Τρίτη 30 Ιανουαρίου 2018

Biografia di Euripide

Euripide (Salamina 480 ca. - Pella 406 a.C.), tragediografo greco.

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Giorgio De Chirico: Autoritratto con busto di Euripide, 1922-1923

Euripide fu uno dei poeti tragici greci più importanti, nato ad Atene tra il 485 ed il 484 a.C. e morto in Macedonia nel 406.

La famiglia era benestante ed aveva possedimenti a Salamina.

Euripide ebbe una buona formazione culturale e conobbe i Sofisti, di cui sentì l'influsso.

La sua carriera politica iniziò nel 455 dopo un concorso dove arrivò terzo.

In seguito riportò altre vittorie come, ad esempio, quelle del 441, dove vinse ben quattro volte.

Era un uomo dalle idee progressiste e dalle maniere democratiche ma, a differenza di Eschilo e Sofocle, non prese parte attiva alla vita politica. Tuttavia, nelle sue tragedie, accenna spesso alla politica del suo tempo.

I suoi contemporanei ed i posteri avevano l'idea che Euripide fosse scortese, solitario, drammatico e misogino.

Trascorse molti anni della sua vita a Pella, capitale del regno macedone, presso il re Archelao (il suo mecenate). Probabilmente è morto sbranato da un cane da caccia dello stesso Archelao.

Per dare un inquadramento storico, si può affermare che la vita e lo sviluppo culturale e poetico di Euripide si inseriscono nel periodo di massimo splendore dello stato ateniese e della successiva fase di sfaldamento e di crisi.

Le opere

Euripide scrisse esclusivamente opere drammatiche, tranne un epitaffio (iscrizione funebre), per i caduti nella spedizione della Sicilia e un epinicio (componimento per celebrare il vincitore), per Alcibiade.

Delle sue opere noi ne conosciamo diciotto, di cui diciassette sono tragedie e una è un dramma satiresco (il "Ciclope", 420-415 a.C.). Gli anni di composizione delle opere non sono noti con certezza (probabilmente compresi tra il 455 ed il 406 a.C.).

Tragedie di Euripide

Alcesti (438): Admeto è il re della Tessaglia che da Apollo aveva ricevuto l’opportunità di sfuggire alla morte se qualcuno si fosse sacrificato al suo posto. Solo la moglie Alcesti è decisa a sacrificarsi per il marito e il giorno del supplizio arriva alla corte Eracle, che venuto a conoscenza dell’accaduto grazie alle parole di un servo, va da Thanatos e libera Alcesti e la riporta al marito, dopo averne messo alla prova la fedeltà.

Medea (431): la donna ha seguito il marito fino a Corinto con i figli. Qui l’uomo deve sposare la figlia del re Creonte, Creusa. Allora ella, offesa nei sentimenti, prepara la vendetta e uccide prima la promessa sposa, e poi i figli avuti da Giasone. Infine scappa ad Atene dove si innamora di Egeo.

Ippolito (428): Fedra è la seconda moglie del re di Atene Teseo che per volontà di Afrodite si innamora del figliastro Ippolito. Questo messo al corrente dei sentimenti che per lui prova la matrigna dalla nutrice, la respinge. Fedra allora si uccide ma lascia uno scritto in cui incolpa Ippolito d’averla sedotta. Il padre Teseo, allora bandisce il figlio e questi va in un bosco dove muore ucciso dai cavalli imbizzarriti da Poseidone. A questo punto, Artemide compare e rivela al padre l’innocenza del figlio, che distrutto chiede perdono.

Eraclidi (428): a Maratona arrivano i figli di Eracle, guidati dal vecchio Iolao: qui essi sperano di fuggire alla persecuzione di Euristeo, re di Argo. Davanti al re di Atene Demofonte, si scontrano verbalmente Iolao e un araldo di Euristeo, che minaccia guerra agli ateniesi se gli Eraclidi non verranno consegnati. Scoppiata la guerra, la giovane Macaria si offre come vittima da sacrificare per la vittoria degli ateniesi. Grazie all’intervento d’Illo, che sopraggiunge con delle truppe, gli ateniesi vincono il combattimento e Iolao, ringiovanito, imprigiona Euristeo e lo manda a morte.

Andromaca (428): Andromaca, la moglie d’Ettore, divenuta schiava di Neottolemo, ha generato un figlio al suo signore, ma è minacciata dalla sposa di lui che è gelosa della rivale. Approfittando dell’assenza del marito insieme al padre Menelao, trama la morte di Andromaca, che si rifugia presso l’altare di Teti. Interviene però il vecchio Peleo che trionfa nell’agone verbale con Menelao e lo costringe ad andarsene. Ermione allora, rimasta sola, teme l’ira del marito e medita di uccidersi. A salvarla è Oreste che la conduce via con sé e frattanto trama di uccidere Neottolemo. Per Peleo è un colpo atroce poiché egli teme che sia stata la gente di Delfi ad ucciderlo. Ma appare Teti che gli rivela la verità. Peleo allora fa sposare Andromaca con Eleno e suo figlio sarà il capostipite di una nuova famiglia. Peleo diviene immortale.

