Festa della medicina e della negromanzia. Dell’isola tiberina,
dove sorgeva il Tempio di Esculapio, come indicato dal suo serpente che giunto
in nave da Epidauro, saltato nel Tevere aveva nuotato fino all’isola,
scegliendo così la dimora del Dio a Roma!
Ippolitoè un personaggio della mitologia greca, figlio di Teseo.
Il nome di sua madre varia a seconda degli autori: la più comune è
Antiope, ma altri mitografi nominano anche le Amazzoni Ippolita oppure
Melanippa.
Il mito
La versione più nota della sua leggenda è quella tramandata
dall’opera di Euripide.
Secondo questa variante della storia, Afrodite fu la causa della
sua morte. Egli disprezzò la venerazione di Afrodite in favore di quella di
Artemide e, per vendetta, Afrodite fece sì che la sua matrigna, Fedra, si
innamorasse di lui, sapendo che Ippolito l’avrebbe respinta.
Fedra cerca vendetta nei confronti di Ippolito suicidandosi e,
nella sua lettera di addio, dicendo a Teseo, suo marito e padre di Ippolito,
che Ippolito l’aveva violentata!
Ippolito era vincolato da un giuramento a non menzionare l’amore
di Fedra per lui e nobilmente si rifiutò di difendersi nonostante le
conseguenze.
Teseo maledisse il figlio, una maledizione che Poseidone era
costretto a esaudire, e così Ippolito venne abbattuto da un toro mandato dal
mare che mandò nel panico i cavalli della sua biga e distrusse il veicolo.
Curiosamente, questo non è il modo in cui Afrodite aveva previsto la sua morte
nella tragedia, in quanto nel prologo dice di aspettarsi che Ippolito ceda al
desiderio con Fedra e che Teseo colga la coppia durante l’atto. Ippolito
perdona il padre prima di morire e Artemide rivela la verità a Teseo prima di
giurare di uccidere uno degli amanti di Afrodite (Adone) per vendetta.
Pare una rivisitazione, estramemente complicata e moderna di
Edipo!!!
In una versione più tarda, Ippolito, su richiesta di Artemide,
viene riportato in vita da Asclepio, il dio della medicina, ma anche della
necromanzia, che si era innamorato di lui.
Ne parla anche Virgilionel VII canto dell’Eneide: dopo la
resurrezione, Ippolito viene trasportato da Diana sui monti Albani; qui ella
gli impone un nuovo nome, Virbio (ovvero “nato due volte”). Il giovane
istituisce nel Lazio il culto della dea, sposa la giovane ateniese Aricia e
fonda una città cui dà il nome di lei diventandone re.
Genera poi con Aricia un figlio, anch’esso chiamato Virbio, che
gli succede nel regno.
Asclepio
Asclepio o Esculapio(greco Ἀσκληπιός, traslitterato Asklēpiós;
latino Aesculapius) è un personaggio della mitologia greca.
Figlio di Apolloe di Arsinoe secondo Esiodo, oppure di Apollo e
Coronide per Pindaro, un semidio e dunque uomo mortale per Omero, si diceva
fosse stato istruito nella medicina dal centauro Chirone, o che avesse
ereditato tale proprietà dal padre Apollo.
Divenne poi il dio della medicina, al pari di suo padre, ed era
una divinità molto adorata dal popolo, in quanto benevola con gl’infermi.
La costellazione dell’Ofiuco rappresenta il suo mito.
In Grecia, Asclepio veniva venerato come il dio della medicina,
delle guarigioni e dei serpenti.
Molti riferimenti ad Asclepio sono stati ritrovati anche in ambito
“occulto”: la sua capacità di riportare in vita i morti lo rendeva difatti
anche il dio invocato dai negromanti.
Il suo culto aveva il suo centro a Epidauro, (non a caso la vera
città dove è nata la psicoanalisi, l’interpretazione dei sogni ed anche la
teatroterapia!!) ma era onorato anche a Pergamo.
Secondo il mito, Apollo s’innamorò di Coronide, mentre ella faceva
il bagno in un lago.
I due consumarono la loro passione, poi il dio andò via, lasciando
un corvo a guardia della ragazza.
Coronide decise di sposarsi con Ischys, e il corvo, quando li vide
assieme, volò da Apollo per riferire.
Quando scoprì che Coronide era incinta, decise di punire il corvo,
tramutandogli le piume da bianche in nere, poiché non aveva allontanato Ischys
da Coronide.
Artemide uccise Coronide trafiggendola con un dardo, per vendicare
il fratello disonorato.
Apollo, però, decise di salvare il piccolo che Coronide aveva in
grembo, e chiese ad Ermes di prenderlo dal corpo della madre. Apollo decise di
dare al piccolo il nome di Asclepio.
Secondo il mito, il semidio Asclepio ricevette dalla dea Atena il
dono di cambiare il suo sangue con quello di Medusa la Gorgone. Da allora il
sangue che sgorgava dalle vene del suo fianco sinistro era velenoso e portatore
di sventure, ma quello del fianco destro aveva il potere di guarire qualsiasi
malattia e persino di fare risorgere i morti, ciò fece arrabbiare sia Zeus che
Ade, poiché l’afflusso dei morti dell’oltretomba diminuiva! (Secondo una
variante del mito Asclepio inventò una tecnica di guarigione che gli permetteva
di guarire ogni tipo di ferita ed ogni tipo di malattia, facendo addirittura
risorgere i morti).
Proprio per questi poteri, simili a quelli di un negromante,
ovvero guarire i mali, riportare in vita i morti e garantire una vita
straordinariamente lunga, Zeus decise di fulminarlo, perché temeva che il
particolare potere che Esculapio condivideva con gli uomini avrebbe potuto
minacciare la fede negli dei, annullando di fatto la sostanziale differenza fra
divinità e uomini, ovvero l’immortalità!
Apollo però, si sentì oltraggiato, per il trattamento severo
riservato a suo figlio e si vendicò uccidendo i tre Ciclopi che forgiavano le
folgori di Zeus.
Per placare Apollo, Zeus rese Asclepio immortale facendolo
diventare un “dio minore” (date le circostanze non era certo possibile
riportarlo in vita), tramutandolo nella costellazione di Ofiuco.
Dunque Asclepio, che era nato come semidio, divenne un dio sotto
forma di costellazione.
Già nell’Iliade gli si attribuiscono due figli:
Macaone, che combatté a Troia e fu ucciso da Euripilo;
Podalirio, medico.
Più tardi se ne aggiunse un terzo: Telesforo, dio della
convalescenza.
In stadi posteriori della leggenda gli si attribuisce una moglie
(Epione, o Lampezia) da cui Asclepio ebbe cinque figlie:
Igea, la salute;
Panacea, che aveva il dono di curare tutte le malattie;
Iaso, personificazione della guarigione;
Egle, madre delle Grazie;
Acheso, che sovrintendeva al processo di guarigione;
I nomi delle figlie sono tutti collegati al concetto di “buona
salute”.
Asclepio divenne così bravo nell’arte medica che riuscì anche a
risuscitare i morti, come fece con Ippolito, con l’aiuto di Artemide.
Nell’antica Grecia, si pensava che bastasse dormire in un
santuario consacrato ad Asclepio per guarire da ogni malattia.
Si doveva intanto andare in pellegrinaggio nei luoghi preposti.
Soprattutto Epidauro. Qui giunti si parlava del proprio male con un sacerdote,
il quale forniva il paziente-fedele, di certe sostanze e lo inviava
all’incubatio, un luogo sacro dove poteva riposare, essere curato e,
soprattutto! sognare!
I sacerdoti addetti, interpretavano i sogni, come un moderno
psicoanalista, e da li capiva il modo ulteriore di curare.
In ogni tempio di Esculapio, c’era almeno un serpente, che
proveniva dal santuario di Asclepio ad Epidauro, in quanto ritenuti animali
sacri per la divinità, poiché simbolo del rinnovamento. Uccidere un serpente di
un tempio di Asclepio era considerato come un grande sacrilegio.
Il bastone di Asclepio spesso viene confuso con il Caduceo di
Ermes, e spesso tale bastone viene nominato come Caduceo (avvolto a spirale
come il DNA, da due serpenti!). Asclepio infatti viene spesso raffigurato con
in mano un bastone sacro che porta il suo nome ed è il simbolo internazionale
del soccorso medico. Secondo il mito il bastone di Asclepio aveva poteri
terapeutici, era capace di guarire ogni tipo di malattia.
In Grecia, per ringraziare di una guarigione il Dio, si era soliti
sacrificare un gallo. Guarda caso il gallo considerato animale dei negromanti e
delle streghe nel medioevo cristiano!
Tale animale infatti, era considerato il migliore e più gradito
alla Divinità. Un esempio di questa pratica lo troviamo nel Fedone di Platone,
il celebre dialogo che riporta la morte di Socrate. Quest’ultimo, prima di
morire chiede che venga sacrificato un gallo ad Asclepio. Quasi a guarire
l’anima da peccati!!
Poi a Epidauro, non a caso qui esiste il teatro più grande e
importante dell’antichità! si assisteva alla recitazione di tragedie e
commedie, che non erano uno spettacolo come lo intendiamo noi! Di svago, di
divertimento o, se si tratta di teatro “impegnato” di un mero momento di
riflessione che lascia il tempo che trova!
