Δευτέρα 26 Φεβρουαρίου 2018

I Siculi nella valle del fiume Akesines: una pagina di storia tutta da approfondire

Αποτέλεσμα εικόνας για Shekelesh

Dalle accurate ricerche di Giuseppe Tizzone è emerso che il “popolo venuto dal mare” avrebbe fondato quelle che sono le attuali cittadine di Francavilla e Castiglione di Sicilia, dal re Ducezio chiamate rispettivamente “Stiela” e “Trinacia”. «Per conoscere il nostro passato – sottolinea lo studioso – bisogna andare oltre le fonti dell’antica Grecia».

Rodolfo Amodeo, 24 febbraio 2018

Il fiume Alcantara era originariamente denominato “Akesines”, che non è, come si è erroneamente creduto per tanto tempo, un termine greco in quanto appartiene al lessico dei Siculi, ossia il popolo indoeuropeo stanziatosi nella nostra isola intorno al XIII secolo a.C. e sul quale ha condotto degli approfonditi studi Giuseppe Tizzone, socio fondatore della Pro Loco di Castiglione di Sicilia ed appassionato cultore di storia locale.

«Prima di approdare in Sicilia – spiega Tizzone – i Siculi popolavano altre parti d’Italia. Il nostro Paese, anzi, ha preso il nome proprio da un loro re, che si chiamava Italo.

«Sui Siculi esistono diverse fonti e non solo quanto successivamente riferito dai Greci. Dalle più antiche fonti egizie, in particolare, si apprende che durante l’ottavo regno del faraone Ramses III i Siculi, allora chiamati “Shekelesh” (o anche “Šekeleš”), tentarono di conquistare l’Egitto. Nei documenti del tempo si parla esattamente di “popoli venuti dal mare”, ossia una sorta di confederazione di predoni probabilmente in fuga da guerre o da carestie.

«Ed all’Antiquarium di Francavilla di Sicilia, in cui sono esposti alcuni dei reperti archeologici affiorati dal sottosuolo della cittadina dell’Alcantara quasi quarant’anni fa, sono conservati tre amuleti, catalogati come “oscille”, a forma di disco solare e dal diametro di sei-otto centimetri che venivano indossati proprio dai guerrieri siculi, come si evince dalle raffigurazioni esistenti nel tempio di Medinet Habu.

«Questi guerrieri “Shekelesh” venivano descritti con i capelli raccolti al di sotto di un panno fermato sul capo da un nastrino (similmente ai costumi siciliani tipici tramandatici dalla tradizione), con un medaglione sul petto e con nelle mani due lance ed uno scudo rotondo. Ed in lingua antica copta una delle loro lance veniva chiamata “Akes”, termine dal quale deriverebbe l’originaria denominazione del nostro fiume Alcantara, ossia “Akesines”».

Sulla base di quanto riferito da Giuseppe Tizzone, tra i Siculi e la Valle dell’Alcantara ci sarebbe dunque uno stretto legame, così come già appurato nel 1500 dall’insigne storico castiglionese Filoteo degli Omodei.

«Prima che arrivassero i Greci – dichiara al riguardo Tizzone – i Siculi fondarono nella nostra isola diverse città, tra cui Noto, Troina, Centuripe, Morgantina e due i cui nomi oggi non ci dicono nulla, ma che corrisponderebbero agli attuali Comuni di Francavilla e Castiglione. Francavilla, in particolare, si chiamava “Stiela”, mentre Castiglione “Trinacia”. A fondarle sarebbe stato Ducezio, re dei Siculi tra il 460 ed il 450 a.C. Non a caso, le ceramiche affiorate dal sottosuolo francavillese non somigliano a quelle di Naxos, prima colonia greca di Sicilia, bensì a quelle rinvenute nella cittadina calabra di Locri, anch’essa abitata dai Siculi.

«Il fatto è che, come inizialmente accennavo, sino ad oggi si è dato troppo credito a quanto tramandatoci dai Greci, i quali si ritenevano un popolo superiore e consideravano gli altri dei “barbari”. Ma i Siculi – conclude il cultore di storia locale – non erano affatto dei barbari ed hanno lasciato anche nella nostra Valle dell’Alcantara delle significative testimonianze della loro presenza».

I Siculi nella valle del fiume Akesines: una pagina di storia tutta da approfondire
Giuseppe Tizzone con sullo sfondo una raffigurazione degli “Shekelesh venuti dal mare”


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