Nikos Kazantzakis è stato un genio indiscutibile. Ma è cosa poco nota. In Italia, pochissimi ne conoscono anche solo il nome. E tra quei pochissimi, la maggior parte non ha mai letto una sua opera e prevale semmai il vago ricordo dei titoli di coda di un film stratosferico interpretato da Anthony Quinn, Zorba il greco.
Matteo Nucci - 18 dicembre 2017
All’estero forse qualcosa cambia. Ma il problema è che nella sua stessa terra natale, Kazantzakis è stato osteggiato e continua a esserlo da uno schieramento di forze composite, a partire dalla potentissima chiesa ortodossa, passando per la destra, fino agli stessi intellettuali, giornalisti e scrittori, rosi dal livore dell’invidia nei confronti del genio. E tuttavia i suoi lavori restano per sempre a testimonianza di questa grottesca sorte di cui la storia farà giustizia.
Matteo Nucci - 18 dicembre 2017
Questo pezzo è uscito sul Venerdì, che ringraziamo.
All’estero forse qualcosa cambia. Ma il problema è che nella sua stessa terra natale, Kazantzakis è stato osteggiato e continua a esserlo da uno schieramento di forze composite, a partire dalla potentissima chiesa ortodossa, passando per la destra, fino agli stessi intellettuali, giornalisti e scrittori, rosi dal livore dell’invidia nei confronti del genio. E tuttavia i suoi lavori restano per sempre a testimonianza di questa grottesca sorte di cui la storia farà giustizia.
Qui da noi,
in Italia, presto una delle opere più eccezionali di questo intellettuale dalla
versatilità mostruosa sarà disponibile in libreria. La rivalutazione deve
finalmente cominciare. Nicola Crocetti usa parole di fuoco. Scrittore, editore,
traduttore, Crocetti è oggi il più attivo a diffondere la poesia e in generale
la letteratura neogreca in Italia. Ha tradotto i principali poeti greci del
Novecento (su tutti Kavafis, Elitis, Ritsos e Seferis), sua è la splendida
traduzione di Zorba il greco che ci ha permesso finalmente di leggere l’opera
tradotta dall’originale, e sta ora portando a termine un lavoro immane: la
traduzione dell’Odissea di Kazantzakis. Un poema di 33.333 versi di 17 sillabe
per ricreare l’effetto dell’esametro antico. Bellezza e potenza difficili da
definire, almeno come inquantificabili sono i problemi che il poema pone al
traduttore.
“Kazantzakis
innanzitutto aveva una capacità lavorativa immensa. Conosceva perfettamente sei
lingue. Tradusse Odissea e Iliade, la Commedia di Dante, i poeti spagnoli della
Generazione del 27. Portò in Grecia Nietzsche, il Faust di Goethe, Bergson,
Machiavelli. Tradusse addirittura 12 volumi del vocabolario Larousse in dispense.
Si guadagnava da vivere traducendo. E intanto creava. Diede alle stampe dieci
romanzi, cinquanta opere teatrali, quattro biografie, diversi libri e racconti
di viaggio (primo fra gli europei a raccontare Giappone e Cina del Novecento),
centinaia e centinaia di articoli, e ciliegina sulla torta: quest’opera immensa
che nel 1938 suscitò sconcerto pari solo all’Ulisse di Joyce.
In essa,
Kazantzakis fa sua la raccomandazione di Dante “fatti non foste a viver come
bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” e mette in scena un Ulisse che non
ha più nulla dell’eroe omerico, ma in cui transustanzia se stesso e il suo
ideale di uomo”. Difficile definire quest’ideale senza mettere accanto alla
sete di conoscenza dell’Ulisse dantesco, il vitalismo che Kazantzakis sviluppò
soprattutto leggendo Nietzsche, un vitalismo che si unisce allo spiritualismo
ascetico messo alla prova dall’autore durante tutta una vita di viaggi e
nomadismo (nacque a Creta nel 1883, visse fra Parigi, Berlino, Mosca, Italia,
Spagna, Egina, Cipro, Egitto, Cecoslovacchia, Antibes). “Per definire l’eroe,
Kazantzakis usa quasi centocinquanta epiteti. Il più frequente è l’Asceta”.
Crocetti inizia a snocciolare a memoria e non si ferma più. “Mente di volpe.
L’Amareggiato. Lo Spietato. Occhi di stella. L’Orgoglioso. L’Assediato dalle
ombre. Il Volitivo. Il Subdolo. Il Combatti dèi. Il Paziente. L’Ambiguo. Il
Solitario. Mente di Fiamma. Il Ladro di anime. Il Conosci Cuori. L’Eclettico…
Ulisse è tutte queste cose assieme. Un Superuomo con virtù e difetti dell’uomo
normale, con quella tensione ascetica tutta propria di Kazantzakis stesso, che
possiamo ben ritrovare nella sua biografia di S. Francesco, in effetti quasi
un’autobiografia”.
