Questo
frutto esotico spesso ricorre nell'iconografia napoletana con un duplice
significato: la vita e la morte. Ma è anche legato alla massoneria, e nella
simbologia cristiana rappresenta la fede e la fecondità.
Barbara Fiorillo, 26 febbraio 2018
Percorriamo
su e giù le strade e i vicoli di Napoli, ma, distratti dalla frenesia
quotidiana, spesso non prestiamo attenzione ai numerosi simboli e misteri che
questa città ci rivela. In diversi dipinti, sculture e bassorilievi, è presente
un frutto, dalla buccia dura e dalla polpa ricca di grani rossi e succosi,
carico di significati simbolici: la melagrana. Come mai questo frutto esotico
ricorre spesso nell'iconografia napoletana? Che significato ha? Per capirlo
dobbiamo ritornare indietro nel tempo. Il melograno è considerato, accanto alla
vite, uno degli alberi da frutta coltivati più antichi. Una leggenda narra che
Venere lo donò agli uomini facendolo piantare a Cipro. Per questo motivo
nell’antica Grecia il melograno era considerato un albero da frutto sacro,
simbolo del matrimonio e della fertilità. A confermaloi sono numerosi dipinti in cui viene
raffigurata questa divinità con una melagrana nella mano destra. Questo frutto
esotico è legato, però, anche ad un altro mito, che molto ha a che fare con
Napoli: il rapimento (o ratto) di Persefone. Si narra che questa dolce
fanciulla (Proserpina per gli antichi romani), figlia di Zeus e Demetra, venne
rapita da Ade (Plutone per i romani), Signore degli Inferi, e da lui sposata
con l’inganno. Una volta appreso della scomparsa della figlia, Demetra, dea dell’agricoltura
e dei raccolti, iniziò a cercarla ovunque disperata. In questa sua ricerca
dimenticò la crescita delle messi e il rigoglio della vegetazione, e sulla
Terra giunse un duro inverno che sembrava non voler finire mai. Zeus, così,
preoccupato per la triste sorte degli uomini che morivano di fame e di freddo,
informò Demetra di quello che era accaduto alla figlia. La reazione della Dea
fu molto dura: non avrebbe fatto ricrescere la vegetazione sino a quando
Persefone non fosse tornata a casa. Intanto la dolce fanciulla, imprigionata
negli inferi e destinata a diventarne la regina, si rifiutava di mangiare
qualsiasi cosa. Un giorno, però, le fu offerta con l'inganno della frutta, e la
giovane si cibò di sei grani di melagrana ignorando le conseguenze che le
avrebbe portato quel frutto (chi mangiava i semi di melagrana era costretto a
rimanere negli Inferi per l’eternità). Zeus, per placare la rabbia di Demetra,
decise allora di intervenire trovando un accordo con Ade: siccome Persefone non
aveva mangiato un frutto intero ma solo sei grani, avrebbe soggiornato nell’Ade
solo per sei mesi, nel periodo rimanente sarebbe potuta tornare dalla madre.
Nel periodo in cui Proserpina tornava sulla Terra, Demetra faceva inverdire e
fiorire la natura (stagione primavera-estate) per la grande gioia di avere la
figlia con sé; nei mesi in cui ritornava negli Inferi, invece, travolta dalla
malinconia, spogliava gli alberi e rattristava il paesaggio (stagione
autunno-inverno): in questo modo i greci si spiegavano il ritmo delle stagioni.
In questo
mito la melagrana rappresenta la morte e la rinascita a nuova vita: la dea si
ricongiungeva per sei mesi con il suo sposo per poi risorgere presso la madre e
permettere alla vegetazione di rifiorire. Non a caso la melagrana divenne il
simbolo del nutrimento dei defunti: numerosi geroglifici raffiguranti la
melagrana sono stati scoperti all’interno di tombe egizie che risalgono a 2.500
anni fa. La melagrana assume, così, un duplice significato: la vita e la morte.
Ma questo frutto è anche il simbolo del matrimonio, dato che i grani del frutto
ricordano l’abbondanza e la fecondità. Ancora oggi in Grecia è usanza rompere
una melagrana durante i matrimoni, e ai proprietari di una nuova abitazione si
suole regalare il frutto per buon auspicio.
Questo
frutto esotico è legato anche al mondo della Massoneria: la melagrana è la
loggia massonica e i suoi grani sono i suoi membri, legati da un vincolo di
fratellanza e condivisione, sulla base di idee e conoscenza. Nella simbologia
cristiana, invece, rappresenta la fede, l’unità tra popoli e culture diverse,
la fecondità e l'abbondanza, come testimoniano le decorazioni e le iconografie
religiose. Nelle Sacre Scritture è simbolo del martirio di Cristo e di tutti
coloro che hanno dato la vita per Lui. Molti dipinti a tema religioso
raffigurano Madonne con questo frutto. Tra questi ricordiamo il tondo di
Botticelli, Madonna della melagrana, che raffigura la Vergine con in braccio
Gesù bambino, i quali tengono in mano una melagrana.
Come
dicevamo all’inizio, la storia di questo frutto coinvolge anche Napoli, città
ricca di simboli, che quotidianamente sfuggono al nostro sguardo. Numerose sono
le opere che raffigurano questo frutto dal forte significato simbolico. Tra
questi ricordiamo la Cappella Minutolo, nel Duomo di Napoli, resa famosa
dall’Andreuccio di Boccaccio. Sulla facciata laterale del sepolcro di Enrico
Minutolo, troviamo un bassorilievo raffigurante la “Madonna col Bambino”: una
madre che ha tra le mani la melagrana, contesa con un bambino feroce e dallo
sguardo minaccioso.
Spostandoci
in via Carbonara, troviamo il complesso di San Giovanni, che nasconde numerosi
simboli, alcuni dei quali legati alle arti alchemiche. All’ingresso laterale
della Chiesa, sulla parte anteriore, oltre ad alcune statue, si nota la
scultura di una donna, che tiene in braccio un bambino, mentre regge nella mano
destra una melagrana, richiamando alla mente - secondo Palumbo e Ponticelli -
la regina degli Inferi, Persefone.
Lungo il
Decumano maggiore, in Via dei Tribunali, troviamo, invece, la Chiesa di Santa
Maria delle anime del Purgatorio ad Arco: qui sontuosità barocca e simboli di
morte coesistono. La chiesa de “ ’e cape e morte”, come viene definita dal
popolo napoletano, è dedicata al culto del Purgatorio. La chiesa è legata al
culto delle anime purganti, fortemente sentito dai partenopei, e cioè la cura
dei resti dei defunti di identità ignota, le anime pezzentelle che vagano nel
Purgatorio in cerca del refrisco, l’alleviamento delle pene. Le anime dei
morti, infatti, nella concezione napoletana, influiscono potentemente
sull'esistenza dei vivi e vengono viste come entità spirituali benevole o, più
raramente, malevole, da onorare e a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Sui
bassorilievi presenti sulla facciata della chiesa sono presenti, accanto a
piccoli teschi, delle melegrane.
Questo
frutto esotico, continua ad essere, ancora oggi l'emblema della fertilità e
della prosperità. A Napoli un'antica credenza vuole che ssi ponga un piatto
colmo di melagrane ancora acerbe al centro della tavola in cucina aspettando
che maturino sino ai primi giorni di novembre, in concomitanza della
commemorazione dei defunti. Si crede che una volta spaccatisi i frutti, questi
assorbano al proprio interno tutte le energie negative della casa.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου