Visto che
siamo già a Carnevale, dove è ammesso
violare ogni regola comportamentale, compresa la comune decenza, ne
approfitto per parlare di un argomento importante, dalle radici antichissime
collegato ai riti dionisiaci e alle orge dionisiache, dalle quali deriva la
festività del Carnevale: si tratta di Priapo, un’antica divinità appartenente
alla mitologia greca e romana è considerato figlio di Dioniso e di Afrodite.
Il culto di
Priapo risale ai tempi di Alessandro Magno e fu largamente ripreso anche dai
Romani. Viene rappresentato con un aspetto grottesco, con enormi organi
genitali, particolarmente pronunciati ritenuti nell'antichità l'origine della
vita e simbolo dell’istinto sessuale e della forza generativa maschile, e
quindi anche della fecondità della natura.
Già molto
diffuse in Grecia e poi a Roma, le feste in onore di Priapo, definite
falloforie, avevano un grande rilievo nel calendario sacro.
Il suo culto
era anche fortemente associato al mondo agricolo ed alla protezione delle
greggi, dei pesci, delle api, degli orti e dei giardini. Spesso infatti, cippi
di forma fallica venivano usati a delimitare gli agri di terra coltivabile.
Questa tradizione è continuata nel corso dei secoli ed è resistita alla
moralizzazione medievale del monachesimo. Infatti ancora oggi, possiamo trovare
alcuni esempi di cippi fallici, nelle campagne di Sardegna, Puglia, Basilicata
o nelle zone interne di Spagna, Grecia e Macedonia.
Il suo
animale era l'asino, sia a causa dell'importanza che esso aveva nella vita
contadina, sia per una sorta di analogia fra il membro di Priapo e quello
dell'asino. Ogni anno a Priapo veniva sacrificato un asino, questo rito,
secondo la mitologia greca venne istituito dallo stesso Priapo. Il dio stava
insidiando la dea Estia dormiente, ma il ragliare di un asino svegliò la dea
impedendo al dio di raggiungere il suo intento. Ad espiazione dell'accaduto il
dio pretese il sacrificio annuale di un asino.
Nell'arte
romana, veniva spesso raffigurato in affreschi e mosaici, generalmente posti
anche all'ingresso di ville ed abitazioni patrizie. Il suo enorme membro era
infatti considerato un amuleto contro invidia e malocchio. Inoltre, il culto
del membro virile eretto, nella Roma antica era molto diffuso tra le matrone
patrizie a propiziare la loro fecondità. Per questo, il fallo veniva usato
anche come monile da portare al collo o al braccio. Sempre a Roma, le vergini
patrizie, prima di contrarre matrimonio, facevano una particolare preghiera a
Priapo, affinché rendesse piacevole la loro prima notte di nozze.
Il priapismo
è una malattia consistente in un'erezione persistente involontaria ed anomala
(di durata superiore a 4 ore), spesso dolorosa, dei soli corpi cavernosi del
membro non accompagnata dal consueto desiderio sessuale o eccitazione, che
invece contraddistinguono la normale erezione maschile. Opposta al priapismo
(in termini medici e non figurativamente) è la disfunzione erettile o impotenza.
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