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Avete mai
provato, durante la solita chiacchierata fra colleghi o amici, ad annunciare
con nonchalance “In Agosto vado a Cipro”? Fatelo e salterà subito su qualcuno
che vi sconsiglierà il viaggio, avvertendovi che si tratta di un’isola divisa e
contesa fra Grecia e Turchia.
23
ottobre 2017
È vero, ma
non seguite il suo consiglio: anche la triste storia della divisione di Cipro è
uno degli elementi che rendono il viaggio un’esperienza indimenticabile, non
limitata al sole e al mare, ma immersa nella storia, nel cuore della gente e,
come vedremo, anche nel mito.
Cipro:
storia di una città invasa e divisa
Tanto per
evitare un equivoco in cui cadono in molti, chiariamo subito che Cipro non è in
Grecia: è uno Stato indipendente e purtroppo diviso. Quella che viene
comunemente indicata come “Cipro greca”, a Ovest, si distingue dalla “Cipro
turca”, propriamente Repubblica Turca di Cipro del Nord, uno Stato riconosciuto
solamente dalla Turchia e sotto la sua diretta sovranità dal 1974 al 1983.
Come si sia
arrivati a questa situazione è abbastanza complicato da spiegare: fatto sta che
le comunità greca e turca che, fino ai primi anni Settanta avevano convissuto
piuttosto tranquillamente nell’isola, furono fomentate l’una contro l’altra,
fino a che non si arrivò al colpo di stato e alla divisione della nazione nel
giro di una notte. Intere famiglie furono trasferite da un lato all’altro del
Paese, le case furono sventrate, le attività distrutte.
A tempo di
record fu costruito un muro, detto linea Attila, che divise in due Nicosia, la
capitale. Ancora oggi salire sulla piattaforma a metà della via principale e
gettare uno sguardo dall’altra parte è un’esperienza surreale: la parte turca
appare del tutto deserta, con la strada costeggiata da negozi distrutti, come
se i proprietari fossero scappati in fretta e furia solo pochi minuti prima. In
lontananza, disegnata su di una collina, la bandiera di Cipro Turca ha un che di
inquietante, distesa su quella desolazione.
La divisione
dell’isola e il mancato riconoscimento internazionale della Repubblica Turca di
Cipro del Nord hanno portato a una profonda differenza fra le due realtà, che
pure sono affiancate in uno spazio così limitato.
Mentre Cipro
greca sfrutta al massimo la stagione turistica, con le sue bellezze
archeologiche, il mare e la movida di Aya Napa, Cipro turca si accontenta dei
pochi visitatori che hanno voglia di munirsi di passaporto per dare un’occhiata
al di là della barricata, solitamente con una gita organizzata con rientro in
serata. Il turista che si rechi a visitare Cipro turca e in particolare la
parte antica di Famagosta, potrà beneficiare di un’accoglienza da re: gli
abitanti, desiderosi di lavorare, stendono letteralmente il tappeto rosso davanti
ai potenziali clienti. Chiusi nel loro piccolo mondo, non chiederebbero di
meglio che uscirne.
Anche gli
abitanti di Cipro greca sarebbero favorevoli a una riunificazione; malgrado
questo, le condizioni poste, troppo onerose per loro, li hanno indotti a votare
NO al referendum del 2004. La soluzione è quindi ancora lontana dal venire, ma
negli ultimi anni la tensione si è allentata ed è diventato perfino possibile
ottenere dei visti giornalieri per visitare l’altra parte. In questo modo,
molti hanno potuto almeno rivedere le loro case, dalle quali erano stati
strappati con violenza e molte lacrime di intensa emozione sono cadute.
Le rovine di
Famagosta
Parlando di
rovine di Famagosta non mi riferisco alle pur notevoli mura veneziane con la
statua del leone alla quale, secondo la leggenda, conviene sempre mettere una
mano in bocca perché con un po’ di fortuna se ne potrebbe estrarre un tesoro.
Né mi riferisco al centro storico della città, con splendidi monumenti quali la
Moschea di Lala Mustafa Paşa, la Cattedrale di San Nicola e la Chiesa di San
Giorgio dei Greci.
Voglio
invece parlarvi di Varosha, la zona turistico/residenziale oggi ridotta a uno
scheletro bianco affacciato sul mare.
Varosha, o
Varosia, conobbe il suo massimo splendore fra gli anni Sessanta e i Settanta. I
turisti si concentravano sui suoi alberghi e sulle sue spiagge esattamente come
adesso fanno con Aya Napa, e il complesso alberghiero e residenziale che vi si
era sviluppato faceva invidia a molte località alla moda. Al momento
dell’invasione turca Varosha fu abbandonata immediatamente, per paura, dai suoi
residenti. Quando l’esercito vi arrivò la trovò deserta e la demarcò con filo
spinato.
Da allora
nessuno vi è più entrato e gli snelli ed eleganti edifici sono ridotti a
scheletri, circondati da erba alta e da non si sa più quale fauna, a parte la
spiaggia che si è trasformata nel luogo deputato dalle tartarughe marine per la
riproduzione.
Tutto è
rimasto fermo a quella maledetta estate: l’hotel Argo, il preferito di Liz
Taylor che vi soggiornava insieme a Richard Burton, e gli altri hotel e resort
che ospitavano Raquel Welch, Brigitte Bardot e decine di altri VIP. Un sogno
dorato, ma soprattutto un’importante fonte di reddito, strappati via con
violenza dalle mani degli abitanti.
Cercando
Venere a Cipro
Dalla storia
passiamo al mito, per scoprire che, anche in questo campo, Cipro non ha mancato
di creare discordia, almeno in modo indiretto. Se ben ricordate la mitologia,
infatti, è proprio a Cipro che dalla spuma del mare nacque Venere, la dea della
bellezza. Che, manco a dirlo, poche ore dopo la propria nascita si trovò
coinvolta in una diatriba con Giunone e Minerva per il possesso della mela
d’oro destinata “alla più bella”. Fu proprio per corrompere Paride e farsi
consegnare la mela, che Venere gli promise la donna più bella del mondo, cioè
Elena di Troia, scatenando così la gelosia del marito Agamennone e la
famigerata guerra cantata da Omero.
Come dare
torto alle donne che visitano l’isola di Cipro se manifestano il desiderio di
seguire le orme della dea della bellezza e dell’amore? Il primo posto da vedere
è quindi Petra Tou Romiou, “la roccia dei romani”, lo scoglio presso il quale la
dea trovò i natali. Situata a sud, fra Pafos e Limassol, è chiamata anche la
“roccia di Afrodite”. Ogni donna veramente spiritosa dovrebbe avere il coraggio
di farsi fotografare vicino alla roccia, nell’atto di uscire dall’acqua, in una
moderna interpretazione della dea Venere. E magari porta anche fortuna!
La seconda
tappa per le donne coraggiose e sognatrici è la penisola di Akamas dove, in
mezzo alla vegetazione, si trova un laghetto naturale semiprotetto da una
grotta. Questo laghetto è noto come i Bagni di Afrodite, poiché si narra che la
dea Venere venisse proprio qui a bagnarsi. Se volete credere alla leggenda,
sciacquatevi il viso con l’acqua del laghetto: si dice, infatti, che questo
regali bellezza e fascino in eterno. Vi preghiamo solo di non replicare lo
spettacolo di dubbio gusto offerto da qualche turista che si è letteralmente
buttata a corpo morto nel laghetto: è illegale.
Un mosaico
di storia
Dal mito
passiamo nuovamente alla storia, ma stavolta andiamo molto più indietro nel
tempo: torniamo al periodo greco-romano, per parlare delle splendide ville dei
signori, quelle che, al giorno d’oggi, potrebbero permettersi solo Trump o Paul
Mc. Cartney (mi si perdoni l’accostamento, puramente… economico).
Sto parlando
delle ville dell’antica città di Paphos, delle quali sono giunte fino a noi le
splendide pavimentazioni a mosaico.
In occasione
dei miei viaggi oltre confine ho sentito fin troppe volte, di fronte alla
prospettiva di visitare un sito archeologico, la frase: “Figurarsi, con tutte
le testimonianze antiche che abbiamo noi in Italia!” Beh, dimenticatela. A
parte il fatto che il viaggio richiede sempre apertura mentale piuttosto che
presunzione di superiorità, sappiate che i mosaici di Paphos sono secondi forse
solo a quelli di Piazza Armerina in Sicilia.
Vi basterà
visitare le quattro ville, la Casa di Dioniso, la Casa di Orfeo, la Casa di
Aion e la Casa di Teseo, per rendervi conto di quello che vi sto dicendo. Gli
ignoti artisti dell’epoca ne hanno letteralmente dipinto i pavimenti usando le
tessere colorate del mosaico, dando vita a scene di notevole dinamismo e
accuratezza e a rifiniture intrecciate di enorme pregio. Si tratta ovviamente
di scene mitologiche, ma anche di caccia e di vita quotidiana che, oltre a
riportare a noi la mirabile arte dei loro esecutori, ci hanno fornito utili
indicazioni per ricostruire la storia e la quotidianità dell’epoca.
Le chiesette
in riva al mare
La religione
predominante di Cipro è quella ortodossa. Entrando in una delle splendide e
ricche chiese cipriote vi troverete l’iconostasi, una parete divisoria ornata,
appunto, di icone, atta a dividere il celebrante dai fedeli.
Una delle
principali caratteristiche della religione greco-ortodossa è il bacio rituale:
i fedeli, in segno di rispetto, baciano le icone e la mano del celebrante. È
bene precisare che, come già abbiamo visto nell’articolo dedicato a Kiev, il
segno della croce si esegue toccando per prima la spalla destra in luogo di
quella sinistra.
Se volete
approfondire la vostra conoscenza delle chiese di Cipro, dovrete ovviamente
visitare quelle tappezzate di ori e ornate di lampade che si trovano a Nicosia
(Cattedrale di San Giovanni) e a Larnaca (Ayios Lazarus), ma soprattutto non
dovrete perdervi le dieci chiesette sui monti Troodos, dichiarate dall’Unesco
Patrimonio dell’Umanità.
chiese monti
Troodos CiproLa peculiarità che vi salterà all’occhio sarà sicuramente il gran
numero di chiesette e cappelle, bianche da abbagliare a blu da incantare,
presenti vicino alle spiagge e ai porti: se ne trovano a Paphos, a Protaras, ad
Aya Napa, e sono soprattutto estremamente fotogeniche, stagliate contro
l’azzurro del mare e del cielo.
L’isola
senza pesci
Vi
meraviglierà venirlo a sapere, ma Cipro è un’isola scarsamente pescosa.
Potrebbe sembrare incredibile, ma è reale e dovuto, a quanto pare, ai
pochissimi fiumi presenti sull’isola, che determinano una scarsissima quantità
di plancton.
A riprova di
ciò, il piatto tipico cipriota, il mezé, costituito da vari assaggi di
formaggi, olive, verdure e altre delizie legate a doppio filo alla tradizione
greca, è molto più diffuso nella versione di carne (grazie alla pastorizia,
molto praticata) che in quella di pesce. Se ordinate un mezé, fermatevi lì: si
tratta, in pratica, di un pasto completo. Semmai, alla fine, trovate spazio per
un paio di loukoumades, una sorta di frittelline aromatizzate solitamente con
miele e cannella, ma disponibili in molte altre varianti.
Se amate i
liquori, sappiate che due sono quelli tipici di Cipro: lo zivania, un liquore
da antipasto che ha una gradazione alcolica del 45% e può essere anche usato
per medicare ferite, frizionare parti dolenti e altri impieghi medici, e il
commandaria, un dolce vino da dessert.
Una
curiosità: quando vi serviranno il caffè, rigorosamente alla turca, notate che
sarà sempre e comunque accompagnato da un bicchierino d’acqua. Questa
tradizione è molto antica, e dettata dalla necessità di rilevare un eventuale
veleno presente nella bevanda: questo poteva essere fatto lasciandovi cadere
dentro una goccia d’acqua e osservandone la reazione a contatto col caffè. Non
si sa mai… i veleni esistono anche oggi!
Come
organizzare il viaggio
Cipro non è
molto economica: dimenticatevi, quindi, di risparmiare più di tanto. Se, però,
questo racconto vi ha ispirati e pensate che ne valga la pena (avete ragione),
sappiate che esiste anche un volo Ryanair da Roma e degli Easy Jet da Malpensa
su Paphos e Larnaca. Vale quindi la pena di dare un’occhiata alle offerte.
Per
l’alloggio avrete l’imbarazzo della scelta: dagli hotel di lusso ai villaggi,
dalle pensioncine agli appartamenti. Se siete giovani, tuffatevi nella movida
di Aya Napa; se volete un po’ di tranquillità in più senza rinunciare al
divertimento, scegliete la stessa località ma a un paio di chilometri dal
centro: potrete rilassarvi e avrete pur sempre il fulcro della vita notturna a
distanza di una divertente camminata fra negozi e ristoranti. Se, invece,
volete una vacanza più rilassante o siete una famiglia, preferite Paphos o
Larnaca.
Per
spostarvi, ovunque vi verranno offerte gite ed escursioni, ma se decidete di
noleggiare un mezzo privato, fate attenzione: a Cipro, come a Malta e nel Regno
Unito, la guida è a sinistra.
di Cristina Giuntini
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