Si scrive
Macedonia, si legge Nato. Dopo 27 anni di dispute, Grecia e Macedonia hanno
raggiunto un accordo sul nome da attribuire alla Fyrom.
di Francesco De Palo, 18 06 2018
Skopje sarà
la capitale della Macedonia del Nord, spianando la strada all'adesione del
Paese a Ue e Nato, ma di fatto creando un pericoloso precedente relativo a
controversie storiche che hanno di fatto bypassato fatti e popoli.
I due
premier Alexis Tsipras e Zoran Zaev si sono simbolicamente stretti la mano
sulle rive del lago Prespa, al confine naturale tra i due paesi mentre alle
loro spalle non si placa la polemica di cittadini e opposizioni. In Grecia in
ben 25 città si sono svolte manifestazioni e cortei in contemporanea per
contestare il nome: Macedonia infatti è, da più di 3mila anni, una regione
della Grecia, ha dato i natali ad Alessandro Magno e alla sua dinastia, così
come sostenuto da duecento tra i più insigni storici mondiali guidati dal
celebre archeologo Stephen Miller (Università della California) che cinque anni
fa hanno anche rivolto un appello pubblico all'allora presidente americano
Barack Obama per impedire il clamoroso falso storico. Le opposizioni elleniche
hanno anche proposto un voto di sfiducia a Tsipras che però non è passato per
soli quattro voti. A Salonicco pochi giorni fa in piazza c'era una vasta gamma
di cittadini e istituzioni, anche la Chiesa Ortodossa, per dire no alla
concessione del nome Macedonia a chi provocatoriamente ha eretto una statua di
Alessandro Magno dinanzi all'aeroporto del paese, suscitando vive proteste
nelle «vere» città del figlio del re Filippo, come Pella, Verghina e la stessa
Salonicco.
La disputa
durava dal 1991, come coda velenosa che ha attraversato anche il conflitto sul
costone balcanico post scomposizione jugoslava, ma Tsipras, nonostante i
sondaggi gli attribuiscano un ulteriore crollo anche per questa vicenda,
esulta: «Questo è un passo coraggioso, storico e necessario per i nostri
popoli. Siamo qui per sanare le ferite del tempo, per aprire un cammino di pace
per i nostri paesi, i Balcani e l'Europa». Sulla stessa lunghezza d'onda il collega
Zaev secondo cui «i nostri Paesi dovrebbero uscire dal passato e guardare al
futuro, saremo partner e alleati».
L'accelerata
impressa all'accordo non è figlia solo del lavorìo sotterraneo svolto dal
negoziatore delle Nazioni Unite, Matthew Nimetz, ma si intreccia anche con le
nuove dinamiche geopolitiche che stanno interessando il Mediterraneo e l'Europa
dell'Est. Washington, che ha nel Dipartimento di Stato uno dei principali
sponsor dell'accordo, sta trasformando la Grecia nel nuovo hub militare nel
Mediterraneo dopo il disimpegno dalla base turca di Incirlik, con navi, caccia
e sottomarini nelle nuove e vecchie basi elleniche al fine di controllare il
Medio Oriente. In più Tsipras ha avuto precise garanzie anche sui futuri
cantieri navali che verranno a breve potenziati. Nel mezzo, una storia
millenaria e altro sale su ferite niente affatto sanate.
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