Dalle
accurate ricerche di Giuseppe Tizzone è emerso che il “popolo venuto dal mare”
avrebbe fondato quelle che sono le attuali cittadine di Francavilla e
Castiglione di Sicilia, dal re Ducezio chiamate rispettivamente “Stiela” e
“Trinacia”. «Per conoscere il nostro passato – sottolinea lo studioso – bisogna
andare oltre le fonti dell’antica Grecia».
Il fiume
Alcantara era originariamente denominato “Akesines”, che non è, come si è
erroneamente creduto per tanto tempo, un termine greco in quanto appartiene al
lessico dei Siculi, ossia il popolo indoeuropeo stanziatosi nella nostra isola
intorno al XIII secolo a.C. e sul quale ha condotto degli approfonditi studi
Giuseppe Tizzone, socio fondatore della Pro Loco di Castiglione di Sicilia ed
appassionato cultore di storia locale.
«Prima di
approdare in Sicilia – spiega Tizzone – i Siculi popolavano altre parti
d’Italia. Il nostro Paese, anzi, ha preso il nome proprio da un loro re, che si
chiamava Italo.
«Sui Siculi
esistono diverse fonti e non solo quanto successivamente riferito dai Greci.
Dalle più antiche fonti egizie, in particolare, si apprende che durante
l’ottavo regno del faraone Ramses III i Siculi, allora chiamati “Shekelesh” (o
anche “Šekeleš”), tentarono di conquistare l’Egitto. Nei documenti del tempo si
parla esattamente di “popoli venuti dal mare”, ossia una sorta di
confederazione di predoni probabilmente in fuga da guerre o da carestie.
«Ed
all’Antiquarium di Francavilla di Sicilia, in cui sono esposti alcuni dei
reperti archeologici affiorati dal sottosuolo della cittadina dell’Alcantara
quasi quarant’anni fa, sono conservati tre amuleti, catalogati come “oscille”,
a forma di disco solare e dal diametro di sei-otto centimetri che venivano
indossati proprio dai guerrieri siculi, come si evince dalle raffigurazioni
esistenti nel tempio di Medinet Habu.
«Questi
guerrieri “Shekelesh” venivano descritti con i capelli raccolti al di sotto di
un panno fermato sul capo da un nastrino (similmente ai costumi siciliani
tipici tramandatici dalla tradizione), con un medaglione sul petto e con nelle
mani due lance ed uno scudo rotondo. Ed in lingua antica copta una delle loro
lance veniva chiamata “Akes”, termine dal quale deriverebbe l’originaria
denominazione del nostro fiume Alcantara, ossia “Akesines”».
Sulla base
di quanto riferito da Giuseppe Tizzone, tra i Siculi e la Valle dell’Alcantara
ci sarebbe dunque uno stretto legame, così come già appurato nel 1500
dall’insigne storico castiglionese Filoteo degli Omodei.
«Prima che
arrivassero i Greci – dichiara al riguardo Tizzone – i Siculi fondarono nella
nostra isola diverse città, tra cui Noto, Troina, Centuripe, Morgantina e due i
cui nomi oggi non ci dicono nulla, ma che corrisponderebbero agli attuali
Comuni di Francavilla e Castiglione. Francavilla, in particolare, si chiamava
“Stiela”, mentre Castiglione “Trinacia”. A fondarle sarebbe stato Ducezio, re
dei Siculi tra il 460 ed il 450 a.C. Non a caso, le ceramiche affiorate dal
sottosuolo francavillese non somigliano a quelle di Naxos, prima colonia greca
di Sicilia, bensì a quelle rinvenute nella cittadina calabra di Locri,
anch’essa abitata dai Siculi.
«Il fatto è
che, come inizialmente accennavo, sino ad oggi si è dato troppo credito a
quanto tramandatoci dai Greci, i quali si ritenevano un popolo superiore e
consideravano gli altri dei “barbari”. Ma i Siculi – conclude il cultore di
storia locale – non erano affatto dei barbari ed hanno lasciato anche nella
nostra Valle dell’Alcantara delle significative testimonianze della loro
presenza».
Giuseppe Tizzone con sullo sfondo una raffigurazione degli “Shekelesh venuti
dal mare”
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου