La religione
cristiana ha attinto quasi tutto da quella preesistente, pagana (in particolar
modo, visto l’importanza che per questo popolo aveva la religione, etrusca) e
romana, innestando naturalmente riti, miti, consuetudini, caste sacerdotali con
annesse vesti o simboli, sulla base ebraica che ne costituisce l’ossatura, che
man mano che diventava sempre più latina ed internazionale si allontanava da
ciò che l’aveva generata a Gerusalemme.
Ad esempio,
l’istituzione, assai tarda, delle “suore”, (dal lat. soror, sorella) e prima
delle monache, già all’inizio del IV° sec. (che precedono rifacendosi proprio
alle Vestali romane, il monachesimo maschile che nasce invece in Palestina ed
Egitto) ricorda molti aspetti della classe sacerdotale (nel Cristianesimo primitivo
potevano celebrare anche le donne!) delle Vestali.
E come
queste sono spose in e di Cristo, le Vestali avevano ruolo della sposa e quindi
custodi del fuoco sacro, in qualità di sacre sacerdotesse votate al culto della
dea Vesta.
Si trattava
di giovani fanciulle di rango patrizio, scelte nell’età tra i sei e i dieci
anni, che venivano consacrate dal Pontefice massimo (non viene da qui, anche il
nome del Papa cristiano?) e che dovevano fare voto di castità. Il loro servizio
durava trent’anni: dieci impiegati nell’apprendistato, dieci nell’esercizio
delle funzioni sacerdotali e, infine, dieci nell’istruzione delle nuove
Vestali.
Il tempio
che ospitava le sacre vergini era di forma circolare, (spesso confuso a Roma
con quello di Ercole Olivario, che può darsi data la forma che sia stato poi
usato anche dalle Vestali in tempi tardi) sul Lungotevere, e ne resta una parte
importante, proprio di fronte alla loro meravigliosa casa con giardino e
colonnato (anche questo un esatto anticipo dei conventi!).
Si dice che
vi fossero vari ordini di fuochi, quelli votivi, quelli cerimoniali, ed il più
ascoso, quello perenne e dal quale tutti i fuochi dovevano scaturire. Anche
quello prelevato e condotto nelle nuove città di colonizzazione.
Come abbiamo
visto, il loro sacerdozio durava trent’anni, passati i quali avevano facoltà di
lasciare il tempio e anche di sposarsi. Le sacerdotesse di Vesta vivevano nel
cosiddetto Atrium Vestae, collocato accanto al tempio rotondo della dea nel
Foro Romano, ma comunque avevano la possibilità di uscire e di rientrare in un
tempo stabilito.
La cerimonia
d’iniziazione, che le consacrava alla dea, merita particolare attenzione visto
che cela in sé particolari usanze. L’iniziazione ai misteri avveniva
nell’Atrium. Qui si svolgeva l’inauguratio, la consacrazione della novizia che
consisteva nel taglio sacro dei capelli, (proprio come le suoew cristiane!)
appesi in un secondo tempo ad un albero antichissimo (secondo Plinio quella
pianta aveva almeno 500 anni).
In seguito,
la fanciulla indossava una veste candida simbolo della purità e
dell’iniziazione.
Dopo questa
fase la vestale assumeva il nome di Amata, ed era pronta per mettersi al
servizio della sacerdotessa più anziana, la Maxima.
Quindi un
cambio di nome come nel Cristianesimo. Un secondo Battesimo.
In quel
luogo sacrale, dove ardeva il fuoco perenne, si conservavano anche degli
oggetti sacri e arcani (pignora imperii), conosciuti solo dalle Vestali e dal
loro capo spirituale, il Pontefice massimo. Si trattava con ogni probabilità
dei Penati, Numi tutelari della casa e demoni custodi degli insediamenti umani,
intimamente legati al culto del fuoco sacro di Vesta nel cui tempio avevano il
proprio scomparto, il Penus. Oltre ai Penati vi era anche il Palladio,
(scultura che raffigurava la dea Atena nell’atto di levare in alto lo scudo e
la lancia). Gli oggetti cultuali in questione, sorvegliati dalle sacerdotesse
vergini, furono salvati (così vuole la tradizione), da Enea durante l’incendio
di Troia e portati nel Lazio. Le custodi di tali segreti godevano dei massimi
onori e privilegi, ma il loro rigido servizio comportava rinunce e richiedeva
la massima attenzione. Nel caso in cui la Vestale, a causa di una distrazione
avesse provocato lo spegnimento del fuoco, veniva pubblicamente battuta a
sangue con delle verghe. Infatti, un evento di tale portata rappresentava per
lo Stato un presagio funesto.
Nel caso in
cui la fanciulla avesse infranto il voto di castità invece, era condannata senza
pietà e sepolta viva. Dato che non poteva essere infranta la sua sacralità con
un’arma.
L’ordine
delle Vestali, secondo la tradizione, fu istituito dal secondo re di Roma, Numa
Pompilio, profondo conoscitore delle pratiche magico-religiose.
