Una collaborazione internazionale, che vede lavorare prestigiose accademie, ha raccolto per la prima volta tutte le iscrizioni greche rinvenute lungo la costa della Cirenaica, in Libia, e le ha dotate di un’edizione critica online consultabile liberamente.
19 ottobre 2017
Il progetto fortemente voluto dall’Università di
Bologna (Dipartimento di Storia Culture Civiltà), dall’Università di Macerata
(Dipartimento di Studi umanistici), dall’Université Paris-Sorbonne (Centre de
recherche sur la Libye antique) e dal King’s College di Londra (Centre for
Hellenic Studies e Department of Digital Humanities) nasce nel 2011, poco dopo
lo scoppio della guerra civile in Libia, spiega la ricercatrice UniBo Alice
Bencivenni. In un momento di cambiamenti senza precedenti per il paese, gli studiosi,
impossibilitati a partecipare alle spedizioni archeologiche in loco, adesso
potranno studiare il materiale grazie a questa nuova risorsa online, nella
speranza di fornire uno strumento utile per gli studi futuri sulla Libia.
Quasi mille
epigrafi greche su stele, monumenti e oggetti, più di cento testi finora
inediti vengono messi a disposizione per studenti e studiosi ,in un momento che
ormai non vede più partire, per le varie difficoltà interne al paese, missioni
archeologiche. Le iscrizioni sono state divise in due corpora: uno dedicato
alle iscrizioni greche della Cirenaica arcaica, classica ed ellenistica dal VII
al I secolo a.C. (IGCyr) e uno che raccoglie tutte le iscrizioni metriche
greche della Cirenaica greca e romana dal VI secolo a.C. fino al VI secolo d.C.
(GVCyr). Tutte le epigrafi inserite nel database sono geolocalizzate,
fotografate, corredate da una descrizione e traduzione dal greco antico in
francese, inglese, italiano e a breve anche in arabo e da un apparato critico
con commento.
Tutto è
liberamente consultabile in Open Acces.
Tra le
epigrafi catalogate molte sono dediche. “Cirene, madre delle città, incoronata
da Libia / in persona, che detiene la gloria di tre continenti / qui
sull’architrave, nell’atto di uccidere un leone, pose lei Karpos / per esaudire
un voto e come segno di generosa ospitalità”. È il testo in versi di un rilievo
votivo del II secolo dopo Cristo – uno dei più rilevanti dal punto di vista
simbolico – che mostra la ninfa Cirene mentre strangola un leone, incoronata
dalla personificazione della Libia: un ringraziamento per l’accoglienza
ospitale che il committente, Karpos, evidentemente ricevette in Cirenaica
(GVCyr029). Oltre a questa tipologia di epigrafi, si trovano anche epigrafi
sepolcrali, rendiconti dei demiurghi di Cirene. i funzionari che si occupavano
dell’amministrazione dei terreni, e dediche onorarie che venivano incise alla
base delle statue in onore dei membri della famiglia reale e dei funzionari
regi.
“Molti dei
testi messi a disposizione online sono significativi da un punto di vista
storico”, sottolinea Alice Bencivenni. “Ad esempio il documento che attesta le
forniture di grano garantite da Cirene a molte città del bacino del
Mediterraneo in tempo di carestia negli anni ’20 del IV secolo avanti Cristo,
oppure il testamento di Tolemeo VIII in favore dei Romani, o ancora le
ordinanze di Tolemeo (I) e di Tolemeo IX per Cirene”.
