Appunto di
filosofia sulle domande sulla natura dell'uomo nella Grecia classica e
motivazione della "ragione obbediente" e della socializzazione della
donna.
Chi è Anthropos?
L'immagine
che la cultura greca offre dell'uomo sarebbe incompleta se non ci soffermassimo
anche su estensioni e limiti della nozione di dnthropos, affrontando i temi
della differenza sessuale e del rapporto tra greci e barbari oltre che tra
liberi e schiavi. La società greca classica aveva nella dimensione pubblica e
politica il suo fondamentale punto di coesione, come ci suggerisce la
definizione aristotelica dell'uomo come «animale politico». Alla centralità
della politica, corrispose per tutta l'età classica una sostanziale
marginalizzazione delle rimanenti sfere della vita collettiva, innanzitutto
quelle «private» della famiglia e dell'economia. Uomo a tutti gli effetti era
soltanto chi, partecipando effettivamente alla vita politica e avendo un ruolo
nella difesa militare della città, aveva pieno accesso alla cittadinanza;
questa poteva essere più o meno inclusiva, secondo il carattere oligarchico o
democratico della costituzione di ogni singola polis, ma non giunse mai,
neppure nella democrazia ateniese, a comprendere altri se non gli abitanti
maschi adulti. Viceversa, la non ammissione all'assemblea e al servizio
militare si traduceva in una posizione sociale subalterna e comportava anche un
giudizio di inferiorità umana riguardante i soggetti esclusi.
Una ragione
obbediente
La
teorizzazione più significativa della subalternità della donna è quella
elaborata Aristotele nella Politica. La supposta inferiorità femminile trova
qui giustificazione in base alla dottrina delle facoltà dell'anima. Dopo aver
chiarito che la funzione della donna nella famiglia è quella, imposta dalla
differenza sessuale, di cooperare con il maschio ai fini della procreazione e
della cura dei figli e della casa, Aristotele osserva che se l'uomo si
distingue dagli animali per il possesso della facoltà razionale, la donna si
distingue a sua volta dall'uomo maschio perché dotata di una razionalità solo
parziale e, per così dire "dimezzata". La ragione e la competenza
linguistica della donna sarebbero ristrette e limitate alla capacità di
comprendere e obbedire agli ordini del capo famiglia.
Anche nell'ambito
della procreazione, alla donna è assegnato da Aristotele un ruolo secondario.
Nel concepimento, la madre interviene infatti come materia, cui il padre
imprime il suggello della propria forma.
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