Per la prima
volta i titoli di Stato di Atene offrono un rendimento più basso di noi. Per i
mercati non siamo un Paese sicuro. Ma è davvero così?
Raffaello Binelli - 08/06/2018
La Grecia è
il Paese dell'Ue che più ha sofferto (e ancora soffre) per la crisi
economico-finanziaria degli ultimi anni.
Enormi
sacrifici sono stati imposti alla sua popolazione, con profondi scossoni
politici, proteste di piazza e problemi concreti per un'ampia fetta di
cittadini, ad oggi non ancora superati. Ieri, però, la Grecia sembra aver
superato l'Italia sui titoli di Stato, o almeno così sembra: Atene ha iniziato
a offrire i titoli a un rendimento più basso del nostro. I Bot a nove mesi ieri
offrivano un rendimento dello 0,79%, mentre gli equivalenti titoli ellenici
erano offerti a 0,75%. Che vuol dire? Se si offre un tasso più alto significa,
in teoria, che il rischio è maggiore. Il tasso si alza quando c'è da
convincere-invogliare gli investitori, a fronte di un rischio-Paese (percepito
dai mercati) maggiore. Un tecnicismo, che però non può passare inosservato,
specie se a superarci è la Grecia, un Paese che pochi anni fa era stato messo
ai margini dei mercati, con i propri titoli che erano definiti quasi spazzatura
(chi avrebbe avuto il coraggio di investire in titoli di Stato di un Paese in
fallimento?).
Se la Grecia
fa meglio di noi, anche se di poco (ma nella finanza anche i decimali fanno la
differenza), vuol dire anche un'altra cosa, non proprio bella per il nostro
Paese: siamo all'ultimo posto nella zona Euro. C'è poco da fare, i dati sono
questi. La stabilità di un Paese, del resto, viene misurata anche da queste
cose. E pensare che alcune settimane fa lo scarto tra noi e la Grecia era di
oltre un punto a nostro favore (noi più affidabili di loro). Poi iniziarono le
turbolenze, legate anche alle incertezze politiche sulla formazione del governo
e alle voci sulla intenzione (vera o presunta) di voler uscire dall'Euro, poi
smentita dall'asse giallo-verde. Ora siamo scivolati molto in basso. Il nuovo
governo deve lavorare per rassicurare i mercati, e (ovviamente) per cercare di
realizzare il proprio programma. Intanto la Grecia viene considerata più
affidabile di noi, in prospettiva futura, perché si sta muovendo nella
direzione concordata con l'Ue, che ha legato gli aiuti internazionali a certi
impegni precisi assunti dal governo di Atene. Si può quindi affermare che i
"sospetti" sulla poca affidabilità dell'Italia derivino soprattutto
dalle politiche della Bce, che condizionano i mercati con le scelte
sull'acquisto dei titoli di Stato. È proprio la "politica monetaria"
della Banca centrale europea, infatti, a guidare i movimenti di fondo delle
aste dei titoli di Stato a breve termine.
Dal nuovo
governo italiano per il momento sono arrivati pochi segnali, a parte alcune
dichiarazioni generiche. Ma è comprensibile, visto che l'esecutivo si è appena
insediato e il premier è già impegnato all'estero, per il G7 in Canada. Bisogna
dargli modo e tempo di lavorare.
Nel mese di
maggio, intanto, quando ancora non si sapeva cosa sarebbe accaduto (governo
tecnico, nuove elezioni oppure accordo politico?) sono usciti dal Paese, verso
mercati considerati più sicuri, qualcosa come 38 miliardi di euro. Una bella
fetta di ricchezza che non sappiamo se e quando ritornerà.
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