Παρασκευή 17 Φεβρουαρίου 2012

DOMENICA 19 FEBBRAIO 2012 (ORE: 16.00): TUTTI IN PIAZZA SYNTAGMA, ATENE

Siamo tutti Greci: Sabato 18 Febbraio ,giorno di mobilitazione internazionale


Il 10 Febbraio in Grecia un governo non eletto adotta un nuovo pacchetto di misure austerity,mostruoso e distruttivo,il quale e` stato votato il 12 Febbraio nel Parlamento Greco(199 a favore e 101 contro).

Con questo nuovo piano austerity lo stipendi minimo viene abbassato del 22%, i contratti collettivi vengono abrogati ,sono previsti 15.000 licenziamentine settore pubblico, mentre altri 150.000 posti di lavoro verranno distrutti per mezzo di un non rinnovo.

Il popolo greco si ribella contro questa politica di terrorizzazione sociale. Nel mezzo del piu` totale silenzio dei media le manifestazioni di protesta si moltiplicano come anche gli scioperi generali, nonostante la repressione violenta delle forze dell’ordine.

I Greci hanno bisogno di una solidarieta` internazionale, alla quale richiamano.

Dobbiamo rispondere a questa chiamata! Siamo tutti Greci!

Il loro movimento si va a infrangere su una dittatura Europea e internazionale, quella del mercato finanziario e della troika(Ue, Banca Europea, Fondo Monetario Internazionale)che hanno imposto al popolo Greco queste misure austerity come anche un governo non eletto.

I governi Europei sono complici di questa dittatura e stanno imponendo anche ad altri paesi politiche che seguono questa via. La Grecia quindi per loro, non e` che un esperimento prima di un espanzione generale di questa politica. La situazione si fara` ancora piu` grave con l’inserto del nuovo trattato europeo,che obbliga l’inserto della “regola d’oro” nelle nostre costituzioni.

Noi , come i greci , ci rifiutiamo di sacrificare il popolo sul’altare del denaro.

Riprendiamo le nostre vite nelle nostre mani.

Lasciate i vostri PC e venite in manifestazione!

Manifestazione di solidarieta` al popolo Greco, Sabato 18 Febbraio davanti al tribunale per i diritti umani alle 14.00

Τετάρτη 15 Φεβρουαρίου 2012

Siamo stati “misurati” ancora una volta....

e le nuove misure di austerita sono ormai un fatto

Non si puo fare un riassunto , cosi, alla breve, della situazione che c'è in grecia oggi.
Delle cose che sono successe questi ultimi giorni.
Ieri sera, un ex presidente dell parlamento, ha elencato tutti i mali che avrebbero colpito il popolo greco se non sarebbe stata approvata la nuova legge: fame , miseria e freddo, dato che secondo lui, non ci saranno i soldi per importare cibo e petrolio (come se i capitalisti avessero lasciato un euro dei loro guadagni in grecia1, mica sono stronzi come il popolo che e rimasto senza soldi e che gli succhiano il sangue con le tasse....), guerra (con la turchia) etc “flagellum dei”
Un giornalista ha scritto che, l'unica cosa che non hanno annunciato e l'alba dei morti viventi.
Un altra cosa che non hanno annunciato, dico io, sono le botte ed i lacrimogeni, perche quelli ci sarebbero stati comunque, approvata o no la legge.
 
Solo che, stavolta, la gente ha reagito. E per la prima volta, il bilancio dei feriti, almeno quello “ufficiale” e quasi alla pari, tra le due parti. Merito anche della polizia; nella manifestazione di ieri sera c’era tantissima gente per strada (forse piu di 500.000 persone) e la polizia ha cercato prestissimo di evaquare piazza syntagma con il risultato di “imbotigliare” la gente nell centro di  Atene gomito a gomito e quindi forzarla a reagire dato che non poteva ritirarsi, cosa che ha creato scontri in piu di 20 fronti contemporaneamente. Dato che ormai qua la gente e abituata agli scontri con la polizia durante le manifestazioni, la reazione e stata molto tenace. Anche la tecnica degli scontri sta facendo grandi passi avanti: In un caso 5 moto della polizia che caricavano i manifestanti  sono andate contro una corda tirata tra due pali a mo di trappola. Naturalmente i motociclisti sono caduti, e le hanno prese di santa ragione. 
Naturalmente, grazie ai mass media (che nulla dicevano delle cariche della polizia e della gente, ma che ripetevano continuamente un delirio sulla povera Atene distrutta dai vandali),  oggi di nuovo si sentono cori di varii idioti “indignati” per via delle 50 banche bruciate (stronzate dell tipo “chissa quanta povera gente che lavorava in quei negozi –nessuno parla di banche- ha perso il lavoro”, senza pero dire che con le nuove misure di austerita il lavoro lo perdera comunque tantissima gente). 
 
