Oggi dalle
mie parti il tempo è uggioso. E quando il tempo è uggioso, alle volte, viene la
malinconia. La malinconia del sole, del mar, e dell’ ultimo amore estivo, ad
esempio.
Il mio amore estivo di quest’anno si chiama Petros. O meglio, si chiama “la storia di Petros”.
Ci siamo
conosciuti a Mykonos, nelle isole Cicladi, io e “la storia di Petros”, ed è
stato amore a prima vista.
Petros è
dolce, presente, e rosa. Si, rosa, perchè Petros è un pellicano. O meglio IL
Pellicano. E al pari di Dei, filosofi e guerrieri della terra greca, porta con
se il suo mito.
Oggi, in
questa giornata uggiosa, vi racconto l’incredibile storia di Petros. Una storia
che non è una, ma molte.
Una fredda
mattina del 1954 il capitano Charitopoulos trova sulla spiaggia un pellicano
ferito. Stava probabilmente migrando da est verso la regione del Nilo (ah!
queste migrazioni sono sempre un gran casino) quando si era imbattuto in una
terribile tempesta. Impietosito, il buon uomo, decide di prendersene cura e
rimetterlo in forma. Il volatile si salva e non lascia più Mykonos, dove viene
accolto e coccolato dai suoi abitanti, che gli danno il nome di Petros.
I religiosi
vedono nell’arrivo del Pellicano un segno di Dio, in quanto simbolo cristiano
della crocifissione. Gli altri miconiani, che delle religione se ne fregano e
preferiscono fumare e giocare a backgammon, lo ritengono un segno della
Fortuna. E a quanto pare funziona. Con Petros iniziano ad arrivare a Mykonos i
turisti, in quantità sempre maggiori, portando un po’ di soldi e la bella vita.
Viene, inoltre, scoperto un giacimento di barite.
Petros con l'amico inseparabile Theodoris (Anna Servidori)
Tra gli
abitanti di Mykonos, Theodoris Kyrantonis prende particolarmene a cuore Petros.
I due diventano inseparabili. Theodoris è un po’ uno Zorba delle cicladi, ama
ridere, bere e ballare. Aveva perso sei dei suoi dodici figli ma non gli era
mancato amore da dare a Petros. Scatena quasi una guerra contro la vicina isola
di Thinos, quando i suoi abitanti cercano con l’inganno di sottrarre Petros ai
miconiani per farne la loro mascotte.
L’amicizia
tra l’uomo e il pellicano continua ininterrotta fino al giorno precedente la
pasqua del 1975. Quel triste giorno, Theodoris, seduto al bar a bere e ridere,
scivola improvvisamente a terra e muore, accanto a Petros.
I miconiani
raccontano che il povero Petros non si separò dalla bara di Theodoris fino a
quando questa fu tumulata. Fu il figlio di Theodoris, Georgios, a continuare a
prendersi cura di Petros.
Jackie Kennedy-Onassis
Ufficialmente
la storia di Petros termina, in pace, nel 1986, quando, orami vecchio, muore,
lasciando un vuoto enorme negli abitanti di Mykonos. Per colmare questa
tristezza, Jackie Kennedy- Onassis decide di regalare all´isola un nuovo
Petros. A cui si aggiugono Irene, la pellicana donata dallo zoo di Amburgo, e
Nikos, un terzo pellicano trovato anch’esso trovato ferito e rimesso in forze.
I tre vengono spesso visti gironzolare intono alla taverna Nikos, al mercato
del pesce vicino al porto, e nella zona della “piccola Venezia”.
Fine della
storia, direte voi. Eh no, perchè come nei migliori miti greci, le leggende sul
pellicano aggiungono strati di verità alla verità.
Impazzita
per la storia di Petros sono partita alla ricerca dello stesso per i vicoli di
Chora, la città di Mykonos, ed ho iniziato a interrogarne gli abitanti. I quali
sembravano piuttosto restii a parlarne. La cosa mi ha insospettita. Ma,
travestita da Sherlock Holmes in bikini, non mi sono data per vinta finchè non
sono venuta a conoscenza di particolari scabrosi sul caro Petros.
A quanto
pare la fine dell’animale fu tutt’altro che pacifica.
Le voci più
insistenti parlano di Petros investito da una macchina, evento che ha creato
una pesantissima onta per i miconiani e un grandissimo senso di vergogna per la
sventura dell’animale tanto amato, e che ha dato vita a sua volta alla ilare,
direi, leggenda secondo cui Petros ora vada in giro con una “guardia del
corpo”.
Deve essere
il lavoro più bello del mondo, fare la guardia del corpo a un pellicano, ho
ovviamente pensato io, già impazzita all’idea di dare una svolta alla mia
carriera.
Se non chè,
questa versione non era abbastanza scabrosa per un finale VERAMENTE drammatico.
E’ stato solo dopo divesi bicchieri di retzina e altrettanti shots di mastica
che ho scoperto la verità. A fornirmela è stato il mio oste di fiducia,
Anastasiou, che piu´ brillo di me, a voce bassissima, per non farsi sentire, mi
dice solo la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità: Petros, il
primo e originale, è stato, cito letteralmente, “raped to death”, stuprato a
morte, da un turista olandese ubriaco. Il quale, a quanto pare, ha poi ucciso
anche due ragazze.
Cinque
minuti di silenzio. Neanche i successivi shots di mastica possono cancellare lo
shock per la triste fine del povero pellicano. E non ci sarà pellicano al
mondo, che non mi ricorderà il mio ultimo amore estivo.
Io, Petros,
(o Nikos o Irene), quello vivo e vegeto, non l’ho incontrato, ma la storia di
Petros l’ho amata da subito, e certamente d’ora in poi guarderò con enorme sospetto ai turisti
olandesi.
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