Δευτέρα 30 Οκτωβρίου 2017

Storia. 28 ottobre 1940: l’OXI di Metaxas e la gaffe della diplomazia internazionale

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 Il dittatore Ioannis Metaxas

Η Ελλάδα γιορτάζει την Ημέρα του Όχι. Στις 28 Οκτωβρίου 1940 οι Έλληνες είπαν Όχι στον φασισμό (La Grecia festeggia la giornata “No”. Il 28 ottobre 1940 i greci hanno detto no al fascismo) si legge in un tweet dell’ambasciata della Federazione Russia ad Atene. C’è poco da fare: chi accusa Putin e i russi di oggi di essere autoritari e fascisti non ha capito granché della Federazione, il cui Ministero degli Esteri fino a tempi non sospetti esponeva sulla pagina ufficiale un vistoso banner celebrativo della Grande Guerra Patriottica contro il Fascismo. 

Già perché in Russia “fascismo” è sinonimo di “nazismo” e Grande Guerra Patriottica sostituisce il più “internazionale” Seconda Guerra Mondiale: definizioni e percezioni di un popolo che ha profondo rispetto per il proprio passato e per la sua identità, sovietica e zarista. Amore che, suo malgrado, non ripara da potenziali gaffe: il “No” greco fu indirizzato non al Fascismo, come si legge nel tweet, ma più semplicemente al Governo di Roma. Perché questa distinzione? Perché Ioannis Metaxas era un dittatore che aveva modellato la sua politica su quella di Mussolini in Italia. Che poi i greci riuscirono ad opporre strenue resistenza all’invasione straniera fino al 1941 (anno dell’intervento tedesco) nessuno può negarlo, tuttavia è importante raccontare il passato per ciò che è stato, evitando di promuovere interpretazioni che odorano più di speculazione che di reale testimonianza storica. Dunque un abbaglio quello russo che, per spezzare una lancia a loro favore, non hanno preso i soli diplomatici del Cremlino: infatti, essendo il 28 ottobre festa nazionale greca chiunque, profilo istituzionale o semplice utente di Twitter, ha postato parole di elogio per quel “no” al fascismo che fu pronunciato, da un fascista, 77 anni or sono.

Allora perché invadere un paese orientato al fascismo? Strategica, interessi economici e militari: come Re Francesco I di Francia che ospita a Tolone la flotta ottomana per saccheggiare le italiche (e cristiane) coste della Penisola; come la Germania nazista che invade l’autoritaria (e fascista) Polonia; come l’Urss che chiama “fascista” Tito e invade l’Ungheria di Nagy (non era certo un controrivoluzionario come lo definì l’Unità); come la guerra sino-vietnamita. Casi ce ne sono tanti a dimostrazione che i conflitti non sono mai davvero ideologici, se non nella testa degli ingenui, dei perbenisti e dei nostrani antifascisti.

Di Marco Petrelli


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