Progetto da
17 miliardi di dollari per una via fluviale
Atene e
Belgrado sollecitano Pechino perché realizzi una via fluviale di 650 chilometri
fra la Serbia e il Mar Egeo. Il progetto ha un costo stimato di 17 miliardi di
dollari (14,8 miliardi di euro) per dieci anni di lavori, e avrebbe un impatto
commerciale e geopolitico. La proposta greco-serba è stata presentata in estate
ai cinesi che, per volontà del presidente Xi Jinping, hanno intenzione di
realizzare la nuova via della seta.
di Ettore Bianchi
Un progetto
faraonico e strategicamente molto ambizioso perché di fatto si tratterebbe di
collegare il Danubio con il Mar Egeo.
Il tracciato
collega il golfo di Thermaikos, sul quale si affaccia la città di Salonicco,
nel Nord della Grecia, e risale il fiume Axios (chiamato Vardar nella sua parte
macedone) e collega la Morava, affluente del Danubio. Morava e Vardar non sono
collegati attualmente. I due fiumi dovranno essere resi navigabili,
rispettivamente per 346 chilometri e per 275, in maniera da poter aprire alla
navigazione da parte di chiatte di grande capacità. Per questo dovranno essere
costruiti numerosi canali alla frontiera fra Serbia e Macedonia e all'uscita
del porto di Salonicco. Inoltre, il progetto prevede la costruzione e lo
sfruttamento di centrali idroelettriche lungo tutto il percorso.
Questo
canale navigabile balcanico aprirebbe delle prospettive per il trasporto
fluviale delle merci e, eventualmente, dei passeggeri, con l'auspicio di
sviluppare tanto il commercio che il turismo nelle regioni attraversate.
Uno studio
di fattibilità è stato lanciato da China Gezhouba Group Corporation che
determinerà se il canale tra il Mediterraneo e l'Europa centrale potrà vedere
la luce. La Cina avrebbe così una nuova via di trasporto più rapida e meno
onerosa per portare i propri prodotti verso il cuore del l'Europa.
Sul progetto
gravano diverse incognite, prima fra tutte su chi paga il conto dal momento che
la proposta arriva dai paesi europei e non dai cinesi. Inoltre, bisogna vedere
cosa ne pensa Bruxelles dal momento che la Commissione europea non vede di buon
occhio gli investimenti cinesi nei Balcani perché li considera come una porta
di ingresso facile alla regione che ha bisogno di infrastrutture e capitali. E
dunque, c'è il rischio che il progetto della via fluviale, come quello della
ferrovia, vada alla calende greche.
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