Il 26 di questo mese, memoria del santo, glorioso e grande martire DEMETRIO il MIROVLITA.
San Demetrio
visse a Tessalonica sotto il regno di Diocleziano e Massimiano (284-305). Egli
discendeva da una delle più nobili famiglie della provincia di Macedonia ed era
ammirato da tutti non solo per la nobiltà della sua origine e la sua grazia
fisica, ma anche per la sua virtù, la sua saggezza e la sua bontà, che lo rendevano
superiore agli anziani.
Esperto
nell’arte militare, era stato nominato, malgrado la sua giovane età, generale
delle armate di Tessaglia e proconsole di Grecia da Massimiano Galerio, Cesare
per la Grecia e la Macedonia. Ma questi onori non riuscivano a far perdere a
Demetrio il senso delle realtà più essenziali. Con il cuore toccato dalla fede
in Cristo e considerando niente tutta la gloria di questo mondo, trascorreva la
maggior parte del suo tempo a interpretare pubblicamente la parola di Dio. La
sua parola era così convincente e la sua vita, piena di giustizia, di pace e di
amore per i fratelli, ne era una applicazione pratica, tanto che un gran numero
di pagani si erano convertiti, malgrado la persecuzione lanciata
dall’imperatore contro i cristiani.
Poiché
l’imperatore Massimiano andò a riportare importanti vittorie contro gli Sciiti,
di ritorno verso Roma, si fermò a Tessalonica per farsi acclamare dalla folla e
offrire sacrifici di ringraziamento agli idoli. Alcuni pagani della città.
Gelosi dei successi di Demetrio, approfittarono della presenza dell’imperatore
per denunciarlo come cristiano. Lo stupore del tiranno si trasformò in violenta
collera quando apprese che Demetrio non si accontentava di condividere la fede
dei discepoli di Cristo ma la propagandava con successo approfittando della sua
carica nell’assemblea degli ufficiali. Egli fece comparire Demetrio e lo fece
chiudere in una prigione situata nel sottosuolo malsano di un bagno che si
trovava in prossimità. Allorché Demetrio penetrò nella sua cella, uno scorpione
si avvicinò al suo piede, preparandosi a pungerlo mortalmente ma, con un
semplice segno di croce, il santo lo fece scomparire. Venne allora lasciato
solo, nell’umidità e fra odori nauseabondi. Ma Demetrio non vi prestava attenzione,
pieno di gioia al pensiero di comunicare ben presto pienamente alla Passione
salvifica del Signore; la sua sola tristezza era di dover attendere la fine
delle festività organizzate per il trionfo dell’imperatore, per compiere il suo
martirio.
Come era abitudine
in tali circostanze, Massimiano aveva organizzato nell’anfiteatro di
Tessalonica dei giochi e dei combattimenti di gladiatori. Egli aveva condotto
con sé una sorte di gigante, dalla forza erculea, che nessuno poteva
resistergli. Un giovane cristiano della città di nome Nestore, vedendo il vano
orgoglio che faceva l’imperatore alla vista delle vittorie del suo protetto,
decise di dimostrargli che è al Cristo soltanto che appartiene la vera potenza.
Egli corse verso la prigione dove era prigioniero Demetrio e gli chiese la
protezione della sa preghiera per andare ad affrontare il gigante. Il martire
fece il segno della croce sulla fronte del giovane e l’inviò, come Davide
avanti a Golia. Egli arrivò all’anfiteatro nel momento in cui gli araldi gridavano
dappertutto invitando chi volesse affrontare Lieo. Nestore avanzò allora avanti
all’imperatore e gettò la sua tunica gridando: << Dio di Demetrio, vieni
in mio aiuto! >>. Immediatamente, mentre il gigante si tuffava sul
fragile ragazzo, costui lo schivò e lo colpì mortalmente al cuore con il suo
coltello. Tutti rimasero colpiti da stupore alla vista del prodigio e si
chiesero come l’invincibile barbaro era così subitaneamente caduto sotto i
colpi di un ragazzo che non confidava né nella sua forza né nelle sue armi. In
effetti costui aveva messo tutta la sua speranza nel Signore, << Maestro
del combattimento >>, Lui che libera i nemici nelle mani dei suoi fedeli.
Anziché sottomettersi a questo segno della potenza sovrana di Dio, l’imperatore
scoppiò di collera e ordinò che si afferrasse sul campo Nestore e gli si
tagliasse la testa fuori città. Poiché aveva udito Nestore invocare il Dio di
Demetrio, Massimiano suppose che quest’ultimo avesse usato qualche sortilegio e
diede l’ordine ai suoi soldati di andare ad uccidere con le loro lance nel
fondo della sua prigione, senza alcuna forma di processo. Alcuni cristiani, che
erano presenti al momento dell’esecuzione del santo, attesero la partenza dei
soldati e seppellirono il suo corpo con devozione.
Lupo, il servitore
di san Demetrio, era anche lui presente. Prima che venisse seppellito, prese la
tunica del martire bagnata del suo sangue e mise al suo dito l’anello regale
che costui portava. Attraverso l’intermediazione di questi due trofei, Lupo
compì un gran numero di miracoli e di guarigioni. Allorché Massimano l’apprese,
inviò subito i suoi soldati a tagliare la testa al fedele servitore.
Dio non
voleva lasciare inerte dopo la sua morte, la grazia di cui aveva riempito
Demetrio; e perciò fece colare dal suo corpo un delizioso liquido profumato,
che aveva la proprietà di procurare la guarigione a tutti quelli che
confidavano con fede nell’intercessione del santo. A più riprese dopo 1600
anni, san Demetrio ha manifestato la sua benevola protezione sulla città e sugli
abitanti di Tessalonica. Egli li ha protetti dagli assalti dei barbari,
combattendo contro di essi sui bastioni; li ha salvati dalle epidemie e dalle
carestie; ha guarito i malati e consolato gli afflitti. I suoi miracoli sono
così numerosi che colui che volesse enumerarli sembrerebbe così insensato come
colui che desiderasse contare i granelli di sabbia.
A cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
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