Organizzazioni
e gruppi solidali lanciano un appello urgente di aiuto ai rifugiati per
l’arrivo del freddo in Grecia.
lunedì 16 ottobre 2017
Oltre 40
gruppi e associazioni solidali stanno chiedendo azioni urgenti da parte delle
autorità greche locali e nazionali per impedire la morte di altri rifugiati a
causa del freddo, dato che l’inverno sta di nuovo sopraggiungendo. Si prevede
l’adesione di altri gruppi e organizzazioni nelle prossime settimane.
In diversi
luoghi, giovedì 12 ottobre, al risveglio la gente ha trovato il quartiere
tappezzato con l’emblematica immagine del campo di Moria dell’anno scorso, a
Lesbo, coperto di neve. Il collettivo ha anche lanciato una campagna sui social
con l’hashtag #opentheislands.
Lo scorso
inverno a Moria sono morte sei persone che cercavano rifugio e protezione in
Europa, morti legate alle inumane condizioni di vita nel freddo invernale. Le
loro famiglie stanno ancora aspettando una risposta dalle autorità su come e
perchè i loro familiari siano morti, e provvedimenti per i responsabili.
Soltanto lo scorso 8 ottobre, a Moria, è morta una bambina siriana di 5 anni.
La causa della morte è ancora sconosciuta.
Il
collettivo di gruppi e organizzazioni solidali esprime il proprio turbamento e
la propria indignazione per l’attuale situazione nelle isole all’avvicinarsi
dell’inverno. Nel campo di Moria vivono circa 5.000 persone, nonostante abbia
una capacità di 2.000. Il numero include malati gravi, disabili, donne incinte
e molti bambini, compresi minori non accompagnati nonché sopravvissuti a
torture e ad altri traumi. Molti purtroppo stanno vivendo all’interno di tende
estive inadeguate e devono dormire sul pavimento, sopra sottili stuoie o
coperte. Gli hotspot sulle altre isole greche – Samo, Chio, Kos e Leros – sono
ugualmente e drammaticamente sovraffollati, e lasciano altre 8.000 richiedenti
asilo senza un riparo adeguato. I cosiddetti hotspot sono attualmente
inabitabili e ad oggi non è ancora stato divulgato un piano chiaro per evitare
che si ripetano le tragedie dello scorso inverno.
Un
rifugiato, costretto a stare nel campo di Moria, ha raccontato le condizioni in
cui vivono: “Vivere a Moria ci fa ammalare tutti. Al mattino ci si sveglia in
una tenda o un container stretti, in mezzo ad altre persone. L’odore è
disgustoso e odio non potermi lavare adeguatamente. In inverno si gela. Tutto è
fradicio. Quando ti svegli non puoi muovere le membra, e sei coperto di cenere.
Lo scorso inverno abbiamo bruciato carta e plastica per stare al caldo. E’ come
se non fossimo esseri umani”.
Il collettivo sottolinea che la situazione
attuale non è causata dall’improvviso aumento degli arrivi. Piuttosto, si
tratta di un risultato diretto della dichiarazione UE-Turchia e delle politiche
UE sulle migrazioni e sull’esclusione del diritto di asilo. Queste politiche
mantengono le persone intrappolate sulle isole per periodi prolungati,
impediscono loro di raggiungere l’Europa e a coloro che possono essere
trasferiti o sono idonei al ricongiungimento familiare di trasferirsi in altri
paesi in tempi ragionevoli.
Tutti sanno
che l’inverno è in arrivo. Al fine di gestire la situazione, sono stati messi a
disposizione delle autorità greche 700 milioni di euro. Come collettivo,
vogliamo sapere in dettaglio come e dove questi soldi vengono spesi. Chiediamo
anche urgentemente che i molti attori preposti del governo greco, a livello
nazionale e locale, assumano e comunichino chiaramente le loro responsabilità.
Dopodichè saranno ritenuti responsabili di quanto accadrà in Grecia ai
rifugiati e ai migranti durante l’inverno. La pratica corrente di eludere colpe
e responsabilità per la sistematica violazione dei diritti dei rifugiati negli
hotspot greci è inaccettabile e deve finire. E’ il ruolo del pimo ministro ad
assicurare che ogni livello governativo funzioni e si assuma le proprie responsabilità.
Ci appelliamo al primo ministro Alexis Tsipras affinché chiarisca le
responsabilità dei differenti attori, sia locali che nazionali, e presenti un
piano per l’inverno.
