Τρίτη 12 Δεκεμβρίου 2017

ACHILLE CHE CANTA NELLA SUA TENDA. L’AVRESTE MAI DETTO?

 Achille che canta nella sua tenda. L’avreste mai detto?

Questo articolo in breve:

Achille, l’eroe guerriero per eccellenza
Achille nella guerra di Troia
Origine della cetra d’argento suonata da Achille
Cause e circostanze dell’ambascieria ad Achille nel IX libro dell’Iliade
Testo dell’Iliade in cui Achille suona e canta nella propria tenda
Importanza dell’arte nella civiltà greca
La phórminx, lo strumento musicale usato da Achille

Quando si parla di Achille (Ἀχιλλεύς, Achilléus in greco antico), viene subito in mente l’immagine di un guerriero indomabile. Si tratta di una reputazione “mitica”, nel senso che è accettata dai moderni come tale, senza bisogno di giustificazioni. Molti non hanno mai letto l’Iliade, non conoscono la guerra di Troia, eppure sanno benissimo che Achille è uno forte, anzi è il più forte di tutti.

Naturalmente ogni mito ha in origine una spiegazione, che nel nostro caso si trova nei racconti dei poeti greci, anzitutto nell’Iliade. Li Achille è l’eroe più valoroso dell’esercito greco. La sua potenza in battaglia è eccezionale. La sua agilità nei combattimenti è ricordata dall’espressione “piede veloce” (πόδας ὠκὺς, pódas okùs), che puntualmente gli viene accostata. La sua violenza lascia costernati, quando attacca il cadavere di Ettore al suo carro e lo trascina attorno alle mura di Troia per tre volte.

Eppure c’è un passo dell’Iliade che lascia sorpresi. Achille, il guerriero, è colto nell’atto di suonare la cetra e di cantare, chiuso nella sua tenda. Si tratta di versi straordinari, ricchi di una poesia che solo Omero riesce a creare. Scopriamoli insieme.

L’antefatto: Achille e la guerra di Troia

Achille era il re dei Mirmídoni, una popolazione della Grecia centrale, nella Tessaglia. Suo padre era Peleo (da qui la denominazione di Achille ” Pelide “) e suo nonno Éaco. Quest’ultimo ero nato da Zeus, per cui Achille risultava pronipote del grande dio. Dal nome del nonno si formò l’appellativo Eacide, con cui Achille viene chiamato nel passo che andremo a leggere.

Achille partecipò alla spedizione promossa da Agamennone, re di Micene, contro la città di Troia, nell’attuale Turchia. La guerra durò dieci anni e l’Iliade ne racconta uno spaccato di cinquantuno giorni, collocato nell’ultimo anno. Al centro del poema è il motivo dell’ira di Achille, scoppiata dopo una lite con Agamennone: quest’ultimo aveva infatti disonorato il re dei Mirmídoni, sottraendogli la schiava Briseide, che era stata assegnata ad Achille come “bottino” di guerra. L’iliade si conclude quando Achille depone l’ira, torna a combattere ed uccide Ettore.

La sconfitta di Eezíone e la cetra d’argento

Anche la cetra suonata da Achille nel nostro passo faceva parte di un bottino di guerra. Nei lunghi anni prima della conquista di Troia, Achille aveva infatti guidato un’incursione contro una città alleata dei Troiani, Tebe Ipoplacia, chiamata da Omero “la città di Eezíone”, dal nome del suo re. Si trattava di uno strumento di grande pregio, bello, ornato e con la struttura in argento.

L’ambasceria ad Achille

Ma veniamo a quanto è narrato nel libro nono dell’Iliade. Il momento è drammatico. I Troiani hanno appena dato un assalto furioso alle truppe dei Greci, che sono arretrate fino al loro accampamento. Solo la notte aveva impedito che i Troiani piombassero sulle navi degli Achei (altro nome dei Greci), tirate in secco vicino alle loro tende.

È buio. Il morale dei soldati a pezzi. Agamennone propone addirittura di imbarcarsi e di fuggire. Tutto intorno, nel nero della notte, brillano i fuochi dei Troiani, pronti a balzare sui Greci appena avesse albeggiato. Alla fine gli anziani, in un consiglio convulso, decidono di tentare l’ultima carta: convincere a tornare nella mischia l’unico guerriero in grado di fronteggiare l’impatto troiano, Achille.

Si muove così una piccola ambasceria di tre eroi, Fenice, Aiace e Odisseo. Nel silenzio, costoro si muovono lungo il mare pregando il dio Ennosígeo, ovvero Posidone. Giunti alla tenda di Achille, lo trovano intento a suonare la cetra e a cantare gesta di eroi, davanti a Patroclo che lo guarda in silenzio. Ecco i versi di Omero.

Il testo dell’Iliade (IX, vv. 182-198)

Mossero dunque lungo la riva del mare urlante,
molte preghiere volgendo a Ennosígeo, re della terra,
che facilmente potessero persuadere il cuor dell’Eacide.

Τὼ δὲ βάτην παρὰ θῖνα πολυφλοίσβοιο θαλάσσης
πολλὰ μάλ᾽ εὐχομένω γαιηόχῳ ἐννοσιγαίῳ
ῥηϊδίως πεπιθεῖν μεγάλας φρένας Αἰακίδαο.

E giunsero alle tende e alle navi dei Mirmídoni,
e lo trovarono che con la cetra sonora si dilettava,
bella, ornata; e sopra v’era un ponte d’argento.
Questa, distrutta la città di Eezíone, tra il bottino si scelse;
si dilettava con essa, cantava glorie d’eroi.
Patroclo solo, in silenzio, gli sedeva di faccia,
spiando l’Eacide, quando smettesse il canto.

Μυρμιδόνων δ᾽ ἐπί τε κλισίας καὶ νῆας ἱκέσθην,
τὸν δ᾽ εὗρον φρένα τερπόμενον φόρμιγγι λιγείῃ
καλῇ δαιδαλέῃ, ἐπὶ δ᾽ ἀργύρεον ζυγὸν ἦεν,
τὴν ἄρετ᾽ ἐξ ἐνάρων πόλιν Ἠετίωνος ὀλέσσας·
τῇ ὅ γε θυμὸν ἔτερπεν, ἄειδε δ᾽ ἄρα κλέα ἀνδρῶν.
Πάτροκλος δέ οἱ οἶος ἐναντίος ἧστο σιωπῇ,
δέγμενος Αἰακίδην ὁπότε λήξειεν ἀείδων.

Ed essi avanzarono, in testa il glorioso Odisseo,
e gli stettero innanzi. Balzò su Achille, sorpreso,
con in mano la cetra, lasciando il seggio dove sedeva;
e Patroclo, ugualmente, s’alzò come vide gli eroi.
Achille piede veloce esclamò allora accogliendoli:
«Salute: ecco guerrieri amici che giungono, ecco c’è gran bisogno;
questi, se pure sono irato, mi sono carissimi tra gli Achei».
(Trad. Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi).

τὼ δὲ βάτην προτέρω, ἡγεῖτο δὲ δῖος Ὀδυσσεύς,
στὰν δὲ πρόσθ᾽ αὐτοῖο· ταφὼν δ᾽ ἀνόρουσεν Ἀχιλλεὺς
αὐτῇ σὺν φόρμιγγι λιπὼν ἕδος ἔνθα θάασσεν.
ὣς δ᾽ αὔτως Πάτροκλος, ἐπεὶ ἴδε φῶτας, ἀνέστη.
τὼ καὶ δεικνύμενος προσέφη πόδας ὠκὺς Ἀχιλλεύς·
«χαίρετον· ἦ φίλοι ἄνδρες ἱκάνετον ἦ τι μάλα χρεώ,
οἵ μοι σκυζομένῳ περ Ἀχαιῶν φίλτατοί ἐστον.»

Tanta poesia in pochi versi

Ecco. Dopo questi versi c’è poco da dire. Un paio di dettagli (“si dilettava con essa, cantava glorie d’eroi . / Patroclo solo, in silenzio, gli sedeva di faccia, / spiando l’Eacide, quando smettesse il canto”) comunicano meglio di qualsiasi descrizione un’emozione precisa. Permettono di immergersi all’improvviso nella scena. Questo è il pregio della poesia, o meglio di una grande poesia.

Sembra quasi di sentirlo, Achille, mentre canta pensieroso, pizzicando le corde della cetra. Nel silenzio di Patroclo che lo osserva immobile. Tutt’intorno, fuori dalla tenda, l’angoscia dei commilitoni schiacciati dai nemici.

Imparare il greco antico è essenzialmente un regalo che ci si concede: permette di toccare senza mediazioni momenti di poesia come questo.

L’importanza dell’arte nell’antica Grecia

Un’altra considerazione che possiamo fare riguarda il posto che aveva l’arte nell’antica civiltà greca.

Il fatto che Achille canti e suoni la cetra è presentato come del tutto normale. Non ci viene detto che si tratti di una caratteristica speciale del personaggio Achille. Anzi, Omero non sente affatto il bisogno di giustificare quel passatempo, che a noi sembra insolito in un eroe militare. Ve lo immaginate un generale moderno che la sera, nell’accampamento dell’esercito, si diletti a cantare e suonare la chitarra?

Semplicemente l’attività artistica nella nostra civilta ha un’estensione (e molto spesso una considerazione) molto più ristretta. I re e i capi militari di Omero suonano la cetra e nessuno si stupisce. Da questa differenza col mondo antico emana un grande fascino per noi moderni.

Lo strumento suonato da Achille

Una piccola nota merita di essere fatta a proposito dello strumento suonato da Achille. Si tratta della phórminx (φόρμιγξ), strumento musicale a corde. Ne abbiamo innumerevoli rappresentazioni sulla ceramica greca. La phórminx  era l’attributo tipico dell’aedo, cioè del cantore che, nelle corti aristocratiche, allietava l’uditorio col canto e con la musica (per esempio raccontando scene dell’Iliade o dell’Odissea). Evidentemente la cultura musicale non era prerogativa degli aedi, ma faceva parte della formazione degli aristocratici, certo con esiti non paragonabili a quelli dei musici di professione.

Phorminx Staatliche Antikensammlungen Schoen80 detail
Musa che suona la phórminx . Lekythos attico, 440-430 a.C.

Fabio Copani
Dottore di ricerca in Storia Greca
Insegnante corsi greco antico per principianti


Δεν υπάρχουν σχόλια:

Δημοσίευση σχολίου