Era il 9
settembre 1922 quando le truppe nazionaliste turche, guidate da Mustafa Kemal
“Ataturk”, entrarono in Smirne dando fuoco alla città. L’evento segnò la fine
della guerra greco-turca (1919 – 1922) e sancì di fatto la nascita della
moderna Turchia.
Matteo Zola, 10 settembre 2013
Dopo la fine
della prima guerra mondiale, infatti, l’impero ottomano giunse al collasso e
ampie fette di territorio vennero spartite tra le potenze occidentali
vincitrici. La fascia egea fu occupata dalla Grecia, il Dodecanneso e la costa
mediterranea dall’Italia, la Siria dalla Francia e il Bosforo dalla Gran
Bretagna. La reazione dei nazionalisti turchi portò alla sconfitta degli
occupanti e Smirne fu, appunto, l’ultima battaglia.
Smirne e le altre, Grecia o Turchia?
Smirne, secondo i dati del 1910, contava circa 974mila turchi,
630mila greci, 17mila armeni. 24mila ebrei e ben 50mila “levantini”, ovvero
europei, tra cui 7mila italiani. Al termine della guerra ebbe luogo il
tristemente noto scambio di popolazioni tra Turchia e Grecia. Una mossa
necessaria ai disegni nazionalistici di Ataturk ma di fatto ardua da realizzare
poiché almeno fino agli anni Venti del secolo scorso i due gruppi etnici erano
difficili da separare: turchi cristiani di lingua greca vivevano sulle rive del
Mar Nero, musulmani di lingua greca nella zona egea, greci turcofoni e
musulmani a Creta (eredi di quei greci convertiti all’Islam in epoca ottomana)
e poi greci e turchi in quella Istanbul che fu Costantinopoli. Lo scambio di
popolazioni fu quindi un evento traumatico e per le popolazioni che da secoli
vivevano nei due paesi.
Come può uno scoglio…
Da allora i rapporti tra Grecia e Turchia sono sempre stati tesi e
i reciproci nazionalismi si sono infiammati a vicenda raggiungendo il culmine
nel 1974, con l’occupazione turca di Cipro nord a seguito del colpo di Stato
filogreco sostenuto dal regime dei Colonnelli di Atene. I motivi di tensione
tra i due paesi hanno sempre riguardato la regolamentazione dello spazio aereo
e della presenza di armamenti nelle isole egee. Nel 1996 il caso degli scogli
di Kardanak (Imia), poche rocce senza valore nell’Egeo, rivendicate dalla
Grecia e poi conquistate dai turchi con un blitz, è esemplare del livello di
conflittualità tra i due paesi.
Due bimbi greci e la geopolitica egea
Per questo l’apertura, proprio il 9 settembre, di una scuola
elementare riservata alla minoranza di etnia greca residente sull’isola turca
di Gokceada, 49 anni dopo essere stata chiusa, è una buona notizia. I due paesi
hanno cominciato a distendere i rapporti, e anche piccoli e apparentemente
marginali eventi come questo possono invece essere letti come segnali di un
nuovo corso. Tanto più che la scuola avrà soltanto due alunni su una capienza
complessiva di settanta. Lo riferisce il quotidiano turco Hurriyet ricordando
che Gokceada (‘Imbros’ in greco) è la maggiore isola turca a nord
dell’imboccatura dello stretto dei Dardanelli. Un’isola strategicamente
importante per la Turchia e uno dei luoghi più colpiti dallo scambio di
popolazioni. L’istituto scolastico intitolato a Hagia Todori (Santa Teodora)
sorge nel villaggio di Zeytinli dove era stato inaugurato nel 1951. Chiusa nel
1964, la scuola è stata riaperta dopo una recente decisione in questo senso
adottata dal ministero della Pubblica Istruzione turco in seguito ad una richiesta
avanzata dai rappresentanti della minoranza di lingua greca. A prendersi cura
degli unici due alunni della scuola saranno tre insegnanti e un bidelllo.
Ataturk era greco? Prove di dialogo
Ma segnali di distensione arrivano anche da parte greca. A Salonicco
è stata riaperta la casa in cui nel 1881 nacque Mustafa Kemal Ataturk. Ebbene
sì, il fondatore della Turchia moderna è nato in Grecia. Ovviamente non era
greco, la sua famiglia si stabilì in quella città cosmopolita che fu la
Salonicco ottomana. La casa, restaurata dallo Stato greco, ha arredi originali
e mobilia proveniente dal palazzo Topkapi di Istanbul.
Un nuovo corso per l’Egeo? Possibile, anche perché nel marzo
scorso a Istanbul i due primi ministri, Samaras ed Erdogan, si sono incontrati
per un’ora di colloquio: al centro del dibattito lo sfruttamento delle risorse
energetiche dell’Egeo. Durante la riunione sono stati firmati 25 accordi di
cooperazione nei settori del commercio, turismo, trasporti, energia e
immigrazione.
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