Σάββατο 2 Δεκεμβρίου 2017

Sicilo. La prima canzone della storia. In Grecia la fischiettava già Aristotele e suonava così (MUSICA)


Quando ammiriamo una scultura dell’antica Grecia, spesso dimentichiamo come queste fossero in realtà coloratissime, piuttosto che bianche candide come oggi le vediamo nei musei. Finiamo così col derivarne un’immagine molto più astratta di quanto non fosse in realtà. Il medesimo discorso può essere applicato alla produzione poetica-letteraria degli antichi greci, di cui ammiriamo l’aspetto testuale. Eppure, così ci perdiamo qualcosa: la loro musica.

Stefano Pitrelli - 08/11/2013 

La BBC ha recentemente intervistato Armand D’Angour, docente dell’università di Oxford che, in pratica, fa l’archeologo della musica, e si è imbarcato in un progetto finanziato dalla British Academy per riportarla in vita. “Immaginate che fra 2500 anni tutto ciò che resti delle canzoni dei Beatles siano alcuni testi – spiega – e che lo stesso accada alle opere di Mozart e Verdi. Immaginate quanto sarebbe entusiasmante ricostruirne il suono, riscoprirne gli strumenti e ascoltarne le parole nel modo giusto”. Si dimentica spesso, spiega D’Angour, che l’epica omerica, le poesie d’amore saffiche, così come le tragedie di Sofocle ed Euripide, fossero tutte concepite in musica, composte per essere cantate e accompagnate dalla lira, dalla zampogna e da strumenti a percussione.

ASCOLTATE "David Creese suona musica greca antica" QUI :

Come ricostruirle? Innanzitutto si parte dal ritmo, che rimane incastonato fra sillabe lunghe e corte. Poi gli strumenti: li ritroviamo descritti nei testi, e a volte raffigurati sui reperti, e il loro aspetto permette di ricostruirne tono e timbro. Adesso, annuncia il professore alla BBC, una serie di nuove scoperte sulla musica greca antica sono state fatte grazie ad alcuni documenti risalenti al 450 a.C: una miniera di lettere dell’alfabeto e simboli posti sopra le vocali dell’alfabeto greco. I greci avevano stabilito le proporzioni matematiche degli intervalli musicali: un’ottava è 2:1, una quinta 3:2, una quarta 4:3, e così via. In più, grazie alle lettere si risale al tono: la lettera A, ad esempio, rappresenta una nota musicale un quinto più alta della N, che è a metà dell’alfabeto.

Quanto all’effetto finale, la somiglianza è più con la musica popolare indiana e mediorientale che con quella tradizionale occidentale. L’esempio che fa D’Angour è quello dell'epitaffio di Sicilo. Ritrovato vicino Efeso nel 1883, oggi si trova al Museo nazionale danese di Copenhagen, ed è la più antica composizione musicale completa della storia umana: una canzone ellenistica risalente a un periodo intorno al primo secolo a.C. Ciò che la rende unica è il fatto che riporti una partitura intera.

Certo, ne esistono di più antichi – fino a risalire al 18° secolo a.C., incisi su tavolette cuneiformi – ma sono solo frammenti. A differenza degli altri, il breve epitaffio presenta testo e partitura integri. Fu ritrovato inciso su una tomba nella provincia turca di Aydın, insieme a questa frase: “Questa lapide è un’immagine. Sicilo qui mi pose quale imperituro segno di memoria immortale”. Qui di seguito, invece, il testo dell’epitaffio-canzone. La vera fortuna è che non esistono solo le parole: c’è incisa la melodia.

Finché vivi, splendi / non darti alcuna pena / la vita dura poco, / e il tempo chiede pegno.

All’Università di Newcastle, David Creese si è impegnato a costruire uno strumento non dissimile da una cetra. È sua l’interpretazione che oggi possiamo ascoltare. Ma adesso ci sarà da capire: quali erano le “colonne sonore originali” di Euripide e Omero?


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