Doveva
essere un viaggio alla "ricerca delle radici culturali e spirituali
dell'Occidente" quello di Battista Saiu e Dino Gentile al Monte Athos ...
e così è stato. "Un'esperienza straordinaria - commenta Gentile - di
scoperta e condivisione dei ritmi e dei gesti che scandiscono la vita
monastica. Il Cristianesimo delle origini, tutt'oggi presente nelle dimensioni
eremitiche e cenobitiche del Monte Athos, proietta nella contemporaneità e in
un modo di stare al mondo che è stratificazione di valori antichi e di presenza
del trascendente nella nostra vita quotidiana". Il viaggio in terra greca,
di fatto iniziato e concluso nella città di Salonicco, ha permesso di andare
anche alla ricerca di relazioni e aspetti comuni della cultura materiale di
popoli mediterranei.
In occasione di un'attenta visita al Museo Etnografico di Salonicco, Battista Saiu ha potuto rilevare motivi di stretto legame tra il modo di vestire e di mangiare delle genti di Tracia e Macedonia con quello del popolo di Sardegna. "L'abbigliamento dei Sarakatsani, pastori transumanti tra Grecia, Albania e Bulgaria, è del tutto simile a quello sardo, con immediata evidenza nel "segouni", gonnellino maschile pieghettato e sfasato ("ragas" in lingua sarda), trasferito anche nella divisa militare della guardia d'onore greca. Il cappotto tipico, già indossato a Salonicco negli ultimi due secoli, si conserva nella foggia e nel nome di quello sardo in orbace chiamato, appunto, "su saroniccu" o "su sereniccu".
Anche i
piatti greci hanno aspetto, profumi e sapori che riportano in Sardegna,
caratterizzati da verdure crude e carni allo spiedo. Sempre presenti le olive -
conclude Saiu - sia nei monasteri del Monte Athos che nelle taverne che animano
le vie di Salonicco”.
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