Euripide (Salamina 480 ca. - Pella 406 a.C.), tragediografo greco.
Giorgio De Chirico: Autoritratto con busto di Euripide, 1922-1923
Euripide fu
uno dei poeti tragici greci più importanti, nato ad Atene tra il 485 ed il 484
a.C. e morto in Macedonia nel 406.
La famiglia era benestante ed aveva possedimenti a Salamina.
Euripide
ebbe una buona formazione culturale e conobbe i Sofisti, di cui sentì
l'influsso.
La sua
carriera politica iniziò nel 455 dopo un concorso dove arrivò terzo.
In seguito
riportò altre vittorie come, ad esempio, quelle del 441, dove vinse ben quattro
volte.
Era un uomo
dalle idee progressiste e dalle maniere democratiche ma, a differenza di
Eschilo e Sofocle, non prese parte attiva alla vita politica. Tuttavia, nelle
sue tragedie, accenna spesso alla politica del suo tempo.
I suoi
contemporanei ed i posteri avevano l'idea che Euripide fosse scortese,
solitario, drammatico e misogino.
Trascorse
molti anni della sua vita a Pella, capitale del regno macedone, presso il re
Archelao (il suo mecenate). Probabilmente è morto sbranato da un cane da caccia
dello stesso Archelao.
Per dare un
inquadramento storico, si può affermare che la vita e lo sviluppo culturale e
poetico di Euripide si inseriscono nel periodo di massimo splendore dello stato
ateniese e della successiva fase di sfaldamento e di crisi.
Le opere
Euripide
scrisse esclusivamente opere drammatiche, tranne un epitaffio (iscrizione
funebre), per i caduti nella spedizione della Sicilia e un epinicio
(componimento per celebrare il vincitore), per Alcibiade.
Delle sue
opere noi ne conosciamo diciotto, di cui diciassette sono tragedie e una è un
dramma satiresco (il "Ciclope", 420-415 a.C.). Gli anni di
composizione delle opere non sono noti con certezza (probabilmente compresi tra
il 455 ed il 406 a.C.).
Tragedie di
Euripide
Alcesti
(438): Admeto è il re della Tessaglia che da Apollo aveva ricevuto
l’opportunità di sfuggire alla morte se qualcuno si fosse sacrificato al suo
posto. Solo la moglie Alcesti è decisa a sacrificarsi per il marito e il giorno
del supplizio arriva alla corte Eracle, che venuto a conoscenza dell’accaduto
grazie alle parole di un servo, va da Thanatos e libera Alcesti e la riporta al
marito, dopo averne messo alla prova la fedeltà.
Medea (431):
la donna ha seguito il marito fino a Corinto con i figli. Qui l’uomo deve
sposare la figlia del re Creonte, Creusa. Allora ella, offesa nei sentimenti,
prepara la vendetta e uccide prima la promessa sposa, e poi i figli avuti da
Giasone. Infine scappa ad Atene dove si innamora di Egeo.
Ippolito
(428): Fedra è la seconda moglie del re di Atene Teseo che per volontà di
Afrodite si innamora del figliastro Ippolito. Questo messo al corrente dei
sentimenti che per lui prova la matrigna dalla nutrice, la respinge. Fedra
allora si uccide ma lascia uno scritto in cui incolpa Ippolito d’averla
sedotta. Il padre Teseo, allora bandisce il figlio e questi va in un bosco dove
muore ucciso dai cavalli imbizzarriti da Poseidone. A questo punto, Artemide
compare e rivela al padre l’innocenza del figlio, che distrutto chiede perdono.
Eraclidi
(428): a Maratona arrivano i figli di Eracle, guidati dal vecchio Iolao: qui
essi sperano di fuggire alla persecuzione di Euristeo, re di Argo. Davanti al
re di Atene Demofonte, si scontrano verbalmente Iolao e un araldo di Euristeo,
che minaccia guerra agli ateniesi se gli Eraclidi non verranno consegnati.