Ma la realta, trova la sua strada spontaneamente, si sa: nell mezzo dell dilemma “memorandum” o “no memorandum”, “prestito” o “fallimento”, nascono da sole le vere alternative. I problemi veri, quelli della gente, e non i falsi ideologici dei politici che secondo l'orientamento politico vorrebbero fare della grecia un paradiso speculativo oppure una Cuba dell mediterraneo, costringono la gente ad organizzare la sua vita in un altro modo.
Per la prima volta nella storia della Grecia moderna, l'autogestione non è una novità. Nessuno si stupisce ormai di niente:
    - L΄emmitente radio della chiesa ortodossa per poco non veniva occupata
        -Sai che novita... l'emmitente televisiva ALTER è occupata e autogestita dai lavoratori, L'ospedale  
        di Kilkis e occupato e sotto il diretto controllo dei lavoratori., nessuno non sa quante aziende si 
        trovano in sciopero oppuro sono state occupate.”

          “-Non ho un euro in tasca e mi telefonano dalla banca per il prestito
           -Mandali a quel paese;fanno tutti cosi, mica sei unico”

          “-Non ho soldi per pagare le imposte straordinarie...
           -E che te ne frega? Non pagarle, mica sei l'unico? Che vuoi che ti facciano???

         “-Mi taglieranno la corrente, non avevo soldi per pagare la bolletta2..
          -Riallaciala da solo. Se non sai farlo, telefona ai “non pago”, ti diranno loro come fare”

Questo e un momento di tragica auto -conoscenza. La gente che credeva di vivere nell paradiso capitalista che non morira mai, si rende conto che non è salita sull Eurorail, ma sull treno per i campi di lavoro. E capisce a suon di licenziamenti, debiti, sfratti e qualche volta di botte, che se non risponde ai colpi, non perdera solo la dignita, ma molto di più.
Ma ha ancora legami con il passato. Ancora qualche speranza, che si potra ritornare nell paradiso dei giochi olimpici. Che tutto e solo un brutto sogno. E, purtroppo come il gabbiano jonathan livingston, se non va a sbattere contro la spiaggia con mille all'ora, non riuscira a capire che cosa puo fare, che cosa deve fare.
Ed e brutto, veramente brutto, dover dire a gente ridotta cosi, “io te l'avevo detto”, non per sfotterla ma per farlo ragionare, fargli capire che si, avevamo ragione noi, e se non si cambia strada e modo di fare subito, sara ancora peggio. Perche c'è ancora chi crede che i dimostranti sono i cattivi e la polizia i buoni, e che l'incendio si fermera nella casa dell vicino...


1Una frase da notare, durante il “dibattito” di ieri nell parlamento, di G.Papandreu, ex primo ministro: “Dall tempo dell primo prestito (ndr: cioe meno di un anno fa) sembra che piu di 70 miliardi siano stati trafugati in svizzera ed altri paradisi fiscali” Cioè, traduco io, in meno di un anno, i ricchi di questo paese, hanno trafugato piu soldi che quelli che lo stesso paese ha preso in prestito dagli strozzini internazionali (1o prestito=63 miliardi), naturalmente senza pagare un centesimo di tasse. .Perche le tasse, ovviamente, sono solo per il popolo.
2Una tassa speciale sulla proprieta immobiliare va pagata con la bolletta della corrente elettrica. In grecia la piccola proprieta e molto diffusa, e generalmente quasi tutti hanno una casa “di famiglia”. L'idea della tassa sulla proprieta immobiliare non è, a se per se, unàidea cattiva se non fosse che e l'ennesima tassa imposta e che ormai, solo i ricchi hanno soldi per pagarla. Se non paghi la tassa, ti tagliano la luce, cosa che penalizza proprio i piu deboli come i pensionati etc. I lavoratori della compagnia eletrica hanno dichiarato che non taglieranno la corrente a nessuno, e quindi il tutto e passato come appalto a delle ditte private, molte delle quali, dopo aver ricevuto la “vistita di cortesia” di compagni ed altri (per esempio cittadini armati di fucili a Creta) hanno deciso che era meglio non proseguire.

