Nonostante le dichiarazioni di vittoria di
Tsipras, la Grecia è ben lungi dall'essersi liberata dal controllo della Troika
e della Germania. Lo spiega SERGIO COGGIOLA
27 GIUGNO 2018, SERGIO COGGIOLA
Corda o cravatta? Dipende. Anno 2012. Il
governo del conservatore Antonis Samaras strappa ai creditori l'accordo
sull'alleggerimento del debito alle condizioni deciso la scorsa settimana
dall'Eurogruppo, Tsipras parlò di: "una corda più lunga per
impiccarsi". E di rincalzo chiese "la cancellazione del debito".
Anno 2017. Dopo circa otto ore di negoziato, l'Eurogruppo ha raggiunto un
accordo di principio sull'uscita della Grecia dal programma di aiuti. In base
all'accordo, la Grecia può posticipare di 10 anni il pagamento dei 110 miliardi
di euro di prestiti ricevuti dal vecchio fondo salva-Stati Efsf, e viene esteso
di ulteriori 10 anni il ''periodo di grazia''. In più15 miliardi della tranche
di aiuti finale daranno al Governo un buffer di capitale che coprirà tutti i
bisogni finanziari fino al 2020. Di taglio del debito (320 miliardi) neanche
una parola. Frau Merkel non vuole.
Una "uscita pulita" dal Memorandum,
come dichiarava Tsipras? Cioè libertà del governo sui conti? No. Una
"libertà condizionata" (enhanced surveillance). Ogni tre mesi, una
commissione della Troika studierà i numeri e deciderà se Atene è sulla retta
via. In caso contrario imporrà delle misure che dovranno essere applicate
tassativamente. E non solo. La Grecia dovrà ancora camminare sul sentiero delle
riforme e delle privatizzazioni (capitolo dolente). Alla Grecia è imposto un
avanzo primario del 3,5% fino al 2022 e del 2,2% fino al 2060. Queste
percentuali si traducono in austerità permanente. A meno che il Paese non sia
invaso da investimenti stranieri che facciano ripartire l'economia. In caso
contrario, saranno i contribuenti a dare fondo agli ultimi risparmi (oggi un
greco lavora 198 giorni per lo stato).
Da non dimenticare inoltre che dal prossimo
gennaio scatteranno l'ultimo taglio (il quindicesimo) delle pensioni (si parla
di un 18% medio) e da gennaio 2020 anche chi guadagna 6mila euro all'anno
pagherà le tasse. Totale del tagli: circa 5,1 miliardi. In aggiunta, ci saranno
tagli alla sanità, all'istruzione e sicuramente un aumento della tassa sulla
casa.
C'è poco da stare allegri. Eppure Tsipras ha
chiamato i suoi (e gli alleati di destra) per festeggiare. Chissà perché non ha
rivolto un messaggio alla nazione. Forse aspetterà fino ad agosto quando scadrà
il terzo memorandum, costato, grazie ai "giochi" di Varufakis - ma
siamo sicuri che tutta la responsabilità fosse soltanto sua? - un aggravio di
100 miliardi. Sul palco si è presentato con una cravatta rosso scuro e ha
ripreso a parlare di alleggerimenti fiscali, di redistribuzione del maltolto,
di protezione delle classi più deboli e tanto altro. Poi si è tolto la
cravatta. E la Grecia è tornata alla normalità? Prima ha comunque ascoltato un
rosario di panegirici senza pari. Uno per tutti quello uscito dalla bocca del
Presidente della Repubblica, secondo cui il "no" del referendum 2015
è stato un "sì" per l'Europa.
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