EPA/ALEXANDROS VLACHOS
Migliaia di
persone in corteo davanti al Parlamento di Atene. Una disputa con Scopje che
dura dal 1991 e che il premier Tsipras sta provando a risolvere. Ma i
nazionalisti duri e puri non vogliono scendere a compromessi.
04 febbraio 2018
Migliaia di
greci, sfiancati dalla crisi e dai debiti, individuali e nazionali, scendono in
piazza, uniti come opliti, per difendere un nome che è il simbolo dell'eredità
di Alessando Magno. "Giù le mani dalla Macedonia" e "La
Macedonia è greca" sono solo due degli slogan urlati dai manifestanti che
sono confluiti domenica piazza Syntagma ad Atene. Davanti al Parlamento anche
Mikis Theodorakis, compositore noto per la colonna sonora del film 'Zorba il
grecò e icona della resistenza contro la dittatura dei colonnelli del
1967-1974, il quale ha proposto un referendum. Secondo gli organizzatori, 1,5
milioni di persone hanno partecipato al corteo; la polizia fissa invece la
cifra a circa 140mila.
La disputa
sul nome
A spingere
la folla in strada, questa volta, non sono il debito greco con i creditori
internazionali e le condizioni imposte dai governo per poterlo sanare, ma
qualcosa che i greci ritengono altrettanto importante, e che rischia di
infiammare i Balcani, una regione che non ha più raggiunto la stabilità dal
tempo della guerra civile nella ex Jugoslavia. La rabbia, sulla quale soffiano
l'estrema destra e le fazioni nazionaliste, è rivolta verso una contesa con
Scopje, capitale dell'Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, nata delle ceneri
dello Stato guidato da Tito e oggi accettata all'Onu con lo sterile acronimo
'Fyrom' (Former Yugoslav Republic of Macedonia).
Il nocciolo
della questione è che molti greci hanno da ridire sul fatto che il paese vicino
utilizzi il nome Macedonia, che è lo stesso nome di una regione nel Nord della
Grecia. La disputa nacque nel 1991, quando Scopje cominciò a chiedere
l'utilizzo del nome "Macedonia", per sentirsi rispondere da Atene una
sistematico rifiuto, che non le ha consentito perfino di avviare un percorso di
adesione all'Unione europea e alla Nato. Non è solo un a questione simbolica:
la regione macedone è ben più ampia di quella circoscritta nei confini del
piccolo Stato che conquistò l'indipendenza 27 anni fa, e Atene teme che,
conquistato anche quel nome, Scopje possa un giorno avanzare rivendicazioni
territoriali.
La
mediazione dell'Onu e di Tsipras
Nelle ultime
settimane, grazie anche alla fatica di Matthew Nimetz, mediatore dell'Onu, un
compromesso si è fatto molto vicino: il governo di Alexis Tsipras sembra
disponibile a prendere in considerazione un nome composto in cui comunque sia
compreso il termine "Macedonia" (Repubblica di Nuova Macedonia, è uno
tra quelli avanzati da Nimetz).
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου