donna, che tiene in braccio un bambino, mentre regge nella mano destra una melagrana, richiamando alla mente - secondo Palumbo e Ponticelli - la regina degli Inferi, Persefone.
  
Lungo il Decumano maggiore, in Via dei Tribunali, troviamo, invece, la Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco: qui sontuosità barocca e simboli di morte coesistono. La chiesa de “ ’e cape e morte”, come viene definita dal popolo napoletano, è dedicata al culto del Purgatorio. La chiesa è legata al culto delle anime purganti, fortemente sentito dai partenopei, e cioè la cura dei resti dei defunti di identità ignota, le anime pezzentelle che vagano nel Purgatorio in cerca del refrisco, l’alleviamento delle pene. Le anime dei morti, infatti, nella concezione napoletana, influiscono potentemente sull'esistenza dei vivi e vengono viste come entità spirituali benevole o, più raramente, malevole, da onorare e a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Sui bassorilievi presenti sulla facciata della chiesa sono presenti, accanto a piccoli teschi, delle melegrane.
  
Questo frutto esotico, continua ad essere, ancora oggi l'emblema della fertilità e della prosperità. A Napoli un'antica credenza vuole che ssi ponga un piatto colmo di melagrane ancora acerbe al centro della tavola in cucina aspettando che maturino sino ai primi giorni di novembre, in concomitanza della commemorazione dei defunti. Si crede che una volta spaccatisi i frutti, questi assorbano al proprio interno tutte le energie negative della casa.

Δεν υπάρχουν σχόλια:

Δημοσίευση σχολίου