Scoppiata la guerra, la giovane Macaria si offre come vittima da sacrificare
per la vittoria degli ateniesi. Grazie all’intervento d’Illo, che sopraggiunge
con delle truppe, gli ateniesi vincono il combattimento e Iolao, ringiovanito,
imprigiona Euristeo e lo manda a morte.
Andromaca
(428): Andromaca, la moglie d’Ettore, divenuta schiava di Neottolemo, ha
generato un figlio al suo signore, ma è minacciata dalla sposa di lui che è
gelosa della rivale. Approfittando dell’assenza del marito insieme al padre
Menelao, trama la morte di Andromaca, che si rifugia presso l’altare di Teti.
Interviene però il vecchio Peleo che trionfa nell’agone verbale con Menelao e
lo costringe ad andarsene. Ermione allora, rimasta sola, teme l’ira del marito
e medita di uccidersi. A salvarla è Oreste che la conduce via con sé e
frattanto trama di uccidere Neottolemo. Per Peleo è un colpo atroce poiché egli
teme che sia stata la gente di Delfi ad ucciderlo. Ma appare Teti che gli
rivela la verità. Peleo allora fa sposare Andromaca con Eleno e suo figlio sarà
il capostipite di una nuova famiglia. Peleo diviene immortale.
Ecuba (415):
Dopo la distruzione di Troia, gli achei non potevano partire così decidono di
sacrificare sulla tomba di Achille la principessa Polissena, figlia di Ecuba. A
nulla valgono i tentativi della madre a cercare di dissuadere Odisseo giunto a
prendere la giovane. Dopo la morte di questa, un altro dolore arriva alla
donna: il mare le restituisce il corpo esanime dell’altro figlio Polidoro da
lei affidata al re della Tracia. Ecuba allora prepara la vendetta: attira
Polimestore nella sua tenda, lo acceca e uccide i suoi figli. Alla fine,
Agamennone giudica la vendetta d’Ecuba giusta.
Supplici
(415): la scena è a Eleusi, dove le madri degli argive, si recano supplici
presso l’altare di Demetra. Il loro scopo è quello di convincere il re d’Atene
ad ottenere da tebani la restituzione dei corpi dei figli. Con loro si schiera
anche Adrasto al quale Teseo prima rifiuta il suo aiuto; ma poi si lascia
convincere. Sopraggiunge un araldo tebano che chiede l’allontanamento
d’Adrasto, ma Teseo rifiuta. Scoppia la guerra fra Atene e Tebe. Teseo riporta
la vittoria e ottiene la consegna dei cadaveri. Si celebrano i riti funebri e
alla fine compare Atena che chiede a Adrasto di giurare eterna fedeltà ad
Atene.
Troiane
(415): Atena e Poseidone concertano di sterminare la flotta dei Greci
vincitori. Gli dei allora si allontanano e Taltibio annuncia che Cassandra è
stata assegnata a Menelao, Andromaca a Neottolemo ed Ecuba ad Odisseo. Prima
entra in scena Cassandra che dimostra alla madre che la sorte dei vinti non è
migliore di quella dei vincitori, poi entra in scena Andromaca con il piccolo
Astianatte, le sue parole sono un vivo ricordo ad Ettore. Arriva Taltibio che
annuncia la morte d’Astianatte e il bimbo è strappato dalle braccia della
madre. Entrano allora in scena Menelao ed Elena e ne sorge uno scontro tra
Elena ed Ecuba, questa, infatti, vuole che Elena paghi. Menelao, decide di
portare con sé Elena in Grecia e la tragedia termina con Ecuba accanto al corpo
d’Astianatte sullo scudo pronto ad essere sepolto. Gli achei partono, Troia
crolla.