Ecuba (415): Dopo la distruzione di Troia, gli achei non potevano partire così decidono di sacrificare sulla tomba di Achille la principessa Polissena, figlia di Ecuba. A nulla valgono i tentativi della madre a cercare di dissuadere Odisseo giunto a prendere la giovane. Dopo la morte di questa, un altro dolore arriva alla donna: il mare le restituisce il corpo esanime dell’altro figlio Polidoro da lei affidata al re della Tracia. Ecuba allora prepara la vendetta: attira Polimestore nella sua tenda, lo acceca e uccide i suoi figli. Alla fine, Agamennone giudica la vendetta d’Ecuba giusta.

Supplici (415): la scena è a Eleusi, dove le madri degli argive, si recano supplici presso l’altare di Demetra. Il loro scopo è quello di convincere il re d’Atene ad ottenere da tebani la restituzione dei corpi dei figli. Con loro si schiera anche Adrasto al quale Teseo prima rifiuta il suo aiuto; ma poi si lascia convincere. Sopraggiunge un araldo tebano che chiede l’allontanamento d’Adrasto, ma Teseo rifiuta. Scoppia la guerra fra Atene e Tebe. Teseo riporta la vittoria e ottiene la consegna dei cadaveri. Si celebrano i riti funebri e alla fine compare Atena che chiede a Adrasto di giurare eterna fedeltà ad Atene.

Troiane (415): Atena e Poseidone concertano di sterminare la flotta dei Greci vincitori. Gli dei allora si allontanano e Taltibio annuncia che Cassandra è stata assegnata a Menelao, Andromaca a Neottolemo ed Ecuba ad Odisseo. Prima entra in scena Cassandra che dimostra alla madre che la sorte dei vinti non è migliore di quella dei vincitori, poi entra in scena Andromaca con il piccolo Astianatte, le sue parole sono un vivo ricordo ad Ettore. Arriva Taltibio che annuncia la morte d’Astianatte e il bimbo è strappato dalle braccia della madre. Entrano allora in scena Menelao ed Elena e ne sorge uno scontro tra Elena ed Ecuba, questa, infatti, vuole che Elena paghi. Menelao, decide di portare con sé Elena in Grecia e la tragedia termina con Ecuba accanto al corpo d’Astianatte sullo scudo pronto ad essere sepolto. Gli achei partono, Troia crolla.

Eracle (415): a Tebe, in assenza di Eracle, la sua famiglia viene minacciata dal tiranno Lico che ne ha usurpato il trono. Il padre d’Eracle, Anfitrione, la moglie Megara e i figlioletti si rifugiano presso l’altare di Zeus, ma Lico continua a minacciarli. Arriva Eracle che salva la sua famiglia. Ma mentre stanno brindando, si presenta Lissa, demone della pazzia, che s’impossessa del giovane e lo costringe ad uccidere la moglie e i figli antecedentemente salvati. Quando Eracle si accorge dell’accaduto, vorrebbe morire, ma l’amico Teseo gli dimostra che il vero eroismo consiste nell’accettare la vita, anche se piena di affanni e di dolori. Nella scena finale i due vanno insieme verso Atene.

Elettra (413): Nella campagna argiva dove vive Elettra, arrivano Oreste e Pilade che si presentano come amici del figlio di Agamennone. Ma un vecchio riconosce il principe e i due fratelli si abbracciano. Poi inizia la vendetta. Oreste uccide Egisto e dopo sopraggiunge Clitannestra attirata dalla falsa notizia della maternità d’Elettra. Ella ricorda le colpe di Agamennone e di fronte le accuse della figlia le ricorda di essere stata lei a salvarla dalla morte che le preparava Egisto. Dalla casa giungono poi le sue grida di morte e i due fratelli escono. Elettra sposerà Pilade e Oreste otterrà l’assoluzione.

Elena (412): Paride ha condotto con sé un’immagine d’Elena, la donna, infatti, è in Egitto, sotto la protezione di Proteo. Alla sua morte il figlio Teoclimeno, le fa offerte di matrimonio, costringendola a trovare rifugio presso la tomba del padre. Qui le arriva la notizia della morte di Menelao, ed ella in preda alla disperazione, vorrebbe uccidersi. Ma le schiave la convincono a consultare la profetessa Teonoe. Sulla scena allora arriva Menelao e i due si riconoscono, ma Teoclimeno minaccia di uccidere tutti gli stranieri. Allora Menelao, travestito, porta la notizia della propria morte, Elena chiede allora il permesso di un sacrificio per il marito. Ma la nave serve ai due sposi per fuggire verso la Grecia; il re Teoclimeno vorrebbe uccidere Teonoe per averli aiutati, ma intervengono i Dioscuri a placarlo.

Ifigenia in Tauride (408): Ifigenia è diventata sacerdotessa nella terra dei tauri. Qui ha il compito di sacrificare tutti gli stranieri. Arrivano allora Pilade con l’amico Oreste. Qui la ragazza dice che bisogna consegnare una lettera ad Argo e i due per salvare la vita all’altro cercano di mandare l’amico. Sarà Pilade a partire, ma leggendo ad alta voce la lettera, i due fratelli si riconoscono. Allora avviene che i due scappano insieme, mentre Atena trattiene il re Toante, dicendogli che tutto è avvenuto per natura divina.

