Nel caos
geopolitico travolgente, la notizia può essere sfuggita. Erdogan ha fatto
visita alla Grecia e, appena sceso dall’aereo, dopo aver dichiarato “imperiosamente” che Atene non
sarebbe mai entrata nella NATO se non fosse stato per il sostegno di Ankara, ha aggiunto: il Trattato
di Losanna andrebbe “modernizzato”.
Il Trattato di Losanna, datato 1923, in cui si fissavano i nuovi confini fra l’allora impero ottomano, la Grecia e la Bulgaria, a favore di questi due, e a bruciante umiliazione dei turchi; una ferita mai rimarginata, perché nel 1922 la Grecia aveva subito una schiacciante sconfitta dalle truppe turche, e perché la rettifica dei confini aveva prodotto uno scambio di popolazioni con relativi stermini, e popolazioni rimaste imprigionate nella nazione nemica. Difatti, Erdogan ha aspramente criticato Tsipras e i suoi ministri perché secondo lui stanno facendo cader in rovina i luoghi di culto islamici, e non garantiscono i diritto religiosi della minoranza musulmana in Tracia settentrionale , territori un tempo turchi. Per giunta ha chiesto la consegna degli otto militari turchi fuggiti su un elicottero militare nei giorni di quello che appare il fallito golpe, forse organizzato da Obama contro Erdogan, tramite la setta di Fetullah Gulen.
Il Trattato di Losanna, datato 1923, in cui si fissavano i nuovi confini fra l’allora impero ottomano, la Grecia e la Bulgaria, a favore di questi due, e a bruciante umiliazione dei turchi; una ferita mai rimarginata, perché nel 1922 la Grecia aveva subito una schiacciante sconfitta dalle truppe turche, e perché la rettifica dei confini aveva prodotto uno scambio di popolazioni con relativi stermini, e popolazioni rimaste imprigionate nella nazione nemica. Difatti, Erdogan ha aspramente criticato Tsipras e i suoi ministri perché secondo lui stanno facendo cader in rovina i luoghi di culto islamici, e non garantiscono i diritto religiosi della minoranza musulmana in Tracia settentrionale , territori un tempo turchi. Per giunta ha chiesto la consegna degli otto militari turchi fuggiti su un elicottero militare nei giorni di quello che appare il fallito golpe, forse organizzato da Obama contro Erdogan, tramite la setta di Fetullah Gulen.
Smarriti, i
ministri greci hanno risposto che il Trattato di Losanna, in quanto “definisce i confini della Grecia e
dell’Unione Europea” non ha alcun
bisogno di essere rammodernato.
Mi chiami
pure superstizioso il lettore. Ma questa pretesa di revisione dei confini mi ha
ricordato una delle profezie del monaco Paisios dell’Atos, il veggente
scomparso nel 1994, che egli confidò ad alcuni importanti visitatori.
– «Quando
senti alla televisione che si parlerà della questione delle miglia,
dell’estensione delle miglia (della fascia costiera) da 6 a 12, allora sta
arrivando subito dopo la guerra. I
Turchi lanceranno una sola provocazione alla Grecia, che avrà a che fare con la
fascia costiera”.
Lo disse,
Paisios, nel 1991. Su quel tempo futuro
disse un particolare che allora nemmeno si poteva immaginare: “la fame ci
afferrerà. La Grecia avrà fame. Abbiate un pezzetto di terra, anche poco, e
coltivatelo. Vicino a voi aiuterete anche qualcuno che non ne avrà».
Come
sappiamo, descrisse una guerra a cui
avrebbero partecipato gli stati della Comunità europea, ma non la Grecia: “Il
governo (greco) prenderà la decisione di non inviare l’esercito. Terrà
l’esercito solo ai confini. E sarà una grande benedizione non prendere parte.
Perché, chiunque prenda parte a questa guerra
è perduto …”. Previde la scomparsa della Turchia, e che la Città ,
Costantinopoli, sarebbe stata ridata ai greci dagli alleati.
Il resto lo ho già raccontato qui:
Il lato
agghiacciante delle visioni di Paisios
il monaco è che esse potevano parere del tutto impossibili e fantastiche nel
1991, ed oggi lo sono molto meno. Allora la Turchia era la solida colonna della
NATO sul fianco Sud, stata per entrare nella UE;
la Russia in pieno disfacimento, tanto che nessuno poteva immaginare
sarebbe diventata protagonista della vittoria in Siria. E chi poteva dar
credito, nel 1991, a una frase come : “Collaborerà molto anche il Papa, poiché
tutti i figli del diavolo li riterrà suoi, e suggerirà loro di seguire
l’anticristo”.
Erdogan,
poi, si direbbe che non abbia bisogno di
aprire anche questo contenzioso. Di carne al fuoco ne ha già tanta. In pochi
mesi, è passato da complice dell’ISIS e
di Obama nell’operazione di smembramento
della Siria e della sua consegna ad un regime di terroristi
tagliagole, a quasi-nemico degli Usa; da
abbattitore di un aereo russo che gli
rovinava gli affari petroliferi con
l’ISIS, a quasi-alleato di Putin,
e semi-collaboratore nella integrità territoriale siriana (non senza un
pensierino di arraffarne però la zona curda); da colonna della NATO a semi-nemico
dell’Alleanza e della UE; ha sventato un
colpo di stato e sta procedendo a purghe senza fine del settore pubblico e de suoi nemici interni.
Usa vuole
escludere Mosca da SWIFT
Non ha
ancora finito di regolare i conti né di concludere le imprese aperte in un Medio Oriente in piena
ebollizione, eppure Apre il contenzioso coi greci. Lo spinge il suo demone fatale.
E sono molti i personaggi e leader che in questi
mesi, più che agire, appaiono
“agiti” da forze apocalittiche e
pulsioni demenziali, che agiscono come sonnambuli su un cornicione, che compiono atti irreversibili verso il sinistro esito che tutti vediamo. Nessuno poteva prevedere (nemmeno lui) che
Trump avrebbe aperto una stagione di inimicizia fatale contro la Russia, riaperto la piaga ucraina mandando armi
letali al regime di Kiev, imponendo sanzioni su
sanzioni contro Putin.
Quella che
adesso il Tesoro Usa proporrà a febbraio, sarà la sanzione definitiva:
l’esclusione delle banche e ditte russe dallo SWIFT, il sistema di clearing e
compensazione interbancaria mondiale; sarebbe l’isolamento totale dell’economia russa dell’Occidente,
nell’intento di strangolarla. Già oggi,sotto le sanzioni esistenti, le banche
russe non possono ottenere prestiti sui
mercati occidentali se non con maturità
14 giorni; con l’esclusione da
Swift, sarebeb del tutto impossibile
ottener credito alcuno. E’ questo un motivo sufficiente, da solo, per spingere
alla guerra un paese dotato di armi atomiche che viene messo con le spalle al
muro.
Ma altri
sono colti dalla loro specifica frenesia: chi avrebbe immaginato un personaggio
come Mohamed Bin Salman in Arabia Saudita? Uno che contemporaneamente distrugge
incarcera il suo parentado per rapinarlo, cerca di
provocare la guerra civile in Libano, si accoda con Israele e con Jared Kushner per scatenare la guerra finale contro l’Iran? Chi avrebbe
immaginato un Papa Bergoglio? Dicono che
l’intero Israele è in preda ad una”frenesia” di rivincita contro Hezbollah.
Insomma un Ballo di San Vito sinistro, dove l’Europa invece di agire da
razionale moderatore, partecipa alla frenesia
verso l’abisso.
Ne do un
solo esempio:
Austria
indicata come nemica da Soros & Bonino
“Austria:
cavallo di Troia della Russia?” Questo il sobrio titolo di un’analisi elaborata dallo
European Council of Foreign Relations. Se si sa
che tale organizzazione privata è ricalcata sull’americano Council on
Foreign Relations fondato negli anni ’20 dai Rockefeller allo scopo (ottenuto
con successo) di guidare la politica estera Usa
secondo gi interessi del grande business; che è co-finanziata da Soros;
e che ha fra i suoi presidenti Emma Bonino , è il caso di prestare attenzione.
I due terzi dell’articolo sono dedicati a sottolineare come il nuovo governo abbia ben poche possibilità
di attuare una vera politica anti-immigranti
in quanto legato mani e piedi
dalle normative-capestro UE,
quanto poco possa permettersi di
configgere con la Merkel opponendosi alle sanzioni contro Mosca; quanto sia poco probabile che
davvero Kurz si unisca al “campo di Orban nell’Europa del’Est” e “torni
l’Austria-Ungheria” di absburgica memoria – insomma dopo aver
spiegato ben bene quanto il governo austriaco sia debole e senz’armi nel contrastare “l’integrazione
europea”, ecco che l’articolo si concentra sul FpO. Notando anzitutto che è
“più socialista di quanto pensino i conservatori” (ossia Kurz e suo partito),
essendo “l’aumento delle pensioni e il sostegno per i redditi bassi molto
in alto nella lista delle priorità del
partito” (quindi “cattivo”), e incompatibile con i programmi di “disciplina
fiscale e riduzione della spesa sociale” del partito ÖVP, i democristiani di
Kurz (che quindi è “buono”). Deplorando
poi che il FpO insista sulla “democrazia diretta” (cattivo) e vorrà sottoporre a referendum le leggi
taglia-pensioni.
