Cavusoglu a
Kotzias: "Valutate i possibili legami con la rete golpista dei richiedenti
asilo"
“Vogliamo
credere che la Grecia, un Paese vicino con cui stiamo sviluppando ogni giorno
relazioni più strette, non diventi un rifugio per i golpisti turchi legati alla
rete di Fethullah Gulen“. Lo ha detto il ministro degli Esteri turco, Mevlut
Cavusoglu, in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo di Atene,
Nikos Kotzias, in visita ad Ankara. Secondo Ankara, che nei mesi scorsi aveva
già duramente criticato la decisione dei tribunali greci di non estradare 8
militari accusati di aver partecipato al putsch, sono almeno altri 995 i
cittadini turchi che hanno presentato una richiesta di asilo in Grecia.
Cavusgolu ha quindi invitato Atene a valutare accuratamente possibili legami di
questi richiedenti asilo con i “gulenisti”. Dal canto suo, Kotzias ha ribadito
la condanna del golpe da parte del suo governo ma anche l’indipendenza dei
tribunali greci.
Ott 24, 2017
A oltre un
anno dal fallito colpo di Stato la stagione delle “purghe” inaugurata da
Erdogan non si è ancora conclusa. A farne le spese, negli ultimi giorni, sono
stati 518 testi scolastici, sequestrati perché, secondo Ankara, avrebbero
“contenuti controversi” o di propaganda a favore della presunta rete golpista.
L’iniziativa è stata avviata dopo gli appelli lanciati dal presidente Erdogan
per la cancellazione dei messaggi gulenisti. Tra i contenuti finiti nel mirino,
ci sono i riferimenti al progetto di “Dialogo interreligioso” sostenuto per
anni dal suo movimento Hizmet. Dall’estate del 2016 circa 140 mila libri
ritenuti portatori della “propaganda” di Gulen sono stati “ritirati con
urgenza” da 1.142 biblioteche statali.
Lo spettro
del gulenismo per il governo turco è, dunque, diventato una vera e propria
ossessione. Lo dimostra quanto avvenuto dopo il derby tra Galatasaray e
Fenerbache, le due più importanti squadre di calcio di Istanbul. Prima del
fischio d’inizio i tifosi del Galatasaray hanno srotolato un’enorme coreografia
con raffigurato Rocky Balboa. Tanto è bastato al ministero dello Sport per
aprire un’indagine. Il celebre pugile hollywoodiano (interpretato da Sylvester
Stallone), sarebbe, infatti considerato un simbolo “gulenista”. Il motivo? Lo
“Stallone italiano” è originario di Philadelphia, città della Pennsylvania,
Stato Usa nel quale dal 1999 vive proprio Gulen, auto-esiliatosi dopo essere
entrato nella black list di Erdogan. Non solo. Lo slogan “Alzatevi in piedi“,
affiancato alla coreografia, evocherebbe un recente discorso dell’imam
miliardario.
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