Allo stesso modo, condanniamo tutti i governi europei che hanno creato gli
accordi UE-Turchia e che, attraverso la Commissione europea e altri canali,
fanno pressione sulla Grecia perchè li implementi. La priorità di tali accordi
è innanzi tutto mantenere la Fortezza Europa, calpestando le leggi
internazionali sui diritti umani. Tutti i governi europei condividono la
responsabilità delle violazioni sui diritti umani sofferte oggi in Grecia dai
rifugiati, delle morti che sono già accadute e di quelle che potrebbero
verificarsi durante l’inverno.
E’ con
grande interesse che abbiamo preso nota delle varie dichiarazioni da parte di
UNHCR, delle municipalità e dello staff RIC, che suonano come un allarme
rispetto all’attuale situazione nelle isole greche. Ma senza azione, queste
dichiarazioni sono vuote. Abbiamo bisogno di soluzioni e di azioni immediate da
parte di tutti gli attori responsabili, incluso l’UNHCR, il cui mandato è di
fornire protezione internazionale e di cercare soluzioni permanenti ai problemi
affrontati dai rifugiati.
Facciamo
appello al primo ministro Alexis Tsipras affinché: chiarisca le responsabilità
dei differenti attori, locali e nazionali, e presenti un piano per l’inverno.
Facciamo
appello al governo greco, a livello locale e nazionale, affinché:
Chiuda gli
hotspot e decongestioni le isole eliminando le restrizioni sulla libertà di
movimento dei richiedenti asilo che arrivano sulle isole greche e fornendo loro
un’accoglienza adeguata sulla terraferma, fuori dai campi di detenzione.
Nel
frattempo, fornisca adeguato rifugio a prova di freddo per i rifugiati che si
trovano nei campi di tutta la Grecia.
Smetta di
rimandare i richiedenti asilo in Turchia sulla base del trattato UE-Turchia,
dal momento che lì non possono avere pieno accesso al diritto di richiedere
protezione internazionale. Pertanto, la Turchia non può essere considerata un
“paese terzo sicuro” o un “primo paese sicuro di asilo”.
Esamini nel
merito ogni richiesta di asilo con una piena ed equa procedura e con tutte le
tutele procedurali e sostanziali.
Smetta con
le detenzioni arbitrarie. Basta con le attuali pratiche di detenzione
generalizzata dei richiedenti asilo sulla base della nazionalità, con
l’intenzione di rimandarli in Turchia. I bambini non devono essere in nessun caso detenuti.
Assicuri
l’accesso alle cure mediche (incluse le cure per le malattie mentali) e l’aiuto
legale ai richiedenti asilo.
Facciamo
appello all’Unione Europea affinché:
Riveda le
raccomandazioni date nei report trimestrali e nei piani di azione congiunta, e
rimuova le indicazioni sull’aumento delle forze di sicurezza e delle strutture
detentive per le persone che richiedono protezione nell’Unione Europea.
Rimuova le
indicazioni finalizzate alla legalizzazione della detenzione di minori, come
delineato nelle raccomandazioni della Commissione europea del 7 marzo 2017,
dato che la detenzione dei minori viola i diritti dei bambini.
Rimuova le
raccomandazioni volte a limitare il numero delle richieste e a includere nel
trattato UE-Turchia richiedenti asilo vulnerabili e quelli con legami familiari
nella UE.
Facciamo
appello agli stati membri dell’Unione Europea affinché:
Smettano di
rimandare in Grecia rifugiati e richiedenti asilo in base al Regolamento UE n.
604/2013 (Dublino III), a causa delle condizioni disumane della Grecia.
Aumentino il
numero dei posti di ricollocamento disponibili permettendo l’accesso al
programma a coloro che sono arrivati dopo la conclusione del trattato
UE-Turchia, e concludano rapidamente le richieste di ricollocamento al fine di
assicurare le condizioni minime di accoglienza che salvaguardino la dignità
umana, come richiesto dalla Direttiva UE 2013/33/EU.
Accelerino
la riunificazione delle famiglie sulla base del Dublino III, molte delle quali
sono state forzatamente separate dalla guerra e dalla persecuzione e aspettano
da anni di essere riunite.
Cancellino
il disumano trattato UE-Turchia.
Per
ulteriori informazioni, incluse cartelle stampe e liste dei firmatari,
visitare:
Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella
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