Non
bastassero il castello Eurialo chiuso da luglio, il Maniace visitabile a singhiozzo,
il parco della Neapolis in attesa eterna di autonomia gestionale ed il museo
Paolo Orsi superato per numero di visitatori anche dal civico di Catania
scoppia il caso Megara Hyblea. Il meraviglioso sito archeologico nei pressi di
Augusta è finito nel dimenticatoio: appena 1.500 visitatori nel 2017.
La struttura
urbanistica dell’antica colonia greca è ancora perfettamente visibile. E regala
un autentico tuffo nel passato, camminando tra i resti archeologici (e le
sterpaglie) frutto degli scavi effettuati nell’immediato dopoguerra, grazie al
grande contributo di archeologi francesi come Vallet e Villard e degli italiani
Luigi Bernabò Brea e Gino Vinicio Gentili.
Chi ha la
fortuna di raggiungere quel sito archeologico di importanza mondiale – non è
ben segnalato, molta incuria tutto intorno – può visitare l’agorà con i resti
di due portici, i bagni
ellenistici, l’heroon, i resti delle mura di cinta, i resti di un tempio
ellenistico, le fondamenta di un tempio arcaico, il pritaneo, un’officina
metallurgica e i resti di decine di case.
Purtroppo da
anni sono fermi i finanziamenti per la valorizzazione dell’area, di fatto
tagliata fuori dai circuiti di fruizione turistica. La carenza di manutenzione
e di salvaguardia del sito hanno fatto il resto. Così capita che di Megara
Hyblea si legga sui libri di storia senza neanche sapere spesso che quella
colonia greca è dietro casa e visitabile, per una esperienza davvero unica. Non
capita tutti i giorni di muoversi all’interno di una città del tempo della
Magna Grecia.
Abituati a
scandali ed incurie varie, nessuno pare stupirsi della condanna a morte del
sito archeologico “decisa” dall’uomo moderno. Scavi clandestini, pannelli
illustrati vandalizzati o illeggibili, palizzate cadute in più punti,
sterpaglie, segnaletica stradale carente per raggiungere il sito e chi più ne
ha più ne metta.
C’è poi da
dire che Megara Hyblea è la colonia greca d’Occidente meglio conosciuta ed al
tempo stesso un esempio molto raro di testimonianza storico-archeologica di
città greca arcaica in assoluto. Lo scriveva anche Emanuele Greco in “Storia
dell’urbanistica. Il mondo greco”. Ma dall’ VIII secolo A.C. ad oggi, mai stata
storia felice quella della colonia schiacciata dall’espansione siracusana.
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