Uno dei lavori
più importanti espletati dalle Vestali era rappresentato dalla preparazione
della mola salsa, una focaccia sacro utilizzata nel corso dei sacrifici.
Anticipazione, in questo caso dell’Ostia cattolica!
Uno degli
ingredienti principali era il farro, cereale dalle valenze magiche che una
volta abbrustolito sul fuoco sacro, veniva poi pestato nei mortai fino ad
ottenere una sorta di farina. L’impasto della farina con acqua e sale era
indispensabile durante i sacrifici. Il sacerdote addetto al rito sacrificale,
infatti, si serviva della mola salsa che poneva in pezzetti sul capo della
vittima prima della sua uccisione.
E’ da ciò
che deriva il termine immolare, volto a indicare le offerte sacrificali.
Indispensabile
era anche il ruolo che rivestivano le Vestali nella preparazione dei suffimina,
profumi magici intimamente legati alla ritualità dei romani.Le fumigazioni
rituali in effetti, racchiudevano un grande potere e venivano espletate in
occasione di solenni ricorrenze.
Il grande
Ovidio, nel quarto libro della sua opera i Fasti, descrive la sua preparazione
e gli elementi chiave che componevano i suffimina. Uno di questi era il sangue
del cavallo d’ottobre e le ceneri dei feti, estratti dalle vacche gravide
sacrificate in occasione dei Fordicidia, festa propiziatrice di fecondità. Le
Vestali amalgamavano il sangue equino rappreso e le ceneri del feto,
aggiungendovi pure baccelli di fave vuote. Ciascuno degli elementi menzionati
possedeva particolari peculiarità magiche. Il sangue era legato alla fecondità
e lo stesso dicasi per le ceneri del vitellino, mentre gli involucri delle fave
tenevano lontani i temibili lemures, spiriti inferi o forme larvali che amavano
cibarsi con questo legume.
Non a caso
dalla fava, derivava il nome della Gens più religiosa di Roma, i Fabi, ai quali
era riservata l’organizzazione di tanti riti e feste religiose come i Lupercali
e alla cui famiglia erano riservati molte cariche sacerdotali!
CULTO DI
VESTA – ESTIA
LA ESTIA
GRECA
Dea greca
del focolare domestico, la primogenita di Crono e di Rea, sorella maggiore di
Zeus. Il suo culto è antichissimo e il mito è praticamente dimenticato nei
sonni della storia.
Si sa che,
corteggiata da Poseidone e da Apollo, la Dea ottenne da Zeus di poter mantenere
per sempre la sua verginità, in cambio ottenne grandi onori e il culto in tutte
le case degli uomini e nei templi.
Suo
attributo è il focolare e il fuoco sacro. Narra ancora il mito che quando
Hermes, cioè Mercurio, assurse all’Olimpo, la Dea gli cedette il posto alla
mensa degli Dei perchè schiva anche dei banchetti, il che fa pensare a
un’antica Dea declassata, una Grande Madre.
VESTA ROMANA
Ovidio –
Fasti:
“Per lungo
tempo credetti stoltamente che ci fossero statue di Vesta,
ma poi
appresi che sotto la curva cupola non ci sono affatto statue.
Un fuoco
sempre vivo si cela in quel tempio
e Vesta non
ha nessuna effige, come non ne ha neppure il fuoco.”
“Io sono
Colei che è, e nessun uomo ha mai sollevato il mio velo.” cantavano le
sacerdotesse della Grande Madre, colei che non poteva essere raffigurata, Per
questo Vesta non ebbe mai immagini, era la Dea Primigenia, tanto è vero che i
Romani, nell’onorare gli Dei, riservavano al sacrificio a Vesta il primo posto,
doveva sempre essere onorata per prima.
I Sabini,
che seguivano il calendario lunare delle società matriarcali, e sapevano di
divinazione e magia, portarono a Roma il culto di Vesta, già onorata ad Albalonga,
la corrispondente romana di Estia, e di Quirino che fu associato a Romolo
divenendo Romolo Quirito. Alcuni autori hanno supposto che la trasformazione
del nome Estia in Vesta derivasse dall’associazione Venus-Estia, legati poi in
Vestia (V-Estia) e poi ancora in Vesta, non improbabile perchè anche
Venus-Afrodite fu in tempi molto remoti una Dea Madre, esattamente come Estia.
Nel primo
giorno dell’anno, una fiaccola portata dal tempio di Vesta portava il fuoco di
ogni casa. L’accesso al tempio era vietato agli uomini, con l’eccezione dei
Pontifex Maximus, a cui però era interdetto l’accesso al sancta santorum, dove
si conservava il “Palladio troiano”, la statua di Pallade caduta dal cielo a
Troia e condotta a Roma da Enea.
Nel 394
d.c., in seguito alla proibizione della religione romana, il Palladio venne
distrutto dall’ultima delle vestali, la gran sacerdotessa di Vesta. Con la sua
distruzione, per non farla profanare dai maschi, cade il vero sacerdozio
femminile, portatore degli antichi misteri.
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