L’antica
Cirenaica, localizzata nella regione costiera orientale della Libia, a partire
dal I secolo d.C. era nota anche con il nome di Pentapoli, un nome che
richiamava la confederazione di cinque città: Berenice (Benghazi), Taucheira
(Tocra), Ptolemais (Tolemaide), Cirene (Shahat) e Apollonia (Susa). I primi che
colonizzarono la regione furono i Greci provenienti dall’isola egea di Tera
guidati da un certo Aristoteles che, secondo le fonti, si stabilì a Cirene
intorno al 631 a.C. L’uomo diventò sovrano della città con il nome di Battos e
dal 631 a.C. fino al 440 a.C. ben otto furono i sovrani che si succedettero
alternando i nomi di Battos e Arkesilaos fino all’uccisione dell’ultimo sovrano
Arkesilaos IV. Dopo la fine della monarchia, la città visse un momento di
profonda instabilità politica e sociale che portò a continui conflitti tra
fazioni aristocratiche e popolari, alleanze tra città diverse e incursioni di
Libici. Nel 331 a.C., quando Alessandro il Macedone si apprestava a marciare
verso l’oasi di Siwa, nel deserto libico, Cirene per evitare l’avanzata del
conquistatore e quindi la conquista, inviò un’ambasceria con doni per il re,
cercando così di instaurare un rapporto di amicizia e alleanza. Dopo la morte
di Alessandro, la regione fu parzialmente conquistata dallo spartano Thibron.
Una fazione di aristocratici esiliati
dallo spartano cercò allora rifugio e aiuto presso Tolomeo in Egitto che inviò
un esercito a Cirene per sconfiggere Thibron. Da questo momento in poi, i
Cirenei persero la loro autonomia e da quest’epoca in avanti quasi
ininterrottamente entrarono sotto l’influenza tolemaica. Solo nel 96 a.C., dopo
la morte di Tolomeo Apione, la regione passò sotto il potere dei Romani.
Le missioni
archeologiche in Cirenaica iniziarono tra il 1860 e il 1861. La prima a scavare
fu quella guidata dagli inglesi R. Murdoch Smith ed Edwin A. Porcher a cui
seguì il team guidato dall’archeologo americano Richard Norton tra il 1910-11.
Nel 1910 in Libia arrivò anche l’archeologo italiano Federico Halbherr che
cominciò la sua missione grazie anche al supporto del governo italiano e al
consenso dei Turchi. La situazione cambiò in meglio quando l’anno successivo
l’Italia invase la Libia e le missioni italiane aumentarono concentrandosi
soprattutto a Cirene, Ptolemais e Apollonia. Dopo la seconda guerra mondiale,
l’amministrazione militare britannica fu responsabile della Cirenaica fino alla
creazione dello stato sovrano di Libia da parte delle Nazioni Unite alla fine
del 1951. Gli archeologi britannici, soprattutto quelli che lavoravano alla
British School di Roma compirono in quel periodo numerose spedizioni. Dopo
l’indipendenza libica, agli inglesi tornarono ad affiancarsi gli italiani e
così molte altre missioni straniere, americane e francesi, a cui si unirono
anche archeologi locali.
Il gruppo di
ricerca che ha lavorato al progetto di raccolta, catalogazione e studio delle
epigrafi ha visto come pioniera l’epigrafista Catherine Dobias Lalou, che vanta
numerosi studi specialistici sulla Cirenaica. Membro della missione
archeologica francese in Libia dal 1976, Catherine Dobias-Lalou ha regolarmente
visitato la regione fino alla rivoluzione del 2011.
Fonte e
immagini: UniBo
Alessandra
Randazzo
Laureanda in
Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Attualmente
ricopre il ruolo di redattrice e social media manager per
www.mediterraneoantico.it e di redattrice per il mensile Made in Pompei,
inoltre ha collaborato con la rivista nazionale Tempi.
Durante la
carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e
ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la
cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito
dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre,
febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs)
sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di
Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda
Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo,
giugno 2016.
Ha inoltre
partecipato ai corsi di:
“Tecnica
Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di
Messina, gennaio 2012;
Rilievo
Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di
Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e
studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014;
Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora
occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di
scavo:
“La
struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la
direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri –
Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R.
Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo
2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il
cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa
M.M. Sica.
Collabora
attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu
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