La parola "nemesi" richiama la dea greca della
vendetta, colei che garantisce l'ordine pubblico e la giustizia terrena.
Vediamo in quali miti appare e quali sono i suoi compiti.
Oggi la parola nemesi è normalmente usata per indicare un processo in cui giustizia viene fatta. Una sorta di vendetta arrivata dopo un periodo di ingiustizie. La parola stessa ha, però, un significato molto più antico. Il primo riferimento al termine si trova in un documento dell’antica Grecia, dove assume il significato di “dispensazione di debiti”. A questa parola e a queste caratteristiche, i greci hanno associato una dea: la dea Nemesi.
La dea Nemesi
Nemesi è generalmente considerata una delle prime
divinità, sulla cui nascita esistono, però, ancora dei dubbi. Qualcuno la dice
nata dall’unione tra Nyx, la notte, ed Erebo, l’oscurità, altri la considerano
un’altra delle figlie di Zeus. Il suo ruolo nella mitologia greca era,
comunque, accanto a Zeus, dove supervisionava il corretto funzionamento
dell’ordine pubblico. Era una figura che faceva da garante nelle dispute di
giustizia tra dei e che si occupava, inoltre, di controllare che i mortali non
si sentissero superiori alle divinità dell’Olimpo.
Nemesi, in effetti, era una dea importante per gli
Ateniesi. L’esempio più importante della sua grandezza si trovava a Rhamnous,
nei pressi di Maratona, una città sotto il controllo di Atene. Era lì, infatti,
l’enorme santuario a lei dedicato. Nemesi era considerata la dea della vendetta
perché trascinava i colpevoli di cattiverie e soprusi davanti alla giustizia.
In realtà era ben più di questo. Il suo ruolo le imponeva di assicurare che le
vite dei mortali fossero bilanciate. La felicità e la tristezza, la fortuna e
la sfortuna, dovevano verificarsi in egual misura. Nemesi, per queste sue caratteristiche,
è spesso rappresentata come una bella fanciulla alata.
Il mito di Nemesi e Narciso
Nemesi fa brevi apparizioni in diverse vicende della
mitologia greca, ma quella più importante è senz’altro quella legata alla
storia di Narciso. Narciso era un cacciatore vanitoso che disprezzava tutti
coloro che si innamoravano di lui. Il loro amore non ricambiato li portava alla
morte, come testimonia la vita di Eco.
Nemesi, in quanto dea della vendetta, interviene. Attira
Narciso il cacciatore nei pressi di uno stagno, e lì lo fa specchiare. È il
momento in cui Narciso, vedendosi, si innamora della sua immagine e capisce il
patimento dei suoi pretendenti. Pentendosi, si trafigge il petto con una spada.
Nemesi nella mitologia greca
Altre storie raccontano versioni diverse della mitologia
greca. Alcune narrano di come la Dea Nemesi fosse la madre di Elena di Troia e
Polluce, nonostante la tradizione voglia che Elena, Polluce, Castore e
Clitennestra fossero figli di Leda. Se fosse vero, però, la storia ci dice che
la dea Nemesi, alla pari di Leda, si era trasformata in un cigno con cui Zeus
si era poi accoppiato. Dall’incontro viene fecondato un uovo, dato a Leda
perché lo custodisse come proprio. In altre versioni, Nemesi è considerata la
madre dei Telchini, avuti da una relazione con Tartaro. Il nome dei fratelli
Telchini è associato alle loro capacità di fabbri divini, grazie a cui hanno
creato oggetti e armi per gli abitanti dell’Olimpo.
Il tridente di Tritone, ad esempio, è opera loro.
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