Ione (408): Creusa ha generato con apollo un figlio: Ione. Il dio ha affidato però il piccolo ad Ermes, affinché lo portasse a Delfi. La vicenda allora inizia con l’arrivo a Delfi di Creusa e Xuto, re di Atene. Non avendo figli i due consultano Apollo. Questi fa credere a Xuto che Ione è suo figlio, avuto da qualche relazione passata. Creusa però non può accettare la presenza di un bastardo in casa (ella infatti non sapeva che Ione fosse suo figlio) e trama per ucciderlo. Ma il tentativo fallisce e Creusa va nel tempio di Apollo. Qui Pizia le porta alcuni oggetti del neonato, ella li riconosce e capisce che Ione è suo figlio. Atena allora predice un futuro prospero per Ione e i suoi discendenti.

Fenicie (408): la scena si svolge a Tebe: dall’alto delle mura, Antigone osserva lo schieramento nemico. Dopo un po’ sopraggiunge Polinice che ha convocato la madre Giocasta per un chiarimento con Eteocle, ma quest’ultimo rifiuta. Allora Polinice si schiera dalla parte degli invasori, mentre Eteocle al servizio di Creonte e organizza la difesa. Viene interrogato allora Tiresia, che dice che vinceranno i tebani solo se sarà sacrificato Meneceo, figlio di Creonte. Il ragazzo allora si sacrifica e la storia viene affidata a due messaggeri: il primo racconta lo scontro tra i due fratelli, il secondo la morte di entrambi e il suicidio di Giocasta. Creonte diviene nuovo sovrano di Tebe e bandisce Edipo dalla città, poi vieta di seppellire Polinice in terra tebana. Antigone, però dichiara che seppellirà ella stessa il fratello.

Oreste (408): dopo il matricidio commesso, Elettra si prende cura di Oreste, che appare sconvolto e delirante. Il popolo d’Argo dovrà giudicare il suo delitto ed egli invoca l’aiuto di Menelao. Ma questo si sottrae dall’impegno e Oreste va a difendersi da solo di fronte l’assemblea. Un messaggero allora annuncia ad Elettra la morte per entrambi, e Pilade è deciso a morire con lui. Ma i tre prima vogliono vendicarsi e cercano di uccidere Elena, causa di tutte le loro sventure. Non riuscendo nelle imprese Oreste minaccia di trucidare Erminione, figlia di Menelao. Ma alla fine, apollo annuncia l’assunzione di Elena fra gli Immortali, l’assoluzione di Oreste da parte dell’Areopago e il doppio matrimonio Pilade-Elettra e Oreste-Ermione.

Ifigenia in Aulide (407): la scena è ambientata nel campo acheo dell’Aulide: in seguito alla predizione di un oracolo, Agamennone ha mandato a chiamare Clitemnestra e Ifigenia, con la scusa di darla in sposa ad Achille. In realtà la giovane dovrà essere sacrificata. Le due donne scoprono la verità da un servo e anche se Agamennone vorrebbe risparmiare la figlia sa che per la gloria non può farlo. Anche Achille, si era invaghito della ragazza e cercava di salvarla, ma Ifigenia, dopo aver capito il motivo del suo sacrificio, accetta l’idea. A questo punto appare Artemide che sostituisce Ifigenia con cervo.

Baccanti (407): la scena è a Tebe dove la regina agave non crede al culto di Dioniso. Allora arriva il dio che le costringe a celebrare le sue Orgie invasate sul Citerone. Dioniso, in aspetto umano si lascia catturare, e dopo si libera per la gioia della Baccanti. Poi convince Penteo a seguirlo sul monte dove ci sono le donne, che, vedendolo e scambiandolo per un leone, lo uccidono. Tra queste donne c’era anche Agave. Quando la donna si accorge dell’atto commesso viene messa al bando da Dioniso.

Ciclope (dramma satiresco): nel prologo Sileno, narra come egli e i suoi amici siano stati fatti prigionieri dal ciclope Polifemo. Arriva poi Odisseo con i suoi compagni: Sileno lo avverte della ferocia del ciclope, ma egli gli offre del buon vino in cambio d’alcune pecore. Dopo un po’ arriva Polifemo e, convinto che Odisseo gli voglia rubare le pecore cerca di mangiarlo. Ma l’astuto acheo lo fa ubriacare, poi lo acceca e fugge insieme ai compagni e i satiri.

Reso: la scena è il campo dei Troiani dopo la vittoria di una battaglia. Ettore capisce che sta avvenendo qualcosa in campo nemico e manda una vedetta. Reso, re dei Traci, arriva al campo con i suoi uomini e ha un colloquio con Ettore. Frattanto dai campi dei Greci si muovono Diomede ed Odisseo e sotto la guida d’Atena giungono nel campo dei Traci. Qui uccidono Reso, e fanno strage dei suoi soldati. Il condottiero di Reso accusa Ettore, ma appare Tersicore che svela la verità all’uomo e piange la morte del figlio.


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