Desta
piacere il boom delle iscrizione per il prossimo anno scolastico ai Licei
classici dopo alcuni anni di “buio” e calo vertiginoso che faceva veramente
temere il peggio.
Mario Bocola - 23/02/2018
Ad
avvalorare lo studio delle discipline classiche è intervenuto il grande Roberto
Vecchioni, per 40 anni docente di Latino e Greco e profondo conoscitore delle
problematiche dei giovani studenti. La cultura classica non deve morire e
nemmeno il Liceo classico contro l’imperante affermazione della tecnologia.
Essa plasma e modella il pensiero umano, ne rappresenta l’archetipo sulla quale
si è sviluppata la nostra storia, la nostra tradizione, il nostro sapere.
Le lingue
classiche non sono lingue morte, come si vuol far credere, ma sono lingue più
che vive. “Perché iscriversi al liceo classico? La risposta la trova
nell’accezione più ampia di ciò che il Liceo classico è stato ed è per molte
generazioni: la scuola dove si studia e si tramanda la nostra identità, la
nostra storia, l’evoluzione della lingua, in una sola parola, la nostra cultura.
Su questa
base si ritiene che le civiltà classiche continuino a far parte della nostra
enciclopedia culturale e che si instauri un legame di memoria con il mondo
classico attraverso un paradigma differente. In poche parole è necessario
cambiare l’approccio all’insegnamento del latino e del greco che non deve
essere pedantesco, ma dilettantesco, facendolo apparire non un retaggio di un
passato ormai remoto, bensì dandogli quell’aura di freschezza e di
contemporaneità.
Occorre leggere
i classici attualizzandoli nella realtà presente enucleando più che il vocabolo
aulico da tradurre e interpretare, il senso culturale del termine classico
desunto dal significato antropologico della stessa parola. Lo studio delle
lingue classiche deve essere visto in una sorta di “confronto tra culture” e di
“mutamenti culturali” cui la nostra società va quotidianamente incontro.
All’alunno,
insomma, è più importante fornirgli gli strumenti per capire, leggere e
interpretare il mondo classico più che porgergli una versione di Tacito,
Cicerone, Seneca, Tito Livio, Tucidide, dove deve cimentarsi in una traduzione
letterale delle parole e dei costrutti. Alla traduzione dei classici nella
lingua originale deve pensarci l’Università: il Liceo della cultura antica deve
forgiare lo studente dandogli solo gli strumenti necessari per muoversi
all’interno dell’universo classico.
Cosa fare?
L’unica strada è quella di “modernizzare” l’insegnamento delle discipline
classiche attraverso un innesto di contemporaneità nella cultura dell’antico,
ossia rendere attuale il messaggio che i poeti e i prosatori greci e latini
volevano trasmettere all’uomo sul loro modo di scrivere, di pensare e di agire.
Insomma il Liceo Classico forgia l’uomo nella sua interezza, modella il suo
pensiero e lo fa pensare da contemporaneo.
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