«Noi siamo
fuori dall’emergenza, dalle difficoltà, dalla crisi, dai disagi, ma ricordo la
prima telefonata di Obama che mi dice voi rischiate di fare la fine della
Grecia». Lo confessa Matteo Renzi durante la trasmissione L’Intervista di Maria Latella su Sky Tg24.
di CARMINE CROCCO - 20 gennaio 2018
Facendo questa dichiarazione, il segretario del Pd ha pensato forse di farsi
bello davanti all’opinione pubblica nazionale. E non si è probabilmente accorto
che si è trattato di un vero e proprio boomerang, perché ha di fatto confermato le forti pressioni internazionali
che i governi italiani hanno dovuto subire in questi anni. Non c’è infatti
molto da vantarsi del fatto che, al primo contatto con il presidente degli Usa,
l’allora neopremier abbia ricevuto una vera e propria minaccia. Se Obama s’è
permesso tanto, è perché evidentemente sapeva di trovare interlocutori molto
malleabili nel nuovo governo italiano, come del resto i poteri forti
internazionali li avevano trovati negli anni precedenti, da Monti in poi. Renzi
avrebbe dovuto ricordare (ma se ne è ben guardato) che, se l’Italia s’è
salvata, è stato solo per l’immissione di liquidità nel sistema economico
avvenuta grazie alla politica di Mario Draghi alla guida della Banca centrale
europea. Ci siamo salvati grazie al Quantitative Easing, non certo grazie alle
fallimentari politiche economiche dei governi di centrosinistra.
Renzi s’è
permesso pure di fare lo sdegnoso con il commissario europeo agli affari
economici, Pierre Moscovici, che recentemente ha effettuato una indebita
invasione di campo nella politica italiana. «Pierre Moscovici è una persona che
stimo, un amico anche livello personale, ma penso che questo tipo di messaggi
che arrivano da leader politici europei servano veramente a poco. Gli italiani
sanno perfettamente che la sfida in ballo è tra chi promette mirabolanti
effetti speciali e tra chi, passo dopo passo, concretamente, ha portato il
Paese fuori dalla crisi».
Le parole di
Renzi non sono sfuggite a Salvini che ha subito replicato: «Noi vogliamo
l’Europa dei popoli e delle regioni, rispettosa delle identità e delle culture
nazionali e non serva della finanza e delle multinazionali. Ecco la differenza
fra noi e Renzi: noi siamo uomini liberi per cui l’Italia viene prima, lui è il
servo sciocco e ben pagato dei poteri forti di Bruxelles e di Berlino».
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