La storia
che racconta questo poema debordante parte dalla fine dell’Odissea omerica.
Ulisse è costretto a ripartire quando scopre un complotto delle donne di Itaca
che assieme a Penelope e allo stesso Telemaco si preparano a ucciderlo. Mette
assieme una ciurma di cinque uomini, costruisce una nave e la prima meta è Sparta
dove Menelao, vecchio e imbolsito, lo delude. Elena invece è ancora bellissima
e Ulisse la porta via con sé. A Creta però Ulisse cede Elena a un biondo
giardiniere e si lancia in Egitto dove prende a risalire il Nilo in cerca delle
sue sorgenti (tema che all’epoca tormentava molti esploratori).
Combatte,
rovescia governi, incontra la Morte e passa una giornata in sua compagnia (si
addormentano assieme, in un brano fenomenale, e la Morte sogna, e l’incubo da
cui desidera risvegliarsi al più presto è il contraltare degli incubi umani:
essa infatti sogna la vita). Incontra filosofi, Gesù Cristo, personaggi
mitologici. Il viaggio si trasforma in un viaggio nel tempo in cui Ulisse e i
suoi compagni si disfano delle enormi ricchezze accumulate a Eliopoli. Arrivano
in Sudafrica. Di qui Ulisse s’imbarca su una specie di kayak, da solo. Naviga
verso l’Antartide e l’aurora australe, infine muore schiacciato da un iceberg
mentre la sua anima si fa fiamma, luce, spirito.
“Oltre alla
ricchezza dei temi, è la lingua che Kazantzakis usa a sconcertare. Più di 8000
sono i lemmi introvabili su qualsiasi dizionario greco che rendono la lettura
difficile per i greci stessi. Parte sono conii dell’autore. Parte sono termini
dialettali che Kazantzakis raccolse in un’opera infaticabile dal lessico di
pescatori, contadini, mestieranti cretesi. Si era accorto che una lingua intera
sarebbe morta. Pensò di salvarla in un vocabolario. Poi creò l’Arca di Noè del
suo poema. Un mondo intero salvato alla distruzione”. Al tempo stesso una fatica
immane per i traduttori. “L’ottima versione inglese di Kimon Friar ha venduto oltre 200.000 copie. La versione
tedesca ne ha vendute 80.000. I lettori sono entusiasti. Non potevo sottrarmi.
Avevo cominciato fin da ragazzo ma mi accorsi in fretta di essere del tutto
impreparato. Mi sono rimesso all’opera tre anni fa, dopo aver finito il lavoro
su Zorba. In un anno conto di finire e in massimo due anni il libro sarà
disponibile”.
Si potrà
cominciare anche da noi a restituire a Kazantzakis quel che non ebbe mai? Lui
che perse il Nobel per un voto quando fu Camus a vincere. Lui che terminò il
poema chiudendosi in una solitudine estrema sull’isola di Egina dopo dodici
anni di riscritture. “Difficile dire quel che accadrà. I meriti sono
indiscutibili. A me l’unica certezza l’ha data il traduttore svedese: non
conosceva neppure il neogreco quando andò in pensione lasciando l’insegnamento
in un liceo e cominciò a studiare solo per tradurre quest’opera unica. Oggi ha
superato abbondantemente i cent’anni e sta lavorando a una revisione. È in
forma perfetta. Quando gli ho chiesto qualche consiglio si è limitato a dirmi:
“Bravo. Traduci l’Odissea. È un lavoro immane. Ma allunga la vita”.
Matteo Nucci
Matteo Nucci
è nato a Roma nel 1970. Ha studiato il pensiero antico, ha pubblicato saggi su
Empedocle, Socrate e Platone e una nuova edizione del Simposio platonico. Nel
2009 è uscito il suo primo romanzo, Sono comuni le cose degli amici (Ponte alle
Grazie), finalista al Premio Strega, seguito nel 2011 da Il toro non sbaglia
mai (Ponte alle Grazie), un romanzo-saggio sul mondo della moderna tauromachia:
la corrida. Nel 2013 ha pubblicato il saggio narrativo Le lacrime degli eroi
(Einaudi), un viaggio nel pianto che versano a viso aperto gli eroi omerici
prima della condanna platonica. Nel 2017 è uscito il romanzo È giusto obbedire
alla notte (Ponte alle Grazie). I suoi racconti sono apparsi in antologie e
riviste (soprattutto Il Caffè Illustrato e Nuovi Argomenti) mentre gli articoli
e i reportage di viaggi escono regolarmente su Il Venerdì di Repubblica.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου