La grande stampa borghese ha presentato come
un successo di Tsipras l’accordo firmato dai ministri della zona euro per una
dilazione nel rimborso di parte del debito. Sostanzialmente sulla stessa linea
si è mosso Alfonso Gianni su il manifesto del 23 giugno, che attribuisce al
solo Varoufakis le obiezioni alla visione ottimistica diffusa con finalità
propagandistica.
Gianni non ha dubbi, la politica del governo
di Tsipras “ha cercato sempre di alleviare il peso per gli ultimi della
società”. Se “la polemica a sinistra continuerà” si deve al solo Varoufakis che
“volge tutto in negativo e twitta che si è semplicemente allungata l’agonia”.
Secondo Gianni “faremmo meglio ad imparare la lezione”. Quale lezione, quella
della rinuncia alla lotta e dell’accettazione fatalistica delle decisioni dei
governi imperialisti, calpestando la volontà espressa dalla maggioranza
assoluta della popolazione greca? Èric Toussaint, che ha partecipato da vicino
e da dentro al dibattito greco nel comitato contro il debito, ricorda che
prezzo è stato pagato. (a.m.)
Eric Toussaint intervistato da Marie Brette
di TV5 Monde
Eric Toussaint, che cosa pensa dell’accordo
firmato dai ministri della zona euro? La Grecia è uscita dalla crisi?
E.T.: Non c’è proprio nessuna uscita dalla
crisi. E peraltro, per l’insieme della zona euro, non si può dire che la
situazione sia particolarmente brillante neanche dal punto di vista dei
dirigenti europei. È un annuncio ingannevole di riduzione del debito poiché non
c’è riduzione del totale del debito, e si tratta soltanto di rinviare di dieci
anni l’inizio di alcuni rimborsi, in particolare quelli dovuti ai partner
europei della Grecia. Le somme da rimborsare al Fondo Monetario Internazionale,
alla Banca Centrale Europea e ai creditori privati, sono molto importanti, e
non sono rinviate nel tempo. Queste restano in permanenza. Il FMI ha fatto 5
miliardi di euro di utili sulle spalle dei Greci dal 2010, e la BCE ha fatto un
guadagno di almeno 8 miliardi di euro sui titoli greci. In effetti, il fondo
dell’accordo è che prolungando il calendario dei rimborsi si offre una
ricompensa consolatoria al governo di Alexis Tsipras, che da tre anni applica
le decine di riforme pretese dai creditori. Dopo tre anni di una politica di austerità
tanto dura bisognava permettere a Tsipras di dire alla popolazione greca che
l’austerità perseguita finiva per dare un risultato. Ma le politiche
antisociali imposte dai creditori (FMI, BCE, Meccanismo europeo di stabilità)
saranno rafforzate. I dirigenti europei, con questo accordo del 22 giugno,
hanno voluto indicare ai fondi di investimento privati che potevano nuovamente
acquistare titoli greci dopo il mese di agosto perché venivano offerte garanzie
pubbliche.
"La Grecia è una vittima espiatrice
delle politiche applicate nella Unione europea". In quale stato economico
è la Grecia?
E.T.: In uno stato pietoso. La caduta del PIL
rispetto al 2009-2010 è del 30%. Dal punto di vista degli indicatori
macroeconomici, la Grecia è in cattivo stato. 350.000 giovani, altamente
qualificati, sono partiti verso la Germania, la Francia, o altri paesi del nord
dell’Europa. La Grecia sarà in un’evoluzione demografica negativa, a parte
l’apporto dei rifugiati che il paese accoglie, che hanno permesso nel 2017 di mantenere
l’equilibrio. Ormai si passerà a una decrescita della popolazione greca. Il
tasso di disoccupazione giovanile tocca circa il 40%. In base alle cifre di
Eurostat, il 47% delle famiglie greche è insolvente su uno dei propri crediti,
e anche il tasso di insolvenza sui crediti delle banche è a più del 46,5%. Sia
che si tratti del lavoro, o del sistema finanziario e della produzione, la
situazione è estremamente brutta, ed è il risultato delle politiche imposte
alla Grecia. Il paese è una vittima espiatrice delle politiche applicate
nell’Unione Europea. Questa ha voluto mostrare agli altri popoli della zona
euro che se volessero mandare al governo una forza portatrice di un cambiamento
radicale a sinistra e in rottura con l’austerità gli costerebbe molto caro!
Che cosa si sarebbe dovuto fare?
E.T.: Nel 2010 si sarebbe dovuta risolvere la
crisi bancaria invece di tenere a galla delle banche private che si erano
assunte rischi enormi. Invece di iniettare decine di miliardi di euro nella
ricapitalizzazione di quelle banche, si sarebbe dovuto risanarle e trasferirle
al settore pubblico. In Grecia, quattro banche controllano l’85% del mercato
bancario greco. Bisognava imporre alle banche tedesche e francesi, che avevano
prestato massicciamente al settore privato greco, di assumersi i propri crediti
a rischio invece di creare una troika che ha prestato denaro pubblico alla
Grecia affinché questa rimborsi quelle grandi banche. Politicamente, quando il
popolo greco nel 2015 ha scelto di sostenere una coalizione che proponeva
cambiamenti importanti in materia di giustizia sociale, bisognava permettere a
questo popolo di praticare la democrazia. Invece, la volontà democratica è
stata sistematicamente combattuta dalle autorità europee, che sono state
soddisfatte dalla capitolazione di Tsipras nell’estate 2015, con la firma del
terzo memorandum che ha approfondito la crisi greca.
Bisognava cancellare il debito greco?
E.T.: Sì, certamente. È una cosa che si
pratica normalmente. Quando la Polonia ha abbandonato il Patto di Varsavia,
all’inizio degli anni ’90, i suoi creditori occidentali le hanno concesso una
riduzione del 50% del debito. Quando, nella stessa epoca, l’Egitto partecipava
alla prima guerra del Golfo, anche il 50% del suo debito è stato annullato. In
Iraq, dopo l’invasione americana del marzo 2003, si è concessa la riduzione
dell’80% del debito. Dunque, riduzioni importanti del debito, che si fanno
ripetutamente da decenni. E sarebbe stato del tutto necessario nel caso della
Grecia. Certo bisognava procedere, con la partecipazione dei cittadini e delle
cittadine, a un audit dei debiti, per definire i responsabili dal lato greco e
da quello dei prestatori. Bisogna ricordare che in percentuale del PIL, la
Grecia è in 3a o 4a posizione nella lista dei paesi che spendono di più in armi
su scala planetaria! E chi sono i principali fornitori di armi alla Grecia? La
Germania, la Francia e gli Stati Uniti! Nel primo memorandum del 2010, una
delle voci di bilancio che non è stata ridotta era il rimborso degli ordinativi
militari. E la cosa continua. All’inizio del 2018, Alexis Tsipras ha incontrato
Donald Trump e ha annunciato 1,6 miliardi di euro di acquisti di armi dagli
Stati-Uniti."
Fonte:
Traduzione di Gigi Viglino
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