E’ con immenso piacere che pubblico questo prezioso articolo del Prof.
Domenico Maddaloni, docente di sociologia all’Università di Salerno.
Il Professore, interessato alle dinamiche della nuova emigrazione in
Europa, all’inizio di questo autunno si è stabilito per un mese ad Atene per
condurre una ricerca qualitativa sul campo. Ha parlato con diversi esponenti
della comunità italiana ateniese e ha raccolto le loro disparate testimonianze
circa i motivi del loro trasferimento, le loro prospettive future, il loro
livello di integrazione e il loro rapporto con la madrepatria.
Il contributo è stato scritto dal Professor Maddaloni per SRDK alla fine
della sua permanenza ateniese e trae le prime somme della sua indagine.
Ringraziando sentitamente il docente, propongo volentieri la sua prima efficace
analisi della comunità italiana di Atene.
In Grecia come a casa nostra? Una ricerca sugli italiani di Atene
Mentre in Italia la politica si dibatte, si contorce e si avvita intorno a
tematiche di scarsa o nessuna presa sulla vita quotidiana dei cittadini – a
meno che non si tratti di tasse o di tariffe in aumento “perchè ce lo chiede
l’Europa” –, molti studiosi di scienze sociali hanno cominciato ad interrogarsi
su un fenomeno che appare in grande crescita in questi ultimi tempi. Sempre più
Italiani, giovani e anziani, dal Sud e dal Nord, lasciano il Paese. Quello
della crescente mobilità delle persone non è un fenomeno limitato all’Italia,
perchè in parte è una conseguenza spontanea della globalizzazione. Inoltre un
numero crescente di espatri si sta verificando anche negli altri Paesi di
questa Europa del Sud tanto colpita da una crisi che si sta prolungando, al
punto che non riusciamo più a vederne una conclusione positiva. Ma certamente
quello degli espatri è un fenomeno che colpisce l’immaginazione degli studiosi,
perchè l’epoca delle migrazioni degli Italiani sembrava ormai conclusa con il
decollo economico degli anni ’60, che aveva messo fine alla stagione delle
partenze “con la valigia di cartone” in direzione delle miniere o delle
fabbriche del Nord America, del Nord Europa e, come sappiamo bene, anche del
Nord Italia.
Chi sono questi Italiani nuovamente in cerca di opportunità di lavoro o di
vita in altri Paesi? Quali motivi, bisogni o interessi li spingono? Quali
difficoltà si trovano a dover affrontare? Che giudizio danno della propria esperienza,
in confronto con una possibile permanenza o un possibile ritorno in Italia? E
come definiscono se stessi nel mondo di Skype, dei voli low cost e della
flessibilità del lavoro e della vita? Queste domande hanno spinto un numero
crescente di studiosi a cercare delle risposte attraverso la ricerca empirica.
Sono un sociologo dell’Università di Salerno e ho vissuto qui per circa un
mese, cercando di creare un rapporto con gli Italiani di Atene e di Halkida,
frequentando i luoghi virtuali e reali d’incontro e intervistando tanti
connazionali che hanno spontaneamente prestato il loro tempo e la loro
attenzione al mio lavoro di ricerca, dedicato al tentativo di rispondere alle
domande che ho presentato qui sopra. Ed anche a qualche altra domanda rivolta più
specificamente a chi potrebbe vivere qui ma anche altrove, e che tuttavia ha
scelto la Grecia come “casa” propria. I mass media del nostro Paese non mancano
mai di presentare la Grecia come un esempio negativo nel panorama europeo
dell’epoca della crisi. La Grecia è, per definizione, il Paese che “sta peggio
di noi”, e rispetto al quale “noi” possiamo sentirci un gradino al di sopra. E
allora per quale ragione ci sono oggi comunque così tanti Italiani che
continuano a scegliere la Grecia, e in particolare Atene, non per una vacanza,
non per un viaggio, ma proprio per viverci, e proprio in questa epoca di crisi?
Al momento in cui scrivo queste brevi note la ricerca non è affatto
terminata. I materiali che ho raccolto verranno attentamente studiati con l’aiuto
di software di analisi dei dati testuali, e di procedure di interpretazione
condivisa tra i ricercatori, che permetteranno di far emergere i principali
nodi tematici dei percorsi e delle condizioni di lavoro e di vita degli
Italiani ad Atene. E non finisce qui, dal momento che – come è noto dai tempi
di John Stuart Mill – la forma più robusta e generalizzabile di conoscenza è
quella comparata. Vogliamo confrontare il profilo sociale degli Italiani di
Atene con quello degli Italiani di Valencia, o di Francoforte, o di tanti altri
luoghi privilegiati dai nostri connazionali per la propria scelta di lavoro e/o
di vita “altrove”. Perciò sarebbe presuntuoso, da parte mia, presentarvi ora i
risultati di un’indagine che non è finita. Forse però posso dirvi di alcune
impressioni che ho ricavato in questo periodo di lavoro, qui ad Atene e
dintorni.
Innanzitutto, il profilo sociale degli Italiani che
risiedono qui è molto più eterogeneo di quanto non pensassimo all’inizio. C’è
la donna (o molto più raramente l’uomo) che si è trasferito qui per amore – un
fenomeno noto agli studiosi come marriage migration.
Ci sono i pensionati che amando la Grecia hanno deciso di vivere qui almeno una
parte dell’anno – questa gli esperti la chiamano invece retirement
migration. Ci sono, e sono più numerosi del previsto, i giovani che
hanno trovato un’occupazione qui dopo esperienze italiane infruttuose, sia nel
lavoro autonomo – in particolare nella ristorazione – sia in quello dipendente,
spesso in centri di assistenza “in remoto”. Ma accanto a quelli che sarebbero
chiamati migrant workers si trovano anche giovani aspiranti
manager globali che vivono una parte della propria carriera in questo Paese – e
cioè quanti vengono chiamati dagli esperti expatriates in senso stretto. E non si può
assolutamente dimenticare la presenza della second generation – dei figli di coppie formate da un
coniuge italiano e da uno invece greco. Insomma, si tratta di una presenza
niente affatto marginale – per quanto certamente gli Italiani residenti qui non
si contino a milioni – e ramificata in diversi settori ed ambienti della
società greca.
Un aspetto invece comune a gran parte degli Italiani che ho incontrato è
l’avere un livello culturale piuttosto elevato. Chi ha un titolo di studio
“inferiore”, qui, ha il diploma medio superiore, ma la grande maggioranza ha un
diploma di laurea. In linea di principio, l’avere un titolo di studio elevato è
una risorsa che rende più facile l’inserimento nella società di accoglienza.
Questo perchè l’avere un diploma, o meglio ancora una laurea, aumenta quella
che i sociologi chiamano capacità riflessiva, e cioè la capacità di comprendere
il mondo intorno a sè e di mettersi in relazione con esso per cogliere i propri
obiettivi di lavoro o di vita. Che si tratti di imparare il greco, o di
muoversi nell’area metropolitana, o di cogliere una nuova opportunità di
lavoro, o di partecipare alla vita culturale di una città che è una grande
capitale dell’Europa mediterranea: in queste, come in altre circostanze, un
livello di istruzione elevato, e di conseguenza una elevata riflessività,
risultano di aiuto. E tutto questo a sua volta aiuta a vivere bene in questo
Paese e in questa città.
Anche il modo nel quale molti tra gli Italiani residenti
ad Atene affrontano il tema dell’identità mi sembra collegato all’elevata
istruzione e capacità riflessiva di cui dicevo in precedenza. Non sono molti
quelli che si definiscono “emigrati”, la maggioranza delle persone che ho
intervistato non si riconosce affatto in questa etichettta. Prevalgono invece
due definizioni che mostrano un grado sottostante molto elevato di fiducia in
se stessi. Alcuni infatti scelgono di definirsi “Italiani all’estero” – come se
dicessero “la mia identità è talmente robusta che mi permette di vivere qui
come vivrei in Italia”. Apparentemente
all’opposto, altri si definiscono “cittadini del mondo” – come se dicessero “la
mia identità è talmente forte che mi permette di vivere qui come vivrei ovunque”.
Ma questo, anche più di quelli toccati in precedenza e di tanti altri, è un
tema delicato che merita certamente un attento approfondimento.
Non posso non concludere con un omaggio e un ringraziamento. Alla Grecia e
in particolare alla città di Atene, che sento ormai un pò anch’io come “casa
mia”. A tutte le persone che mi hanno accolto, Italiani e Greci, che non
soltanto hanno attivamente partecipato al mio lavoro ma hanno contribuito a far
sì che questo periodo all’estero fosse anche per me un fattore di grande
crescita e di arricchimento personale. Un’esperienza che non dimenticherò, e
che anzi mi farebbe piacere di tenere viva il più possibile.
Prof.
Domenico Maddaloni
Fonte:
http://www.sullerivedelkifissos.it/2017/10/19/italiani-atene/
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