Τετάρτη 24 Ιανουαρίου 2018

Mito e storia nei viaggiatori Italiani in Grecia del novecento

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Nel dibattito attuale sulla scrittura di viaggio nel novecento più che fare riferimento a un genere letterario si tende a individuare le varie tipologie testuali e in particolare la geografia dei luoghi attraverso il punto di vista degli inviati speciali in Oriente e in Occidente. 

La Letteratura di viaggio deve molto al giornalismo e ai reportage di quegli “scrittori per conto terzi” che come Corrado Alvaro o Enrico Emanuelli si sentivano “prestati” dalla prosa d’arte alla terza pagina e all’elzeviro. Il viaggio in Grecia si distingue dagli altri per la sua particolare identità che lo rende un vero e proprio topos di un itinerario classico, spirituale e culturale che fonde ellenismo e neoclassicismo. A partire da D’Annunzio che si costruisce una sua Grecia mentale e mitica che poco ha a che fare con la Grecia reale descritta nella crociera compiuta insieme a Scarfoglio e George Hèrelle fino all’Arcadia di Emilio Cecchi dove è fortissimo il fiorentinismo e il topos della madre patria e della città d’origine, insieme al topos dell’ineffabilità presente nell’immagine del Partenone “semplice come un bicchier d’acqua, sublime come un Pater nostro”. Mito e storia si fondono nei viaggiatori italiani in Grecia del novecento, descritta da Robert Byron come la culla della civiltà europea attraverso immagini liriche che si ritrovano nel Viaggio in Grecia di Riccardo Bacchelli, estasiato di fronte alle antiche rovine della terra di Socrate e di Pausania e dai numerosi riscontri tra la civiltà greca e la storia romana. Assolutamente originale lo sguardo di Comisso, viaggiatore autentico alla ricerca di sensazioni forti che si ritrovano nell’ Approdo in Grecia che può considerarsi l’autobiografia di un “viator felix”, viaggiatore errante e nomade sempre alla ricerca del genius loci o di un ubi consistam che ora ritrova nella piccola Nauplia ora nella splendida città di Olimpia. Nel gustoso libello Dall’Ellade al Bisanzio di Alberto Arbasino, scritto durante le Olmpiadi del 1960, i confini si estendono fino alla Turchia e si avverte la tendenza a smitizzare la sacralità della terra greca e ad esaltare la sua filosofia da Parmenide a Platone, da Pitagora ad Aristotele attraverso il racconto ludico di un intellettuale snob e raffinato.


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