Eracle
(415): a Tebe, in assenza di Eracle, la sua famiglia viene minacciata dal
tiranno Lico che ne ha usurpato il trono. Il padre d’Eracle, Anfitrione, la
moglie Megara e i figlioletti si rifugiano presso l’altare di Zeus, ma Lico
continua a minacciarli. Arriva Eracle che salva la sua famiglia. Ma mentre
stanno brindando, si presenta Lissa, demone della pazzia, che s’impossessa del
giovane e lo costringe ad uccidere la moglie e i figli antecedentemente
salvati. Quando Eracle si accorge dell’accaduto, vorrebbe morire, ma l’amico
Teseo gli dimostra che il vero eroismo consiste nell’accettare la vita, anche
se piena di affanni e di dolori. Nella scena finale i due vanno insieme verso
Atene.
Elettra
(413): Nella campagna argiva dove vive Elettra, arrivano Oreste e Pilade che si
presentano come amici del figlio di Agamennone. Ma un vecchio riconosce il
principe e i due fratelli si abbracciano. Poi inizia la vendetta. Oreste uccide
Egisto e dopo sopraggiunge Clitannestra attirata dalla falsa notizia della
maternità d’Elettra. Ella ricorda le colpe di Agamennone e di fronte le accuse della
figlia le ricorda di essere stata lei a salvarla dalla morte che le preparava
Egisto. Dalla casa giungono poi le sue grida di morte e i due fratelli escono.
Elettra sposerà Pilade e Oreste otterrà l’assoluzione.
Elena (412):
Paride ha condotto con sé un’immagine d’Elena, la donna, infatti, è in Egitto,
sotto la protezione di Proteo. Alla sua morte il figlio Teoclimeno, le fa
offerte di matrimonio, costringendola a trovare rifugio presso la tomba del
padre. Qui le arriva la notizia della morte di Menelao, ed ella in preda alla
disperazione, vorrebbe uccidersi. Ma le schiave la convincono a consultare la
profetessa Teonoe. Sulla scena allora arriva Menelao e i due si riconoscono, ma
Teoclimeno minaccia di uccidere tutti gli stranieri. Allora Menelao, travestito,
porta la notizia della propria morte, Elena chiede allora il permesso di un
sacrificio per il marito. Ma la nave serve ai due sposi per fuggire verso la
Grecia; il re Teoclimeno vorrebbe uccidere Teonoe per averli aiutati, ma
intervengono i Dioscuri a placarlo.
Ifigenia in
Tauride (408): Ifigenia è diventata sacerdotessa nella terra dei tauri. Qui ha
il compito di sacrificare tutti gli stranieri. Arrivano allora Pilade con
l’amico Oreste. Qui la ragazza dice che bisogna consegnare una lettera ad Argo
e i due per salvare la vita all’altro cercano di mandare l’amico. Sarà Pilade a
partire, ma leggendo ad alta voce la lettera, i due fratelli si riconoscono.
Allora avviene che i due scappano insieme, mentre Atena trattiene il re Toante,
dicendogli che tutto è avvenuto per natura divina.
Ione (408):
Creusa ha generato con apollo un figlio: Ione. Il dio ha affidato però il
piccolo ad Ermes, affinché lo portasse a Delfi. La vicenda allora inizia con
l’arrivo a Delfi di Creusa e Xuto, re di Atene. Non avendo figli i due
consultano Apollo. Questi fa credere a Xuto che Ione è suo figlio, avuto da
qualche relazione passata. Creusa però non può accettare la presenza di un
bastardo in casa (ella infatti non sapeva che Ione fosse suo figlio) e trama
per ucciderlo. Ma il tentativo fallisce e Creusa va nel tempio di Apollo. Qui
Pizia le porta alcuni oggetti del neonato, ella li riconosce e capisce che Ione
è suo figlio. Atena allora predice un futuro prospero per Ione e i suoi
discendenti.
Fenicie
(408): la scena si svolge a Tebe: dall’alto delle mura, Antigone osserva lo
schieramento nemico. Dopo un po’ sopraggiunge Polinice che ha convocato la
madre Giocasta per un chiarimento con Eteocle, ma quest’ultimo rifiuta. Allora
Polinice si schiera dalla parte degli invasori, mentre Eteocle al servizio di
Creonte e organizza la difesa. Viene interrogato allora Tiresia, che dice che
vinceranno i tebani solo se sarà sacrificato Meneceo, figlio di Creonte. Il
ragazzo allora si sacrifica e la storia viene affidata a due messaggeri: il
primo racconta lo scontro tra i due fratelli, il secondo la morte di entrambi e
il suicidio di Giocasta. Creonte diviene nuovo sovrano di Tebe e bandisce Edipo
dalla città, poi vieta di seppellire Polinice in terra tebana. Antigone, però
dichiara che seppellirà ella stessa il fratello.
Oreste
(408): dopo il matricidio commesso, Elettra si prende cura di Oreste, che
appare sconvolto e delirante. Il popolo d’Argo dovrà giudicare il suo delitto
ed egli invoca l’aiuto di Menelao. Ma questo si sottrae dall’impegno e Oreste
va a difendersi da solo di fronte l’assemblea. Un messaggero allora annuncia ad
Elettra la morte per entrambi, e Pilade è deciso a morire con lui. Ma i tre
prima vogliono vendicarsi e cercano di uccidere Elena, causa di tutte le loro sventure.
Non riuscendo nelle imprese Oreste minaccia di trucidare Erminione, figlia di
Menelao. Ma alla fine, apollo annuncia l’assunzione di Elena fra gli Immortali,
l’assoluzione di Oreste da parte dell’Areopago e il doppio matrimonio
Pilade-Elettra e Oreste-Ermione.
Ifigenia in
Aulide (407): la scena è ambientata nel campo acheo dell’Aulide: in seguito
alla predizione di un oracolo, Agamennone ha mandato a chiamare Clitemnestra e
Ifigenia, con la scusa di darla in sposa ad Achille. In realtà la giovane dovrà
essere sacrificata. Le due donne scoprono la verità da un servo e anche se
Agamennone vorrebbe risparmiare la figlia sa che per la gloria non può farlo.
Anche Achille, si era invaghito della ragazza e cercava di salvarla, ma
Ifigenia, dopo aver capito il motivo del suo sacrificio, accetta l’idea. A
questo punto appare Artemide che sostituisce Ifigenia con cervo.
Baccanti
(407): la scena è a Tebe dove la regina agave non crede al culto di Dioniso.
Allora arriva il dio che le costringe a celebrare le sue Orgie invasate sul
Citerone. Dioniso, in aspetto umano si lascia catturare, e dopo si libera per
la gioia della Baccanti. Poi convince Penteo a seguirlo sul monte dove ci sono
le donne, che, vedendolo e scambiandolo per un leone, lo uccidono. Tra queste
donne c’era anche Agave. Quando la donna si accorge dell’atto commesso viene
messa al bando da Dioniso.
Ciclope
(dramma satiresco): nel prologo Sileno, narra come egli e i suoi amici siano
stati fatti prigionieri dal ciclope Polifemo. Arriva poi Odisseo con i suoi
compagni: Sileno lo avverte della ferocia del ciclope, ma egli gli offre del
buon vino in cambio d’alcune pecore. Dopo un po’ arriva Polifemo e, convinto
che Odisseo gli voglia rubare le pecore cerca di mangiarlo. Ma l’astuto acheo
lo fa ubriacare, poi lo acceca e fugge insieme ai compagni e i satiri.
Reso: la
scena è il campo dei Troiani dopo la vittoria di una battaglia. Ettore capisce
che sta avvenendo qualcosa in campo nemico e manda una vedetta. Reso, re dei
Traci, arriva al campo con i suoi uomini e ha un colloquio con Ettore.
Frattanto dai campi dei Greci si muovono Diomede ed Odisseo e sotto la guida
d’Atena giungono nel campo dei Traci. Qui uccidono Reso, e fanno strage dei
suoi soldati. Il condottiero di Reso accusa Ettore, ma appare Tersicore che
svela la verità all’uomo e piange la morte del figlio.
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