Σάββατο 9 Ιουνίου 2018

Sui titoli di Stato l'Italia è davvero peggiore della Grecia?

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Per la prima volta i titoli di Stato di Atene offrono un rendimento più basso di noi. Per i mercati non siamo un Paese sicuro. Ma è davvero così?

Raffaello Binelli - 08/06/2018 

La Grecia è il Paese dell'Ue che più ha sofferto (e ancora soffre) per la crisi economico-finanziaria degli ultimi anni.

Enormi sacrifici sono stati imposti alla sua popolazione, con profondi scossoni politici, proteste di piazza e problemi concreti per un'ampia fetta di cittadini, ad oggi non ancora superati. Ieri, però, la Grecia sembra aver superato l'Italia sui titoli di Stato, o almeno così sembra: Atene ha iniziato a offrire i titoli a un rendimento più basso del nostro. I Bot a nove mesi ieri offrivano un rendimento dello 0,79%, mentre gli equivalenti titoli ellenici erano offerti a 0,75%. Che vuol dire? Se si offre un tasso più alto significa, in teoria, che il rischio è maggiore. Il tasso si alza quando c'è da convincere-invogliare gli investitori, a fronte di un rischio-Paese (percepito dai mercati) maggiore. Un tecnicismo, che però non può passare inosservato, specie se a superarci è la Grecia, un Paese che pochi anni fa era stato messo ai margini dei mercati, con i propri titoli che erano definiti quasi spazzatura (chi avrebbe avuto il coraggio di investire in titoli di Stato di un Paese in fallimento?).

Se la Grecia fa meglio di noi, anche se di poco (ma nella finanza anche i decimali fanno la differenza), vuol dire anche un'altra cosa, non proprio bella per il nostro Paese: siamo all'ultimo posto nella zona Euro. C'è poco da fare, i dati sono questi. La stabilità di un Paese, del resto, viene misurata anche da queste cose. E pensare che alcune settimane fa lo scarto tra noi e la Grecia era di oltre un punto a nostro favore (noi più affidabili di loro). Poi iniziarono le turbolenze, legate anche alle incertezze politiche sulla formazione del governo e alle voci sulla intenzione (vera o presunta) di voler uscire dall'Euro, poi smentita dall'asse giallo-verde. Ora siamo scivolati molto in basso. Il nuovo governo deve lavorare per rassicurare i mercati, e (ovviamente) per cercare di realizzare il proprio programma. Intanto la Grecia viene considerata più affidabile di noi, in prospettiva futura, perché si sta muovendo nella direzione concordata con l'Ue, che ha legato gli aiuti internazionali a certi impegni precisi assunti dal governo di Atene. Si può quindi affermare che i "sospetti" sulla poca affidabilità dell'Italia derivino soprattutto dalle politiche della Bce, che condizionano i mercati con le scelte sull'acquisto dei titoli di Stato. È proprio la "politica monetaria" della Banca centrale europea, infatti, a guidare i movimenti di fondo delle aste dei titoli di Stato a breve termine.

Dal nuovo governo italiano per il momento sono arrivati pochi segnali, a parte alcune dichiarazioni generiche. Ma è comprensibile, visto che l'esecutivo si è appena insediato e il premier è già impegnato all'estero, per il G7 in Canada. Bisogna dargli modo e tempo di lavorare.

Nel mese di maggio, intanto, quando ancora non si sapeva cosa sarebbe accaduto (governo tecnico, nuove elezioni oppure accordo politico?) sono usciti dal Paese, verso mercati considerati più sicuri, qualcosa come 38 miliardi di euro. Una bella fetta di ricchezza che non sappiamo se e quando ritornerà.


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