Come un
severo vescovo proveniente dall'attuale Turchia è diventato il gioviale
dispensatore di doni natalizi che cala dal Polo Nord.
di Brian Handwerk - 24 dicembre 2015
Tutti i
bambini lo sanno: Babbo Natale viene dal
Polo Nord, è barbuto e sovrappeso e la notte tra il 24 e il 25 dicembre porta i
regali ai piccoli di tutto il mondo viaggiando su una slitta trainata da renne.
Ma la storia di questo amato personaggio del folklore è lunga e affascinante
quasi come la sua leggenda. Babbo Natale nasce sulle rive del Mediterraneo, si
evolve nell’Europa del Nord e assume la sua forma definitiva (Santa Claus) nel
Nuovo Mondo, da dove poi si ridiffonde quasi in ogni parte del globo.
In principio
era san Nicola, un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira,
cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia. Nicola si
guadagnò la reputazione di fiero difensore della fede cristiana in anni di
persecuzioni e trascorse molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino
emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto. L’iconografia ha tramandato
diverse sue immagini, ma nessuna somiglia troppo all’omone allegro, sovrappeso
e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale. Catherine Wilkinson,
un’antropologa forense della University
of Manchester, ha cercato di ricostruirne il vero aspetto basandosi sui resti
umani conservati nella cripta della Basilica di san Nicola di Bari, dove le
presunte reliquie del santo furono portate nel 1087 da un gruppo di marinai e
sacerdoti baresi che era andato fino a Myra per impadronirsene.
Quando,
negli anni Cinquanta del secolo scorso, la cripta fu restaurata, il cranio e le
ossa del santo furono accuratamente misurate, fotografate e radiografate.
Wilkinson ha esaminato questi dati alla luce delle moderne tecniche
dell’antropologia forense, aiutandosi con un software di ricostruzione facciale
e aggiungendo dettagli dedotti dalle fattezze delle popolazioni mediterranee
dell’epoca. Il risultato – un uomo anziano, dalla pelle olivastra, il naso
rotto forse nel corso delle persecuzioni, e barba e capelli grigi – è stato
illustrato nel documentario della BBC The Real Face of Santa.
Il
protettore dei bambini
Dopo la
morte (avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metà del IV
secolo), la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianità,
grazie anche ai tanti miracoli che gli furono attribuiti. Molte professioni (ad
esempio i marinai), città e intere nazioni lo adottarono e ancora lo venerano
come loro patrono. Ma perché diventò anche protettore dei bambini e mitico
dispensatore di doni?
La ragione,
spiega Gerry Bowler, storico e autore del libro Santa Claus: A Biography, sta
soprattutto in due leggende che si diffusero in Europa intorno al 1200. La
prima, e più nota, racconta del giovane vescovo Nicola che salva tre ragazze
dalla prostituzione facendo recapitare in segreto tre sacchi d’oro al padre,
che così può salvarsi dai debiti e fornire una dote alle figlie. Nella seconda,
Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre ragazzi, li ha
fatti a pezzi e li ha messi sotto sale, servendone la carne agli ignari
avventori. Nicola non si limita a scoprire il delitto, ma resuscita anche le
vittime: “ecco uno dei motivi che lo resero patrono dei bambini”, commenta
Bowler.
Da san
Nicola a Santa Claus
Resta da
spiegare come questo santo mediterraneo si sia spostato al Polo Nord e sia
stato associato al Natale. In realtà per molti secoli il culto di san Nicola –
e la tradizione di fare regali ai bambini - si continuò a celebrare il 6
dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia del Nord e dell'arco
alpino, fino in Germania. Col tempo al santo vennero attribuite alcune
caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno
o il nordico Odino, anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba
bianca in grado di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i
bambini perché facessero i buoni e dicessero le preghiere.
Ma la
Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolì il culto dei santi in
gran parte dell’Europa del Nord. “Era un bel problema”, commenta Bowler. “A chi
far portare i doni ai bambini?”. In molti casi, risponde lo studioso, il
compito fu attribuito a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a
Natale. “Ma il piccolo Gesù non sembra in grado di portare troppi regali, e
soprattutto non può minacciare i bambini cattivi. Così gli fu spesso affiancato
un aiutante più forzuto, in grado anche di mettere paura”.
Nacquero
così nel mondo germanico alcune figure a metà tra il folletto e il demone.
Alcune, come i Krampus, servono da aiutanti dello stesso san Nicola; in altre
il ricordo del santo sopravvive nel nome, come Ru-klaus (Nicola il Rozzo),
Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso). Erano loro a
garantire che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate
o rapimenti. Per quanto possa sembrare strano, anche da questi personaggi nasce
la figura dell’allegro vecchietto in slitta.
San Nicola
in America
Gli
immigrati nordeuropei portarono con sé queste leggende quando fondarono le
prime colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a san
Nicola, diffusero il suo nome, "Sinterklaas"
Ma
nell’America delle origini il Natale era molto diverso da come lo consideriamo
oggi. Nel puritano New England era del tutto snobbato, mentre altrove era
diventato una specie di festa pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo
di alcol. “Era così anche in Inghilterra”, spiega Bowler. “E non c’era nessun magico
dispensatore di doni”.
Poi, nei
primi decenni dell’Ottocento, diversi poeti e scrittori cominciarono a
impegnarsi per trasformare il Natale in una festa di famiglia, recuperando
anche la leggenda di san Nicola. Già in un libro del 1809, Washington Irving
immaginò un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando
regali ai bambini buoni; poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The
Children’s Friend, con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al
Natale “ma privato di qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle
pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germanici”, spiega Bowler. Questo
Santa porta doni ma infligge anche punizioni ai bambini cattivi, e il suo carro
è trainato da una sola renna.
Le renne diventano
otto e il carro diventa una slitta nella poesia A Visit From St. Nicholas,
scritta nel 1822 da Clement Clark Moore per i suoi figli ma diventata subito
“virale”. Per molti decenni Santa Claus viene rappresentato con varie fattezze
e con vestiti di varie forme e colori. Solo verso la fine del secolo, grazie
soprattutto alle illustrazioni di Thomas Nast, grande disegnatore e vignettista
politico, si impone la versione “standard": un adulto corpulento, vestito
di rosso con i bordi di pelliccia bianca, che parte dal Polo Nord con la sua
slitta trainata da renne e sta attento a come si comportano i bambini.
Ritorno in
Europa
Una volta
standardizzata (grazie anche alle pubblicità della Coca-Cola, nota del trad.
it) la figura di Santa Claus torna in Europa in una sorta di migrazione
inversa, adottando nomi come Père Noel, Father Christmas o Babbo Natale e
sostituendo un po’ ovunque i vecchi portatori di doni. A diffonderla sono anche
i soldati americani sbarcati durante la Seconda mondiale, e l’allegro grassone
finisce per simboleggiare la generosità degli USA nella ricostruzione
dell’Europa occidentale.
Naturalmente,
c'è anche chi nel Babbo Natale di origine yankee vede nient'altro che il
simbolo della deriva consumista del Natale. Altri lo rifiutano o lo snobbano
semplicemente in nome della tradizione, come i non pochi italiani ancora
affezionati a santa Lucia, alla Befana o al vecchio, originale san Nicola.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου