Esce oggi il
nuovo libro dedicato alle colonie della Magna Grecia
ESCE oggi
per la Cambridge University Press l'ultimo libro di Gabriel Zuchtriegel,
direttore degli scavi di Paestum. Si intitola Colonization and Subalternity in
Classical Greece. Experience of the Nonelite Population, costa 75 sterline, è
in inglese e affronta in chiave nuova il rapporto Grecia-Italia meridionale in
età classica.
di ANTONIO
FERRARA
Direttore,
cosa può dirci oggi la storia della colonizzazione greca d'Occidente?
"Ci può
dire come la storia c'entra con l'oggi. Nell'Ottocento la colonizzazione greca
era considerata un modello per il colonialismo europeo. Oggi molti studiosi
tendono a riscrivere la storia della colonizzazione greca come una "non
colonizzazione", un incontro pacifico tra genti greche e indigene, senza
sottomissioni e violenze, ma è una proiezione: risente del nostro desiderio di
vivere in un mondo pacifico, dimenticando diseguaglianze e ideologie
sfruttatrici di ieri e di oggi".
Gabriel Zuchtriegel
In genere
prevale l'idea dei colonizzatori che opprimono e i colonizzati che subiscono.
Qual era la situazione a Paestum?
"Come
anche in tempi recenti, gli stessi coloni erano sotto stress economico e
sociale. Spesso erano costretti a emigrare: non riuscivano a campare o erano
stati sconfitti in una delle innumerevoli lotte interne che caratterizzavano le
città greche. Anche per Paestum alcuni studiosi ipotizzano in base alle scarse
fonti che nella città madre, Sibari in Calabria, ci fosse una fazione
politico-etnica. Non è improbabile. I coloni poi cercavano di migliorare il
proprio status: in questo processo, spesso assumevano un atteggiamento
sfruttatore nei confronti di altri gruppi: genti locali, ma anche donne,
bambini, schiavi ...".
Come nasce
l'idea del suo libro? E perché esce con Cambridge Press?
"Volevo
presentare i risultati delle nostre ricerche in Basilicata, dove negli anni
2012-2014 avevo una borsa di ricerca postdoc della Fondazione Alexander von
Humboldt presso la Scuola di specializzazione, diretta allora da Massimo
Osanna. A un certo punto pensavo: se lo scrivi in tedesco, alcuni degli stessi
collaboratori e studenti che partecipavano alle ricerche sul campo non lo
potranno leggere; ma se lo scrivi in italiano, in Germania qualcuno avrà pure
difficoltà. Ho deciso di scriverlo in inglese. Non conoscevo nessuno a
Cambridge, ho mandato il manoscritto, è stato accettato dopo un'esame da parte
di due revisori anonimi, e adesso esce. A volte puntare in alto vale la pena...
".
Come venne
vissuto dagli esponenti delle classi non di elite l'arrivo dei coloni? Cosa
cambiò nella vita quotidiana?
"Ne
sappiamo poco, nel libro cerco di usare tutte le fonti a disposizione. Provo a
mostrare che la storia dei subalterni e dei colonizzati in siti come Paestum,
Velia, Eraclea, Camarina, Issa-Vis in Croazia o Chersonesus sul Mar Nero è una
parte integrante della Grecia classica di Euripide e Platone. Ma direi di più:
alcuni concetti e argomenti di Platone e Aristotele diventano più chiari e
coerenti se pensiamo alla società in cui questi pensatori vivevano come a una
società colonizzatrice, che prevedeva l'espansione, l'emigrazione e lo
sfruttamento di gruppi diversi dai coloni- cittadini come una possibilità molto
concreta e reale. Questo però vuol anche dire che la storia della Magna Grecia
è essenziale per comprendere la storia greca dei secoli VI e V, e dunque
dell'origine della democrazia, dell'ideologia egalitaria e del pensiero
politico".
Oggi intere
popolazioni dal Sud del mondo premono su quelle stesse coste...
"L'unica
cosa che la storia ci può sicuramente insegnare è che le cose non sono mai così
semplici come tendiamo a pensare. La vera storia è sempre un intreccio molto
complesso, nel quale di solito non mancano complotti e intrighi, ma che è
determinato anche da fattori economici, tecnologici, epistemologici e
religiosi. Insomma, una buona dose di approccio marxista non nuoce per avere
una visione un po' più ampia della semplice storia degli eventi. Anche Gramsci
ci può ancora dire molto, a mio avviso. Il concetto di subalternità che uso nel
libro risale a lui".
Lei dirige
Paestum da quasi due anni. Come è cambiata la percezione del sito?
"Il
Parco è oggi percepito come un attore principale nel territorio e oltre. Siamo
interlocutori per Comuni, Regione, associazioni, scuole, università, aziende,
sostenitori, altri musei, statali e non. Lo dicono i numeri e le iniziative
messe in campo, ma anche l'esperienza quotidiana: sono emozionato quando la
gente mi ferma negli scavi per farmi i complimenti per una mostra che abbiamo
fatto o per la tenuta del sito. Un bel successo che va attribuito a tutta la
squadra".
Quest'anno
si svolge la 20esima edizione della Borsa del turismo archeologico: che ruolo
ha l'archeologia nell'intensificare il dialogo tra i popoli del Mediterraneo?
"Ci può far ripensare i confini e limiti che
distinguono il nostro presente: non è che nel passato non c'erano, ma
variavano. Così, nel VI secolo avanti Cristo troviamo in Libia una colonia
greca, Cirene, con un tempio dorico monumentale dedicato a Zeus e un sacello
sotterraneo per il fondatore Battos, molto simile al cosidetto heroon di
Paestum. Evidentemente, a quei tempi il Mediterraneo non era una barriera che
divideva Nord e Sud".
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