Τετάρτη 13 Δεκεμβρίου 2017

Lettera di un bimbo greco a Babbo Natale: “Vorrei più cibo”

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C'è un rivolo di disgusto che, fitto fitto, scivola dentro la crisi greca di cui nessuno più si occupa: è la disperazione di tutti i giorni della gente per bene, è la dignità di chi non era presente nella Lista Lagarde, è il volto di quei cittadini che dopo troika, memorandum e tweet stanno peggio di prima, sono le braccia e i volti di chi nonostante tutto continua ad alzare la saracinesca della propria vita tutte le mattine.

Francesco De Palo - 12 Dicembre 2017

Un bimbo di otto anni in una scuola greca ha scritto una lettera a Babbo Natale. Ma non ha chiesto giochi o sollazzi, cotillon o robot, né Super Pigiamini o cellulari di ultima generazione: solo un po'di cibo. Sì, proprio così, solo del cibo.

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Thelo faghitò, si legge in quel pezzetto di carta. Un po' di cibo. Per la propria famiglia, per se stesso, per tutto l'universo poco importa.

Qui sta accadendo ciò che i grandi megafoni 3.0 di solito raccontano in Africa o in sudamerica. Qui sta scoppiando un mondo nel disinteresse del resto di quell'altro mondo, che si pavoneggia perché la crisi è dietro l'angolo. Qui si è rotto l'incantesimo di chi ha promesso mari e monti e poi è scappato col malloppo.

Qui, al centro dell'Egeo, dove si twittano grandi accordi, super investimenti e fantastiche riprese, c'è chi ha fame. E nessuno (degli altri) se ne vergogna, nemmeno un po'.


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