Ultimatum del premier Papademos agli alleati dopo il fallimento del summit di ieri. Ma sugli ulteriori sacrifici chiesti dalla troika Ue-Fmi-Bce per concedere il nuovo prestito il governo di unità nazionale traballa. Senza intesa entro il 13 febbraio, il Paese rischia l'insolvenza
ATENE - Si avvicina il rischio fallimento per la Grecia. Il confronto tra il premier Luca Papademos e gli altri leader di governo, previsto per oggi, è stato rinviato a domani dopo che ieri si era concluso con un nulla di fatto. Papademos sta cercando di ottenere il pieno sostegno del parlamento al piano di riforme chiesto dai partner europei e dal fondo monetario internazionale per un nuovo piano di aiuti da 130 miliardi di euro. Gli interlocutori di Atene però mostrano segni di insofferenza. Per l'Ue i negoziati sono "già andati oltre il tempo limite. Speravamo di vedere decisioni nel week end, in modo da poter convocare un Eurogruppo, che dovrà dare il via libera ai nuovi aiuti, per mercoledì", ha detto il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn che ha aggiunto: "Tutte le parti sono pronte a fare il massimo, ma c'è un ritardo che non si può ignorare, e ora speriamo solo di poter vedere gli impegni necessari per far avanzare la situazione". Insomma l'Eurogruppo è pronto a riunirsi, ma prima servirà un'intesa sul tavolo.
Da Parigi, intanto, arriva l'essesimo appello: "I nostri amici greci devono assumersi le loro responsabilità votando le riforme su cui si sono impegnati" ha dichiarato il presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso di una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Sarkozy ha quindi aggiunto: "Atene segua l'esempio dell'Italia, con Monti ha fatto progressi spettacolari".
E
così Papademos continua a fare pressione su George Papandreou, Antonis Samaras e George Karatzaferis, rispettivamente leader del Partito socialista, di Nuova democrazia (destra) e del Laos (estrema destra), perché vincano le obiezioni dei partiti contro le nuove misure di austerità chieste dai creditori. Senza un piano condiviso entro il 13 febbraio, al Paese sarà impossibile rimborsare i 14,5 miliardi di titoli del debito pubblico che scadono a marzo. E dunque il pericolo insolvenza sarebbe a un passo. Secondo l'agenzia Bloomberg, però, Antonis Samaras si opporà ad alcune delle misure richieste dalla troika per concedere i 130 miliardi di euro di nuovi aiuti internazionali. "Ci stanno chiedendo una grande recessione che il Paese non può permettersi - ha detto dopo il vertice di ieri - . Combatterò per evitare un simile scenario".
In cambio della nuova tranche di aiuti, la troika chiede ad Atene un ulteriore sforzo che si traduce in austerity e sacrifici per i cittadini: tagli alle spese, nuove liberalizzazioni, l'abbassamento dei salari minimi e l'abolizione di tredicesime e quattordicesime nel privato e ancora licenziamenti e prepensionamenti (150 mila) nel pubblico. Il risparmio per i bilanci pubblici dovrebbe valere l'1% del Pil.
Il governo di unità nazionale ha innanzitutto difficoltà interne a far passare simili richieste e ciò ostacola le trattative con la Troika sul programma di aggiustamento strutturale del paese in cambio del nuovo prestito, dopo quello da 110 miliardi ricevuto nel maggio 2010. I negoziati, definiti "sovrumani" da un alto funzionario governativo, mirano ad evitare la bancarotta del Paese. Allo stesso tempo, Atene è impegnata da settimane in un difficile negoziato con i creditori privati, banche su tutti, sulla ristrutturazione del suo debito.
ATENE - Si avvicina il rischio fallimento per la Grecia. Il confronto tra il premier Luca Papademos e gli altri leader di governo, previsto per oggi, è stato rinviato a domani dopo che ieri si era concluso con un nulla di fatto. Papademos sta cercando di ottenere il pieno sostegno del parlamento al piano di riforme chiesto dai partner europei e dal fondo monetario internazionale per un nuovo piano di aiuti da 130 miliardi di euro. Gli interlocutori di Atene però mostrano segni di insofferenza. Per l'Ue i negoziati sono "già andati oltre il tempo limite. Speravamo di vedere decisioni nel week end, in modo da poter convocare un Eurogruppo, che dovrà dare il via libera ai nuovi aiuti, per mercoledì", ha detto il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn che ha aggiunto: "Tutte le parti sono pronte a fare il massimo, ma c'è un ritardo che non si può ignorare, e ora speriamo solo di poter vedere gli impegni necessari per far avanzare la situazione". Insomma l'Eurogruppo è pronto a riunirsi, ma prima servirà un'intesa sul tavolo.
Da Parigi, intanto, arriva l'essesimo appello: "I nostri amici greci devono assumersi le loro responsabilità votando le riforme su cui si sono impegnati" ha dichiarato il presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso di una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Sarkozy ha quindi aggiunto: "Atene segua l'esempio dell'Italia, con Monti ha fatto progressi spettacolari".
E
così Papademos continua a fare pressione su George Papandreou, Antonis Samaras e George Karatzaferis, rispettivamente leader del Partito socialista, di Nuova democrazia (destra) e del Laos (estrema destra), perché vincano le obiezioni dei partiti contro le nuove misure di austerità chieste dai creditori. Senza un piano condiviso entro il 13 febbraio, al Paese sarà impossibile rimborsare i 14,5 miliardi di titoli del debito pubblico che scadono a marzo. E dunque il pericolo insolvenza sarebbe a un passo. Secondo l'agenzia Bloomberg, però, Antonis Samaras si opporà ad alcune delle misure richieste dalla troika per concedere i 130 miliardi di euro di nuovi aiuti internazionali. "Ci stanno chiedendo una grande recessione che il Paese non può permettersi - ha detto dopo il vertice di ieri - . Combatterò per evitare un simile scenario".
In cambio della nuova tranche di aiuti, la troika chiede ad Atene un ulteriore sforzo che si traduce in austerity e sacrifici per i cittadini: tagli alle spese, nuove liberalizzazioni, l'abbassamento dei salari minimi e l'abolizione di tredicesime e quattordicesime nel privato e ancora licenziamenti e prepensionamenti (150 mila) nel pubblico. Il risparmio per i bilanci pubblici dovrebbe valere l'1% del Pil.
Il governo di unità nazionale ha innanzitutto difficoltà interne a far passare simili richieste e ciò ostacola le trattative con la Troika sul programma di aggiustamento strutturale del paese in cambio del nuovo prestito, dopo quello da 110 miliardi ricevuto nel maggio 2010. I negoziati, definiti "sovrumani" da un alto funzionario governativo, mirano ad evitare la bancarotta del Paese. Allo stesso tempo, Atene è impegnata da settimane in un difficile negoziato con i creditori privati, banche su tutti, sulla ristrutturazione del suo debito.
(06 febbraio 2012. La Repubblica)
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