Berlino ad Atene: 'se comprate le nostre armi avrete aiuti'

Il ricatto nel ricatto. L'Unione Europea ha imposto alla Grecia di tagliare la spesa sociale e ridurre la sua popolazione in povertà. Ma Berlino e Parigi impongono ad Atene di comprare le proprie armi per velocizzare la concessione degli 'aiuti' economici.
Hanno spiegato al popolo greco che non si può più permettere il ‘lusso’ di guadagnare uno stipendio che gli permetta di vivere. E che in molti casi lo stato non può permettersi di garantire pensioni e stipendi, sanità e istruzione. “I greci hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità’. E quindi ora devono sopportare la miseria, bisogna ripianare il debito ‘pubblico’. Ma di tagliare la spesa militare non se ne parla. Anzi. Le armi la Greciale deve comprare, e comprare da Francia e Germania. Vari miliardi di euro di spesa, la maggior parte dei 7 miliardi di spese militari che il piccolo paese ha messo in cantiere nel 2012. Una enormità.  Settimane fa il settimanale tedesco Die Zeit spiegava con orgoglio che i rifornimenti di armamenti alla Grecia sono tutti di provenienza tedesca. Con circa 130mila effettivi nel suo esercito, Atene spende per la Difesail 3% del suo Pil in caduta libera da anni a causa della recessione in cui è stata precipitata dai ‘salvataggi’ europei. All’interno della Nato soltanto gli Stati Uniti spendono di più. Nei giorni scorsi alcuni quotidiani o siti italiani avevano parlato delle pressioni franco-tedesche su Atene: se comprate le nostre armi avrete gli ‘aiuti’. Ieri a fare il punto è stato un articolo del Corriere della Sera, che però tenta di descrivere un Papademos succube della Merkel in contrapposizione ad un socialista Papandreou indipendente e coscienzioso. Non è andata esattamente così, ma il pezzo del Corriere ha avuto il merito di rendere pubblico lo scandalo al grande pubblico italiano. Nel 2012 la spesa militare ellenica ammonterà a 7 miliardi di euro.

Quello delle pressioni di Germania e Francia per vendere armi alla Grecia in cambio di aiuti è uno "scenario verosimile" ha commentato l'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare italiana, il generale Leonardo Tricarico, in un'intervista a Radio 24. "Questo scenario è verosimile, nel mondo del procurement militare oggi più di ieri stanno prevalendo valutazioni di carattere politico più che la bontà del prodotto vero e proprio", ha commentato Tricarico che ha definito abnormi e non giustificate le spese militari sostenute da Atene. Ingiustificate per Atene, ma non per Berlino, che negli ultimi anni ha rifilato all’esercito greco una enorme quantità di armi dismesse dalla Bundeswehr, armi di seconda mano. Gli arsenali greci sono stati riforniti di 170 panzer Leopard (valore 1,7 miliardi) e 223 cannoni semoventi corazzati. Per non parlare di quattro sommergibili del valore di quasi 3 miliardi di euro.

Fregate, sottomarini e caccia... (Marco Nese, Corriere della Sera del 13/02/2012)

I greci sono alla fame, ma hanno gli arsenali bellici pieni. E continuano a comprare armi. Quest’anno bruceranno il tre per cento del Pil (prodotto interno lordo) in spese militari. Solo gli Stati Uniti, in proporzione, si possono permettere tanto. Ma cosa spinge Atene a sperperare montagne di soldi? La paura dei turchi? No, è l’ingordigia della Merkel e di Sarkozy. I due leader europei mettono da mesi il governo greco con le spalle al muro: se volete gli aiuti, se volete rimanere nell’euro, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre belle navi da guerra.
Le pressioni di Berlino sul governo di Atene per vendere armi sono state denunciate nei giorni scorsi da una stampa tedesca allibita per il cinismo della Merkel, che impone tagli e sacrifici ai cittadini ellenici e poi pretende di favorire l’industria bellica della Germania.
Fino al 2009 i rapporti fra Atene e Berlino andavano a gonfie vele, il governo greco era presieduto da Kostas Karamanlis (centrodestra), grande amico della Merkel. Gli anni di Karamanlis sono stati una vera manna per la Germania. «In quel periodo – ha calcolato una rivista specializzata – i produttori di armi tedeschi hanno guadagnato una fortuna». Una delle commesse di Atene riguardò 170 panzer Leopard, costati 1,7 miliardi di euro, e 223 cannoni dismessi dalla Bundeswehr, la Difesa tedesca.
Nel 2008 i capi della Nato osservavano meravigliati le pazze spese in armamenti che facevano balzare la Grecia al quinto posto nel mondo come nazione importatrice di strumenti bellici. Prima di concludere il suo mandato di premier, Karamanlis fece un ultimo regalo ai tedeschi, ordinò 4 sottomarini prodotti dalla ThyssenKrupp. Il successore, George Papandreou, socialista, si è sempre rifiutato di farseli consegnare. Voleva risparmiare una spesa mostruosa. Ma Berlino insisteva. Allora il leader greco ha trovato una scusa per dire no. Ha fatto svolgere una perizia tecnica dai suoi ufficiali della Marina, i quali hanno sentenziato che quei sottomarini non reggono il mare. Ma la verità, ha tuonato il vice di Papandreou, Teodor Pangalos, è che «ci vogliono imporre altre armi, ma noi non ne abbiamo bisogno». Gli ha dato ragione il ministro turco Egemen Bagis che, in un’intervista allo Herald Tribune, ha detto chiaro e tondo: «I sottomarini della Germania e della Francia non servono né ad Atene né ad Ankara».
Tuttavia, Papandreou, alla disperata ricerca di fondi internazionali, non ha potuto dire di no a tutto. L’estate scorsa il Wall Street Journal rivelava che Berlino e Parigi avevano preteso l’acquisto di armamenti come condizione per approvare il piano di salvataggio della Grecia. E così il leader di Atene si è dovuto piegare. A marzo scorso dalla Germania ha ottenuto uno sconto, invece dei 4 sottomarini ne ha acquistati 2 al prezzo di 1,3 miliardi di euro. Ha dovuto prendere anche 223 carri armati Leopard II per 403 milioni di euro, arricchendo l’industria tedesca a spese dei poveri greci. Un guadagno immorale, secondo il leader dei Verdi tedeschi Daniel Cohn-Bendit. Papandreou ha dovuto pagare pegno anche a Sarkozy. Durante una visita a Parigi nel maggio scorso ha firmato un accordo per la fornitura di 6 fregate e 15 elicotteri. Costo: 4 miliardi di euro. Più motovedette per 400 milioni di euro.
Alla fine la Merkel è riuscita a liberarsi di Papandreou, sostituito dal più docile Papademos. E i programmi militari ripartono: si progetta di acquisire 60 caccia intercettori. I budget sono subito lievitati. Per il 2012 la Grecia prevede una spesa militare superiore ai 7 miliardi di euro, il 18,2 per cento in più rispetto al 2011, il tre per cento del Pil. L’Italia è ferma a meno dello 0,9 per cento del Pil.
Siccome i pagamenti sono diluiti negli anni, se la Grecia fallisce, addio soldi. Ma un portavoce della Merkel è sicuro che «il governo Papademos rispetterà gli impegni». Chissà se li rispetterà anche il Portogallo, altro Paese con l’acqua alla gola e al quale Germania e Francia stanno imponendo la stessa ricetta: acquisto di armi in cambio di aiuti.
I produttori di armamenti hanno bisogno del forte sostegno dei governi dei propri Paesi per vendere la loro merce. E i governi fanno pressione sui possibili acquirenti. Così nel mondo le spese militari crescono paurosamente: nel 2011 hanno raggiunto i 1800 miliardi di dollari, il 50 per cento in più rispetto al 2001.

Δευτέρα 6 Φεβρουαρίου 2012

Grecia, più vicino il rischio default

Ultimatum del premier Papademos agli alleati dopo il fallimento del summit di ieri. Ma sugli ulteriori sacrifici chiesti dalla troika Ue-Fmi-Bce per concedere il nuovo prestito il governo di unità nazionale traballa. Senza intesa entro il 13 febbraio, il Paese rischia l'insolvenza
ATENE - Si avvicina il rischio fallimento per la Grecia. Il confronto tra il premier Luca Papademos e gli altri leader di governo, previsto per oggi, è stato rinviato a domani dopo che ieri si era concluso con un nulla di fatto. Papademos sta cercando di ottenere il pieno sostegno del parlamento al piano di riforme chiesto dai partner europei e dal fondo monetario internazionale per un nuovo piano di aiuti da 130 miliardi di euro. Gli interlocutori di Atene però mostrano segni di insofferenza. Per l'Ue i negoziati sono "già andati oltre il tempo limite. Speravamo di vedere decisioni nel week end, in modo da poter convocare un Eurogruppo, che dovrà dare il via libera ai nuovi aiuti, per mercoledì", ha detto il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn che ha aggiunto: "Tutte le parti sono pronte a fare il massimo, ma c'è un ritardo che non si può ignorare, e ora speriamo solo di poter vedere gli impegni necessari per far avanzare la situazione". Insomma l'Eurogruppo è pronto a riunirsi, ma prima servirà un'intesa sul tavolo.

Da Parigi, intanto, arriva l'essesimo appello: "I nostri amici greci devono assumersi le loro responsabilità votando le riforme su cui si sono impegnati" ha dichiarato il presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso di una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Sarkozy ha quindi aggiunto: "Atene segua l'esempio dell'Italia, con Monti ha fatto progressi spettacolari".

E
così Papademos continua a fare pressione su George Papandreou, Antonis Samaras e George Karatzaferis, rispettivamente leader del Partito socialista, di Nuova democrazia (destra) e del Laos (estrema destra), perché vincano le obiezioni dei partiti contro le nuove misure di austerità chieste dai creditori. Senza un piano condiviso entro il 13 febbraio, al Paese sarà impossibile rimborsare i 14,5 miliardi di titoli del debito pubblico che scadono a marzo. E dunque il pericolo insolvenza sarebbe a un passo. Secondo l'agenzia Bloomberg, però, Antonis Samaras si opporà ad alcune delle misure richieste dalla troika per concedere i 130 miliardi di euro di nuovi aiuti internazionali. "Ci stanno chiedendo una grande recessione che il Paese non può permettersi - ha detto dopo il vertice di ieri - . Combatterò per evitare un simile scenario".

In cambio della nuova tranche di aiuti, la troika chiede ad Atene un ulteriore sforzo che si traduce in austerity e sacrifici per i cittadini: tagli alle spese, nuove liberalizzazioni, l'abbassamento dei salari minimi e l'abolizione di tredicesime e quattordicesime nel privato e ancora licenziamenti e prepensionamenti (150 mila) nel pubblico. Il risparmio per i bilanci pubblici dovrebbe valere l'1% del Pil.

Il governo di unità nazionale ha innanzitutto difficoltà interne a far passare simili richieste e ciò ostacola le trattative con la Troika sul programma di aggiustamento strutturale del paese in cambio del nuovo prestito, dopo quello da 110 miliardi ricevuto nel maggio 2010. I negoziati, definiti "sovrumani" da un alto funzionario governativo, mirano ad evitare la bancarotta del Paese. Allo stesso tempo, Atene è impegnata da settimane in un difficile negoziato con i creditori privati, banche su tutti, sulla ristrutturazione del suo debito.
(06 febbraio 2012. La Repubblica)