Il popolo
della sinistra aveva salutato con gioia l’avvento di Syriza al potere, nutrendo
la speranza che forse una autentica politica di sinistra potesse rimettere
ordine a Bruxelles, luogo in cui da anni vengono prese importanti decisioni in
campo economico, in barba alla sovranità dei singoli stati membri.
DI NARDI · FEBBRAIO 21, 2018
Una speranza
nutrita anche dalla sinistra italiana, che con Alexis Tsipras ha vissuto un
amore politico sconfinato e folle. Ha riposto in lui non solo la speranza che
l’Europa potesse “cambiare verso” ma anche quella di ridare vita ad un sinistra
interna oramai senza anima. Questo, almeno fino al referendum del luglio del
2015. Perché questa data, 5 luglio 2015, non solo rappresenta il momento del
riscatto democratico del popolo greco, ma anche lo spartiacque della sinistra
italiana, della divisione dei duri e dei puri e delle verità o delle falsità
sul lavoro del governo in Grecia. Ma è anche il punto di incontro delle crude
divisioni della sinistra europea, ancora incapace di capire quale debba essere
il suo ruolo.
Possiamo
usare una metafora particolare per descrivere il cambiamento di rotta che si è
compiuto dopo il referendum greco e la trattativa di diciassette ore che poi ha
prodotto il tanto vituperato accordo. Quando chi si ama commette un errore,
come il tradimento, tutto cambia. La sua persona cambia ai nostri occhi. I suoi
gesti sanno di falso, le sue intenzioni diventano ambigue. E anche le sue
parole hanno un sapore diverso. Sanno di falso, di cattivo. Sanno di amaro. Di
quella amara verità che forse per lungo tempo, è stata lì davanti ai nostri
occhi ma la furia dell’amore ce l’ha tenuta nascosta: la verità che chi abbiamo
amato, non era la persona che pensavamo di amare. Ecco chi è diventato Alexis
Tsipras per buona parte dei compagni italiani. L’innamorato che ha commesso la
più vile delle azioni. Ha tradito. Ha tradito la purezza dell’ideologia, ha
tradito le aspettative di un intero popolo. Ha tradito l’idea stessa della
sinistra, tant’è vero che si è subito passati a definirlo un fascista rosso, un
moderato, un esponente di centro sinistra. L’efialte che andava punito nel
peggiore dei modi, puntando il dito contro ogni sua scelta e dandone una
descrizione mai conforme alla realtà. Come il caso della regolamentazione dello
sciopero, nell’ultimo provvedimento da poco approvato. Che come è stato
raccontato, equivaleva ad una sua restrizione in pejus, un progressivo
svilimento della sua efficacia. Ma poi, altro non era che una nuova
regolamentazione delle maggioranze. Ed il diritto, sacrosanto non sia mai, fa
ancora parte del diritto sindacale greco.
Notizie
diffuse senza riflettere, senza pensare a nulla, dimenticando le tanto
decantate e compatite condizioni del popolo greco, ridotto alla fame, vittima
di una condizione di povertà forse rapportabile al secondo dopoguerra. Senza
mai leggere nulla di articolato che non sia la velina di un blogger che ogni
tanto scrive di Grecia per soddisfare un suo basso istinto informativo. Dopo
aver letto il piccolo articoletto, la colpa di quelle condizioni, era
improvvisamente del governo di Sinistra che era reo, agli occhi della capacissima
sinistra italiana, di essere “crollato” al cospetto dei creditori, vanificando
il risultato di un referendum. Accusandolo, di essere diventato il più fedele
dei servitori di un sistema tecnocratico che la sinistra vuole smantellare
senza mai dire come sostituirebbe.
Tutto ciò
crea, un incontenibile ed incontrollabile flusso di false notizie che ha
accompagnato ed accompagna ancora quanto ci giunge dalla Grecia. Dimenticando
di analizzare il contesto, il contenuto delle decisioni. Dimenticando le lotte
che la sinistra greca ha fatto accanto al popolo, per lunghi anni prima di
prendere il potere. Questa, è un’altra cosa che viene imputata al governo di
sinistra. Di aver fatto tutto questo solo perché voleva assaporare il gusto del
“potere”.
Ancora oggi,
la sinistra deve imparare ad effettuare i dovuti distinguo. Il potere non è la
sedia del primo ministro o quella del ministro. Il potere è il sistema nel suo
complesso, che ancora in Grecia è nelle mani del vecchio establishment e che la
sinistra di governo cerca di epurare dalle incrostazioni di un clientelismo che
per molto tempo l’ha bloccato e ha favorito il solito potentato familiare. Ecco
la vera funzione della sinistra, il suo vero spirito. Uno spirito
rivoluzionario se calato in un meccanismo politico contemporaneo che delle
clientele ne fa un principio di vita e della corruzione un modus operandi
normale. E questa lotta viene continuamente taciuta dai siti informativi. Il
più grande errore, perché tra mille difficoltà non solo si cerca di riportare
un sistema economico ad una condizione stabile e normale, ma si cerca di
coprire quei vulnus nel funzionamento che altrimenti consentirebbero il ritorno
al passato. Uno per tutti, il caso Novartis che non è nuovo alle cronache
greche ma sconosciuto a quelle europee e soprattutto italiane. Un intreccio di
corruzione e politica, dove a soccombere è il solo cittadino che vede negarsi
diritti fondamentali come quello di curarsi. Un caso portato alla luce da
Kostas Vaxevanis, un coraggioso giornalista greco già salito agli onori delle
cronache per aver pubblicato la famosa lista Lagarde e che per questo ha anche
scontato anche la detenzione carceraria. Le battaglie importanti della sinistra
greca si concentrano proprio sul ritorno al rispetto dei diritto fondamentali
del cittadino che trovano dignità e riconoscimento nella Costituzione. Una
battaglia che andrebbe sostenuta e non messa in secondo piano e che rappresenta
un punto di svolta per il ritorno ad una normalità ormai da troppo tempo
desiderata.
Una
battaglia di cui si dovrebbe avere il coraggio di raccontare, soprattutto da
chi sa che la persistenza di queste autentiche patologie mette a rischio la
società civile. La Grecia continua a offrire spunti di riflessione importanti
per chi si riconosce nella dimensione della sinistra. Un primo, importante, è
quello di smetterla di cercare un Dio della provvidenza in grado di mettere
ordine nella sua confusione interna. Di un Dio da adorare momentaneamente da
gettare poi via quando non corrisponde più al nostro ideale amoroso. Nutrendo e
fomentando discredito intorno alla sua azione, trascurando volutamente
l’informazione e abbandonando l’analisi. Ne politica e ne razionale. Perché
sarebbe come chiedere troppo ad un cuore che ha subito l’onta del tradimento.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου