Per un breve
momento storico Alexis Tsipras e il suo partito politico, Syriza, hanno acceso
la speranza che la Grecia potesse far resuscitare un’onda della sinistra a
lungo dormiente in Europa.
9 febbraio 2018
Una nuova
Grecia era nata dalle fitte di dolore dell’austerità economica imposta
dall’Unione Europea e dalle sue soverchianti istituzioni economiche, una troika
così feroce che ben poco si è curata che l’economia greca collassasse e milioni
di persone vivessero l’asprezza della povertà, della disoccupazione e della
disperazione.
La
Coalizione della Sinistra Radicale (Syriza) è salita al potere nel gennaio del
2015 come diretto risultato dello scontento popolare nei confronti della UE. E’
stato un tempo nel quale le persone comuni hanno preso posizione per difendere
qualsiasi parvenza di sovranità non sottratta loro da politici, banchieri e
potenti istituzioni burocratiche.
Il
risultato, tuttavia, è stato molto deludente. Tsipras, ora primo ministro, ha
trasformato il suo discorso politico e ne ha gradualmente adottato uno che è
più coerente con le stesse politiche neoliberiste che, tanto per cominciare,
hanno messo in ginocchio il suo paese.
Syriza ha
svenduto, non solo politicamente e ideologicamente, ma anche nel vero senso
fisico dell’espressione.
In cambio di
prestiti di salvataggio che la Grecia ha ricevuto da banche europee nel periodo
dal 2010 al 2015 (stimati in 262 miliardi di dollari) il paese è smembrato. Gli
aeroporti regionali della Grecia sono oggi gestiti da società tedesche e la
principale società di telecomunicazioni del paese è stata privatizzata, con
considerevoli azioni della stessa in possesso di Deutsche Telekom.
“La sola
cosa che manca fuori dall’ufficio dell’agenzia greca delle privatizzazioni è un
cartello che dica: ‘Una nazione in vendita’”, ha scritto l’economista politico
C.J.Polychroniou.
Non
sorprendentemente la subordinazione economica è spesso il preludio anche della
schiavitù politica. Non solo Syriza ha tradito le aspirazioni del popolo greco
che ha votato contro l’austerità e i salvataggi, ma ha anche tradito la lunga
eredità del paese di mantenere relazioni amichevoli con i suoi vicini.
Dal suo
arrivo al timone della politica greca, Tsipras ha spostato ulteriormente il suo
paese nel campo israeliano, forgiando malaccorte alleanze regionali mirate a
sfruttare nuove scoperte di gas nel Mediterraneo e partecipando a molteplici
esercitazioni militari guidate da Israele.
Mentre
Israele vede un’occasione di promuovere la sua agenda politica nelle avversità
economiche della Grecia, il governo greco sta al gioco senza valutare appieno
le possibili ripercussioni di impegnarsi con un paese che è considerato
regionalmente un paria, mentre viene internazionalmente condannato per la sua
occupazione militare e per i suoi terribili precedenti riguardo ai diritti
umani.
Israele si è
mosso per attirare Atene nel suo campo nel 2010, poco dopo il diverbio
turco-israeliano per l’attacco alla ‘Mavi Marmara’. Commando israeliani avevano
attaccato la nave turca diretta a Gaza uccidendo nove cittadini turchi e
ferendone molti altri.
Anche se
Turchia e Israele da allora hanno raggiunto un’intesa diplomatica, Tel Aviv è
andata avanti a creare alleati alternativi tra i paesi del Balcani, sfruttando
conflitti storici tra alcuni di essi e la Turchia.
Sono stati
sottoscritti accordi bilaterali, sono state scambiate visite di alti
diplomatici e condotte esercitazioni militari nel nome della deterrenza alla
‘Jihad internazionale’ e della lotta al terrorismo.
Grecia e
Cipro hanno ricevuto un’attenzione israeliana maggiore poiché essi, da un lato,
sono stati considerati un contrappeso politico alla Turchia e, dall’altro, a
motivo del grande potenziale economico da essi offerto.
Appena un
mese dopo l’attacco alla ‘Mavi Marmara’ l’allora primo ministro greco, George
Papandreu, ha visitato Israele, seguito da una visita ufficiale del primo
ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in Grecia, la prima di questo tipo.
Quello è stato l’inizio di una relazione amorosa che si sta approfondendo.
Il
principale motivo dietro l’intimità delle relazioni sono i campi di gas
Leviathan e Tamar, situati nelle acque territoriali di diversi paesi, tra cui
il Libano. Se Israele proseguirà con i suoi piani di estrarre gas da una fonte
energetica situata al largo della costa del Libano, ciò aumenterà le
possibilità di ancora un’altra guerra regionale.
Quando
Tsipras è salito al potere cavalcando un popoloso movimento politico, anche i
palestinesi hanno sperato che si sarebbe comportato diversamente.
E non era
nemmeno una pia illusione. Syriza era apertamente critica di Israele e aveva
“promesso di tagliare i legami militari con Israele una volta salita al
potere”, ha scritto Patrick Strickland, riferendo da Atene. Invece “i legami,
ciò nonostante, sono diventati più forti”.
In realtà
non appena preso il potere il governo greco a guida della ‘sinistra radicale’
ha firmato un importante accordo militare con Israele, l’accordo sullo ‘status
delle forze’, seguito da ancora altre esercitazioni militari.
E tutto
questo è stato rafforzato da una campagna di propaganda in Israele che ha
salutato la nuova alleanza, accoppiata da una mutata narrazione sui media greci
a proposito di Israele e della Palestina.
Un certo
George N. Tzogopoulos è stato particolarmente felice per l’amicizia tra Israele
e Grecia. Scrivendo una serie di articoli su vari media, tra cui il giornale
israeliano di destra Jerusalem Post, Tzogopoulos suggerisce che, diversamente
dalla vecchia generazione di greci che si era schierata con i palestinesi in
passato, la generazione giovane è probabilmente filoisraeliana.
“Questo
processo (di convertire i greci ad amare Israele) richiederà tempo,
naturalmente, perché è principalmente legato all’istruzione scolastica”, ha
scritto su Algemeiner. “Ma il cambiamento nei servizi su Israele da parte dei
giornalisti greci è di buon auspicio”.
Tale
‘cambiamento nei servizi’ è stato anche degno di nota nella recente visita
ufficiale del presidente israeliano, Reuven Rivlin, e nel suo incontro con
Tsipras e altri dirigenti greci.
Negli
incontri Rivlin ha lamentato l’ostinazione palestinese e il rifiuto di tornare
al ‘processo di pace’, causando così una ‘grave crisi’.
Il leader
della ‘sinistra radicale’ ha detto poco per contestare le falsità di
Rivlin.
La Grecia
non è sempre stata così, ovviamente. Chi potrebbe dimenticare Andreas
Papandreou, lo scomparso leader che diede all’Organizzazione per la Liberazione
della Palestina (OLP) status diplomatico nel 1981 e si schierò con i
palestinesi nonostante minacce statunitensi e israeliane?
E’ quella la
generazione che Tzogopoulos e i suoi simili vorrebbero sparita per sempre e
sostituita da leader moralmente flessibili come Tsipras.
Comunque
chiudere con il passato per aderire a un’alleanza economica e militare a guida
israeliana in un’area piena di conflitti è una mossa terribilmente
irresponsabile, anche per politici politicamente inesperti e opportunisti.
Per la
Grecia essere il “braccio forte dell’imperialismo nella regione” – come
descritto dal leader Partito Socialista Operaio Rivoluzionario in Grecia – è
“del tutto stupido” poiché, alla lunga, porterà a “risultati catastrofici per
il popolo greco”.
Ma Tsipras
sembra incapace di guardare così tanto avanti.
Ramzy Baroud
رمزي بارود
Data
dell'articolo originale: 07/02/2018
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