L’assistere al teatro antico, rappresentava una vera e propria
funzione religiosa! Gli spettatori si immedesimavano e “fondevano” con i miti
stessi che venivano rappresentati, in modo così intenso da riviverli! Da
rivivere quelle vicende mitiche, ma per loro reali, giacché rappresentavano i
miti fondanti della loro stessa esistenza! Andiamo molto, ma molto, al di là
della teatroterapia moderna!! Quasi un assistere catartico che raccordava e
raccordava di nuovo, l’essere di ognuno con i miti che stavano alla base della
propria polis, della propria etnia!
Esculapio a Roma
Esculapio è l’adattamento latino (Aesculapius) del nome greco
Asklepios, ma si tratta dello stesso dio.
Il suo culto fu introdotto a Roma sull’Isola Tiberina nel 291 a.C.
La tradizione vuole che in quell’anno la popolazione della città
fosse colpita dalla peste. Dopo aver consultato i Libri Sibillini, il Senato
romano decise di costruire un tempio dedicato al dio, e a questo scopo fu
inviata una delegazione ad Epidauro per ottenere la statua del dio.
Al ritorno, mentre la barca che trasportava la statua risaliva il
Tevere, un serpente, simbolo del dio, saltò giù dall’imbarcazione e nuotò verso
l’isola Tiberina.
L’evento fu interpretato come volontà del dio di scegliere il luogo
dove sarebbe sorto il suo tempio, che sull’isola fu costruito. Tutt’oggi
sull’isola sorge uno degli ospedali più importanti d’Europa, il
Fatebenefratelli!
Tempio di Esculapio
Il tempio di Esculapio era un tempio romano situato sull’Isola
Tiberina, a Roma.
Il tempio venne eretto tra il 293 a.C. e il 290 a.C., mentre la
sua consacrazione avvenne l’anno successivo.
Secondo la leggenda, nel 293 a.C. scoppiò una grave epidemia a
Roma, che spinse il Senato a decidere di costruire un edificio alla divinità
della medicina greca Asclepio, che assunse il nome latino di Esculapio.
Dopo aver consultato i Libri Sibillini ed aver trovato una
risposta favorevole, una delegazione di saggi romani venne inviata ad Epidauro,
in Grecia, in cui era presente il santuario più famoso dedicato ad Asclepio, al
fine di poter ottenere una statua del dio da portare a Roma.
Secondo la leggenda, durante i riti propiziatori un grosso
serpente (un colubro, animale attribuito alla divinità) uscì dal santuario
andandosi a nascondere all’interno della nave romana. Certi che questo fosse un
segno da parte della divinità, i Romani si affrettarono a tornare nella loro
città, dove ancora imperversava l’epidemia.
Giunti sul Tevere, mentre stavano per attraccare al porto di Roma,
accadde che nei pressi dell’isola Tiberina il serpente uscì dalla nave e andò,
nuotando, a nascondersi sull’isolotto, sparendo dalla vista dei dotti, ma
indicando così il luogo dove sarebbe dovuto sorgere l’edificio!
I lavori iniziarono subito, e il tempio venne inaugurato nel 289
a.C.: da lì a breve l’epidemia ebbe fine.
Fa riflettere il fatto del mare, che isolava, proprio come
un’isola, dalle pestilenze e il fatto che allora l’acqua del Tevere in quel
punto doveva essere perlomeno salmastra. E’ probabile che in tempi remotissimi
si usasse l’isola come isolamento per malattie umane o anche degli armenti.
L’isola, a ricordo dell’evento, venne in seguito rimodellata a
forma di trireme. Un obelisco venne infatti posto al centro dell’isola, davanti
al tempio, in modo da assomigliare ad un albero maestro, mentre sulle rive
vennero posizionati blocchi di travertino, scolpiti in modo da sembrare una
poppa e una prua. Sull’isola sorsero diverse strutture adibite al ricovero
degli ammalati, e ciò è testimoniato da numerosi voti ed iscrizioni pervenute
sino ai giorni nostri.
I resti
Il tempio andò distrutto durante l’Alto Medioevo, poiché già
nell’anno 1000 sorse sulle sue rovine la basilica di San Bartolomeo all’Isola,
per volere di Ottone III.
Il pozzo medioevale presente vicino all’altare della chiesa sembra
essere lo stesso da cui sgorgava l’acqua utilizzata anticamente per curare i
malati, così come testimoniato da Sesto Pompeo Festo, un grammatico latino, nel
II secolo.
Non sarebbe consigliabile farlo oggi con l’acqua del Tevere!!
Del poco che rimane dell’antico tempio di Esculapio, sono da
ricordare alcuni frammenti dell’obelisco, conservati a Napoli e a Monaco, e
alcuni blocchi di travertino visibili sotto le costruzioni moderne sull’isola
Tiberina, tra cui spicca un rilievo del bastone di Esculapio.
L’isola continua ad essere un centro dedicato alla cura dei malati
poiché davanti alla basilica sorge l’ospedale del Fatebenefratelli.
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