Δευτέρα 29 Ιανουαρίου 2018

Grecia: perché l'alleggerimento del debito è necessario

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La bandiera della Ue danneggiata e sullo sfondo il Parlamento di Atene – Credits: LOUISA GOULIAMAKI /AFP / Getty Images

Dopo anni di austerity serve un po' di flessibilità per aiutare Atene a camminare sulle proprie gambe

Claudia Astarita - 26 gennaio 2018

Altri 6,7 miliardi di euro sono pronti per essere donati alla Grecia per completare l'ambizioso pacchetto di riforme imposto dall'Unione Europea per sostenere quello che passerà alla storia come piano di aiuti più generoso di sempre, in cui sono stati sborsati niente meno che 326 miliardi di euro per salvare il paese dalla bancarotta.

Prestiti e riforme

Il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici si è battuto per l'approvazione di quest'ultima tranche di aiuti che, dal suo punto di vista, il Premier Alexis Tsipras si è meritato. Il leader greco è infatti riuscito a portare avanti 95 delle 110 riforme richieste dai creditori internazionali, ed ora ha bisogno di nuovi fondi per ultimare la "rivoluzione" dell'assetto politico-economico del paese.

I meriti di Alexis Tsipras

Ma se Tsipras è stato così "bravo" al punto da ottenere altri prestiti per andare avanti sulla strada delle riforme, perché l'UE continua a respingere la sua richiesta di alleggerimento del debito? Atene vorrebbe allungare le scadenze dei debiti per ritagliarsi quella flessibilità necessaria per allentare la morsa dell'austerity e far fronte alle emergenze quando capitano. La Germania però non d'accordo, probabilmente per paura che in questo modo possano innescarsi nuove dinamiche poco virtuose che finiscano con l'allungare troppo i tempi di implementazione dell'intero pacchetto di riforme.

Il nodo dell'alleggerimento del debito

Il Fondo Monetario Internazionale, invece, la pensa diversamente, e sta cercando di convincere l'Europa a trovare un modo per andare incontro alle esigenze attuali di Atene. Fedele al suo nuovo ruolo di "salvatrice dell'Unione", la Francia si è assunta il compito di mediare tra le due posizioni, proponendo un nuovo meccanismo in grado di collegare il rimborso del debito alla crescita del Pil: quindi se il paese è in difficoltà lo si può aiutare con una riduzione del debito significativa, se no il programma resta inalterato.

Lo stato dell'economia della Grecia

Per provare ad ipotizzare in che direzione andranno i negoziati conviene dare un'occhiata all'effettivo stato di salute dell'economia greca. Dopo tre anni estremamente difficili, in cui per rispettare le condizioni imposte dall'Europa Atene si è ritrovata costretta anche a ricorrere a misure emergenziali come l'imposizione forzata di limiti ai prelievi giornalieri dai conti correnti, la Grecia si ritrova in una situazione economica e sociale piuttosto fragile. Come ha riassunto alla perfezione un articolo del Post, dal 2010 ad oggi il paese "ha perso un terzo del suo Pil, mezzo milione di persone è emigrato all'estero e il 20 per cento più povero della popolazione ha perso il 42 per cento del suo potere d'acquisto. Lo stato ha un debito pari al 180 per cento del Pil" e il tasso di disoccupazione resta tra i più elevati d'Europa. Contemporaneamente, gli stipendi sono calati, le famiglie si sono impoverite, e lo stato sociale fa sempre più fatica a rispondere alle necessità di tutti.

Gli scenari di medio periodo

Se da un lato è vero, come ha sottolineato anche il Ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos, che la popolazione in generale guarda al futuro con maggiore ottimismo ed entusiasmo, i dati positivi che arrivano dai mercati (economia in (lenta) ripresa, disoccupazione in calo dal 28 al 21,8 per cento, incremento del flusso turistico tra il 2016 e il 2017 di 30 milioni di unità) non devono indurci a pensare che la crisi sia ormai stata superata.

I numeri sono incoraggianti, certo, ma non si può far finta di non vedere che il rapporto tra debito e Pil sta continuando a crescere, e nel 2018 potrebbe segnare il tetto record del 184 per cento. Quindi meglio essere cauti, e rimanere concentrati sulle riforme. Lasciando però alla Grecia quel pizzico di flessibilità in più per iniziare a costruire il suo futuro nell'era post-salvataggio.


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