Ma questo è
ancora niente. Il peggio – e qui entra nel vivo – che il FPÖ “è uno dei pochi partiti in
Europa che ha un contratto ufficiale di cooperazione con il partito di Putin
“Russia Unita” : e qui posta il link a un articolo del New York Times, l’organo mediatico della casa madre di questi
“europeisti” alla Bonino, i democratici di Hillary.
“Fin dagli
anni 2000 la cerchia interna di Strache
[il capo del FpO]ha coltivato stretti legami con intellettuali russi
ultraconservatori”, fra i quali spicca
Alexander Dugin (“nel cui repertorio c’è la derisione dell’individualismo e omosessualismo”, ossia
i nostri valori); organizzano insieme “balli, eventi d’affari e congressi
politici”.
Insomma “c’è
da aspettarsi che il Kremlino farà uso dei suoi alleati oggi associati al
governo” austriaco.
“Nel
nuovo governo, il FPÖ controlla sia il ministero degli Interni sia quello della Difesa”, si allarma la lobby Soros-Bonino – “Per cui, sia i
servizi di controspionaggio civili e militari sono nelle sue mani, e avranno il
potere di scegliere quali casi
investigare e quali lasciar cadere.
Essi possono distogliere risorse da un dipartimento (Russia) e dirigerle
verso altri: pochi obietterebbero ad una
aumentata vigilanza contro gli estremisti
islamici mentre pochi noterebbero che ciò viene a spese di altri scopi”.
Capito? Lo ECFR
vuole che Vienna continui a
spiare i russi, più che gli islamisti.
“Già in
passato, il Golowatow-affair ha dolorosamente dimostrato il problema. Di
che si tratta? Una crisi diplomatica fra Austria e
Lituania datata 2011. “L’allora ministro ÖVP (democristiani) per la
Giustizia Beatrix Karl ordinò il rilascio di Michail Golowatow, un ex ufficiale
del KGB contro cui la Lituania aveva elevato
un mandato di cattura europeo per crimini di guerra”, scrive ECF. “IN realtà,
Golovatov era capo delle truppe speciali sovietiche che nel gennaio 1991
presero d’assalto la tv pubblica di Vilnius, occupata da ribelli
indipendentisti. Ci furono 14 morti. Una
delle tragedie connesse al
collasso e sgretolamento dell’URSS. Di
passaggio all’aeroporto di Vienna il russo fu prontamente arrestato in base al
mandato europeo; poco dopo le autorità l’hanno rilasciato perché il mandato
concepito dai lituani era “troppo vago” e “in Austria lo stato di fermo
è autorizzato per un massimo di 48 ore”,
cosa che ha scandalizzato la Lituania (è vero, prendano esempio
dall’Italia che fa durare la
carcerazione preventiva quanto le pare). La Lituania rispose facendo sapere che
intendeva emettere un mandato di cattura anche contro Gorbachev.
Naturalmente
si scandalizza anche il think tank Soros-Emma Bonino: adesso, simili rilasci “possono divenire la norma.
Da cui per la UE, il timore non è che
l’Austria si allontani dai processi di integrazione europei, come quelli sulla
integrazione militare e la cooperazione nell’intelligence. La paura è che
l’Austria ne sarà parte, e usando la
“neutralità” per evitare di dare
qualunque contributo significativo, nel contempo passi le informazioni
al Cremlino”.
L’Unione
Europea deve reagire e contrastare questo pericolo: perché ormai è chiaro, la
UE è in guerra contro lo Stato che Trump
ha definito “revisionista” perché “si
oppone agli interessi globali americani”. Ma come? Con sanzioni a Vienna per
punirla di aver votato come ha votato?
Già l’ha fatto nel 2000 (contro Haider), ma ora lo sconsiglia. “Nel 2000,
sanzioni all’Austria vennero imposte senza alcuna ragione oggettiva [ah sì?
Interessante ammissione, ndr.]. Diversamente dall’Ungheria di Orban
o alla Polonia di Kaczynski, il governo
di allora non aveva “riformato” l’ordine giudiziario [come Varsavia, contro la
quale sono comminate sanzioni europee], né ridotto la libertà di stampa, né
tolto i contrappesi istituzionali. Come risultato, le sanzioni hanno accresciuto la popolarità dello FPO invece di
danneggiarla”. Già. Succede, quando
(quasi sempre) Bruxelles fa un politica anti-popolare a solo vantaggio delle
oligarchie vincenti nella
globalizzazione, che hanno occupato il potere negli enti sovrannazionali.
E allora che
cosa consiglia lo ECFR?
“L’Europa deve riconoscere che il FPO ha un diritto
democratico ad avere vedute politiche differenti dall’Europa mainstream” [bontà
loro, lo concedono]. Ma nello stesso tempo, i governi europei – e in special
modo i servizi di intelligence devono tenere strettamente d’occhio ciò che
accade a Vienna. Le [varie sedi] ONU a Vienna e l’OSCE forniscono ampie scuse per accreditare “diplomatici”
che sono in realtà spie russe, che approfitteranno dei loro contatti col FPO. Ma
anche la UE ha messi di pressione su Vienna. Come sopra detto, Sebastian Kurz
dipenderà pesantemente da coalizioni a
livello UE per fa progredire il suo programma interno. Ciò assicura che egli terrà sotto controllo le
relazioni estere sovversive del FPO”.
Notiamo come
un gruppo privato, quale è lo European CFR di
Soros-Bonino, s’impanchi a “consigli” i
“servizi di spionaggio” degli stati europei
di indagare sui rapporti di un
partito regolarmente eletto con Mosca: evidentemente la voce del Padrone che
parla attraverso di loro.
Il FPO ha
avuto il 27 per cento e passa di voti; già dal 1999, quando era capeggiato da Haider, raccolse il
47% dei voto operai; alle presidenziali dell’aprile 2016 il suo candidato
Norbert Hofer ha ottenuto 35,1 dei voti,
e solo una serie di trucchi e brogli – accettati dalla UE col silenzio – ha dato
la presidenza al vecchio verde-rosso attuale presidente Van Der Bellen. Come si permette lo ECFR di pretendere che “i servizi” di altri paesi tengano sotto controllo questo
partito? Per i suoi rapporti cordiali con il partito Russia Unita: dunque è vietato in Europa avere tali
rapporti? Lo ECFR concede a parole il
diritto del FPo “ad avere vedute differenti da quelle dell’Europa mainstream”
(sic), ma poi nega quel diritto, definendo quei rapporti “sovversivi”. E’
palesemente più sovversivo, poniamo, il governo Gentiloni (come prima quello di
Renzi e Monti) mai sottoposti a suffragio popolare.
Oltretutto
“il primo dicembre abbiamo celebrato il ventesimo anniversario dell’entrata in
vigore dell’accordo di partenariato e
cooperazione tra la Russia e l’UE”, come
ha ricordato l’ambasciatore di Mosca a Bruxelles, Vladimir Chizhov. E’ “sovversivo” anche quello?, o è
santificato dal fatto che l’abbia stretto l’eurocrazia? C’è
fra le tonnellate di “normative”
e “direttive” europee un articolo che
vieta ai partiti europei di trattenere
rapporti speciali con “Russia Unita”?
Perché solo in questo caso un ente privato potrebbe bollare di “Cavallo
di Troja di Mosca” un partito politico legittimo. Ma allora la Russia è un nemico per la UE – e lo ECFR ne parla come di un nemico
pericoloso che manda “diplomatici che sono in realtà spie”..
Questo è il
linguaggio che corre ormai nei circoli oligarchici euro-americani, senza
che le opinioni pubbliche distratte se
ne rendano conto: un linguaggio di ostilità bellica. Un clima che ha fatto dire al generale dei
Marines Robert Neller, parlando il 21 dicembre i 330 Marines americani
stanziati in Norvegia: “Spero di sbagliarmi, ma ci sarà una
guerra. Dovete sempre esser pronti all’eventualità di una guerra”. Le
truppe Usa sono stanziate in Norvegia da un anno. “Pensiamo che ciò contraddica
la politica norvegese non stazionare
basi militari straniere in tempo di pace sul suo territorio”, commentò allora Maria Zakarova, la portavoce della Difesa
russa. Infatti la Norvegia era neutrale,
un tempo. Ma ora ognuno è agito dal suo demone e travolge ogni regola.
Viene da
ripetere l’antica preghiera dei tempi antichi, i più bui dell’Europa:
“A peste fame et bello
libera nos
Domine”
L’Italia,
ovviamente, non fa eccezione. Anche noi siamo preda dei nostri ben identificati
dèmoni, dei nostri partiti demonici,
ciascuno chiuso nelle sue ossessioni
terminali. L’effetto è una caduta della civiltà giuridica e morale, che viene descritta in questo video. E’
lungo, dura un’ora a mezza: ma prendetevi il tempo – è il nostro
autoritratto collettivo, al nostra adesione volontaria ad un
totalitarismo mostruoso nascente dalla
“libertà”.
L’articolo
ERDOGAN PROVOCA ATENE (RICORDIAMO PAISIOS), ed altri démoni è tratto da Blondet
& Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio
Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.
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