Scuola (LaPresse)
"La mancanza di equità
nell'erogazione delle risorse per le scuole pubbliche, statali e paritarie,
questa sì che è una discriminazione".
VIRGINIA KALADICH, presidente
nazionale Fidae
06 OTTOBRE 2017
Virginia
Kaladich è presidente nazionale Fidae dal novembre 2015. Dal 2009 la Kaladich
ricopriva il ruolo di presidente regionale del Veneto. È una consacrata collaboratrice
apostolica diocesana legata alla diocesi di Padova e attualmente ricopre il
ruolo di dirigente scolastico all'Istituto scolastico paritario Sabinianum,
Scuole primarie Bianchi Biggiani e Sacro Cuore, e Scuola secondaria di I grado
Vincenza Poloni a Monselice.
Il Consiglio
nazionale della scuola cattolica, nello scorso giugno, ha pubblicato un
documento, Autonomia, parità e libertà di scelta educativa che, nella sua
stesura ha visto lavorare insieme le associazioni rappresentative delle scuole
paritarie. Come intendete renderlo operativo?
Vogliamo far
conoscere i suoi contenuti, perché sono importanti per tutti. Da qui l'idea di
un evento pubblico nazionale.
Un'occasione
per ripresentare pubblicamente i contenuti del documento. Fra i tanti temi che
tratta, qual è il messaggio più urgente che si vuole lanciare?
Sicuramente
quello del valore della libertà di scelta educativa e dell'importanza delle
scuole paritarie per l'intero sistema di istruzione nazionale. A noi sta a
cuore tutta la scuola, ma proprio per questo non possiamo non tener conto che
dal 2000 in Italia il sistema pubblico integrato, composto da scuola statale e
scuola non-statale, si imbatte ancora in molti pregiudizi che spesso riducono,
nel dire comune, le scuole paritarie ad essere definite scuole di
indottrinamento o per i ricchi.
E come si
possono abbattere questi pregiudizi? Il fatto stesso che le scuole paritarie
chiedano il pagamento di una retta, implica per sua natura il rischio di una
discriminazione sociale fra chi può pagare e chi no.
Infatti! Per
questo vogliamo e dobbiamo ribadire con forza che la scuola è delle famiglie,
che non possono sentirsi penalizzate nella loro libertà di scelta educativa e
di formazione per i loro figli. La mancanza di equità nell'erogazione delle
risorse per le scuole pubbliche, statali e paritarie, questa sì che è una
scelta discriminante. Non si può rimanere inermi o lasciare che i pregiudizi
restino tali. Dunque: noi ci siamo e vogliamo continuare ad educare.
Cosa
chiederete alle istituzioni durante la convention?
Vogliamo
interloquire con i rappresentanti delle istituzioni civili ed ecclesiali per
raccontare la plurisecolare storia e soprattutto i progetti che hanno un unico
grande obiettivo: il futuro delle nuove generazioni.
Istituzioni
aparte, a chi vi rivolgete?
Auspichiamo
il coinvolgimento di tante persone e invitiamo tutti a partecipare. Gli
studenti, perché non vengano considerati studenti di serie B e per testimoniare
la vivacità della scuola paritaria; i genitori per testimoniare la motivazione
nella libertà di scelta educativa, scelta che li porta anche a dover sopportare
un'iniqua penalizzazione in termini economici; gli insegnanti perché vengano
riconosciuti il loro impegno e la dignità che il loro lavoro merita, lavoro
spesso scelto anche a costo di sacrificio; il personale non docente, perché gli
venga riconosciuta la professionalità ed il contributo concreto che dà per
garantire un servizio qualificato; i dirigenti, per testimoniare la convinzione
dell'importanza di una vera comunità educante; e i gestori per ribadire il loro
impegno, non sempre riconosciuto, a favore del servizio pubblico
dell'istruzione.
Il Miur ha
da poco pubblicato i dati relativi alle iscrizioni alle scuole statali e paritarie:
il calo di sedi scolastiche e di alunni delle paritarie è drammatico. In pochi
anni sono andati persi oltre 200mila alunni e più di 400 sedi. Cosa sta
succedendo? C'è un futuro per la scuola paritaria?
C'è un
futuro. Deve esserci, per il bene di tutto il paese! Non abbiamo nessuna
intenzione di fermarci e piangerci addosso. Al contrario, vogliamo guardare
avanti per continuare a essere una presenza significativa e preziosa per
l'intero sistema scolastico nazionale. Verona sarà l'occasione per una riflessione
generale in cui coinvolgere la comunità civile ed ecclesiale e tutte le persone
di buona volontà che hanno a cuore l'educazione. Solo nel nostro Paese e in
Grecia i genitori non vedono garantito il diritto di scelta in campo educativo.
Insomma, mi
pare di capire che la "battaglia"continua.
Certo.
Questa nostra non vuole essere solo una tappa per costruire un percorso rivolto
al domani dei nostri giovani, coinvolgendo tutte le realtà che hanno
responsabilità e quanti operano nella costruzione di vere comunità educanti. La
sfida in gioco è grande: il futuro delle nuove generazioni.
(Marco
Lepore)
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