Un papiro con un passo della Bibbia in lingua greca (Creative Commons)
Il 9
febbraio è la Giornata mondiale della lingua greca, uno dei fondamenti della
nostra civiltà e del nostro modo di pensare il mondo.
Paolo Cesaretti, 7 febbraio 2018
«A che serve
studiare il greco, è una lingua morta»: questo il ritornello – se non il
maleficio – che risuona da decenni, con molte responsabilità di intellettuali
che, per immediata convenienza o per interna debolezza, hanno assecondato in
varietà di forme quella Tirannia del Presente che ha finito per spegnere la
loro stessa voce. E invece. Persino più forte di un Laocoonte avvolto nelle
spire del serpente marino, il greco oggi resta vivo, non solo per i quasi venti
milioni di ellenofoni nativi (dalla Grecia a Cipro alla diaspora ellenica nei
continenti: si pensi al film del Mio grasso grosso matrimonio greco) o per i
nostri studenti del liceo classico che si confronteranno con la prova scritta
di greco alla maturità.
Resta vivo
perché i miliardi di viventi che si esprimono con i più diversi idiomi sul
pianeta ricorrono – troppo spesso senza saperlo – a parole greche nella loro
vita di ogni giorno. È un loro destino necessario, e non “tragico”, sia che
nutrano la “nostalgia” del passato, sia che “analizzino” i “problemi” della
“politica”, sia che lavorino a “utopie” di futuro, non solo con la “matematica”
o la “fisica” – discipline greche plurimillenarie – ma anche grazie alla più
recente “cibernetica”.
In effetti,
se potessimo visualizzare e in qualche modo soppesare la sostanza dei nostri
pensieri, scopriremmo che sono fatti per la massima parte di “materia greca”.
Essa è dentro di noi e ci alimenta, sul suo piano, così come sul loro piano
fanno i “nutrienti” (carboidrati, proteine, vitamine) sulle cui proprietà
veniamo ogni giorno avvisati.
Ma il
mercato, e troppo spesso le istituzioni, insistono solo sui secondi trascurando
la prima. Mettere in rapporto la recente “crisi” del debito pubblico greco con
l’influsso del vocabolario greco antico sul lessico intellettuale europeo non
aiuta granché, e resta solo una boutade pensare di ripianare quel debito con
una tassa sovranazionale sulle parole greche entrate nell’uso comune.
Ma la questione
del greco esiste e resiste, specie in Italia. Diversamente da quanto accaduto
in altre tradizioni culturali, da noi la presenza culturale greca è “organica”,
stratificata, diversificata, plurimillenaria. Inserita nel paesaggio, preziosa
nelle biblioteche. E il nostro liceo classico, nel panorama degli studi
superiori, resta l’unico a testimoniare di un percepito valore civile oltreché
conoscitivo dello studio del greco.
La vitalità
del tema greco è testimoniata da numerose pubblicazioni: alcune lo pongono
sotto il più ampio coperchio del classico (per esempio gli einaudiani Futuro
del classico, di Salvatore Settis, e A che servono i Greci e i Romani?, di
Maurizio Bettini, mentre le Dieci lezioni sui classici di Piero Boitani sono
edite dal Mulino), altre risultano invece più specifiche. Il greco è la “lingua
geniale” nel bestseller di Andrea Marcolongo per Laterza mentre il Melangolo
ripropone l’Elogio del greco antico di Jacqueline de Romilly e Monique Trédé,
dove si ricorda ai lettori che quella lingua si è diffusa nel pianeta senza che
nessuna autorità politica la imponesse con la forza. Nel Dizionarietto di greco
scritto insieme a Edi Minguzzi per La Scuola, chi qui firma ha indicato
etimologie e tracciato percorsi culturali del vocabolario greco inteso quale
“macchina per pensare”' dell’Occidente.
In questo
scenario va colto lo spirito della Giornata mondiale della Lingua greca,
istituita dal governo greco a fine 2016 anche al fine di inserire la lingua
greca nel Patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco (dove compare anche la
dieta mediterranea, per continuare con l’immagine già evocata). La data
prescelta è il 9 febbraio, anniversario della morte di Dionysios Solomos
(1798-1857), poeta nazionale della Grecia moderna nonché ammiratore del Foscolo
e suo conterraneo (con Zacinto e il «greco mar»). Magna Grecia e Italia del
Nord (dove Solomos visse per anni) si uniscono nella festa della lingua greca,
con molte celebrazioni locali (per esempio nei licei classici) e con iniziative
promosse dalla Società filellenica nazionale: l’8 febbraio a Sant’Angelo in
Formis (Masseria Adinolfi, ore 17), e il 9 febbraio a Milano, ore 18,
Biblioteca Sormani, dove sette studiosi presenteranno “Lodi della lingua greca”
presso la Sala del… Grechetto.
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