Questa è la storia più triste, più romantica e più toccante di
tutto il mito classico. Un grande amore, forse impossibile e alquanto mistico,
tra Selene, la dea della luna, ed Endimione, un personaggio la cui identità e
storia sono state tramandate nei secoli in modo molto confusionario. I
mitografi, in ogni modo, concordano sul fatto che questa storia tocca
profondamente i cuori dei lettori sia per la sua bellezza che per la speranza
di una coppia di ritrovarsi un giorno nel futuro per amarsi “senza ostacoli,
senza nuvole(1).
Da Marco
Parisi - 25 gennaio 2018
Il mito di Selene ed Endimione
Come già accennato in precedenza, l’origine di Endimione è molto
incerta. Non si sa di preciso chi fosse e chi fossero i suoi genitori in quanto
le narrazioni variano da autore ad autore. Le fonti quindi sono moltissime: un
pastore dell’Anatolia che porta spesso a pascolare il suo gregge nelle valli ai
piedi del monte Latmio nella Caria; un condottiero di origine carica ed eolico
di razza, che strappò il trono a Climeno nell’Elide e che usava spesso
addormentarsi ai piedi di un monte (non il Latmio perché l’Elide è ad ovest del
Peloponneso, mentre la Caria è nel sud della Turchia) nelle fresche notti
d’estate; alcuni, seppur una minoranza, lo vedono come un semidio, figlio di
Zeus e della ninfa Calice da cui ereditò un’incredibile ed invidiabile
bellezza.
Anche la storia del loro grande amore varia da autore ad autore
pur arrivando però alla medesima conclusione: Endimione fu catapultato in un
lungo sonno perpetuo dentro un universo dove sogna la sua Selene per
l’eternità.
Una serena e calda notte d’estate, il giovane Endimione
s’abbandonò al sonno in un boschetto del monte Latmio, riparato dagl’alberi.
Quivi un fascio di luce pallida illuminò il suo volto, poco dopo comparve
Selene per ammirarlo più da vicino. La dea s’innamorò perdutamente di quel
baldo giovane, e da allora, ogni notte, scendeva dal cielo per dormire accanto
a lui. Un giorno, Selene si presentò a Zeus chiedendogli sia di sposare il suo
Endimione che di renderlo immortale e lui accettò, consapevole del fatto che la
dea si era dimenticata di chiedere per il suo promesso anche l’eterna
giovinezza, ripetendo così l’errore che fece la sorella Eos con Titone.
Ai primi capelli bianchi, Selene impazzì all’idea che il suo sposo
fosse destinato a fare la medesima fine di suo cognato. Questi infatti
invecchiò talmente tanto da diventare piccolo e brutto costringendo Eos prima
al ripudio e poi a rinchiuderlo in una grotta sino a mutarlo in una cicala. La
dea così decise, d’accordo con Ipnos, di baciare le palpebre di Endimione così
da farlo dormire per sempre onde evitare che il tempo potesse continuare a
nuocergli le carni.
Selene così, da allora per l’eternità, si reca ogni notte di “luna
nuova” sul Latmio, nella grotta dove si trova il talamo nunziale con Endimione
addormentato, che la rende madre di cinquanta figlie.
Selene ed Endimione negli Hiperionidi
L’amore tra Selene ed Endimione è uno dei tanti temi principali
affrontati nella tetralogia Hiperionidi, dove non c’è solo una “rivisitazione”
di questa storia, ma anche un “chiarimento” definitivo sulle origini di
Endimione.
Il secondo libro di prossima uscita affronterà questo tema in
maniera “romanzata” dove verrà alla luce, grazie al testo lasciato da Erodoto e
trovato da dei monaci ortodossi del convento di Dios, un mito sconosciuto dove
Endimione diventa non solo l’assoluto protagonista, ma anche il primo vero
“supereroe” senza poteri e senza una maschera con cui proteggere l’identità,
con il solo arduo compito di salvare Selene dalla “dannazione eterna”. Il
ragazzo quindi sarà costretto a percorrere “il peggiore dei suoi incubi”, dove
il tempo sarà il suo principale avversario in quanto, come confermato anche dal
mito tradizionale, egli è immortale, ma non eterno giovane…
L’amore eterno esiste ancora?
L’amore eterno esiste e non può spezzarlo neanche la morte. Lo
rivela uno studio dell’Università dell’Arizona, pubblicato sulla rivista
americana “Psychological Science”: il benessere di un partner continua ad
essere influenzato dall’altro anche dopo la morte di uno dei due, con la stessa
intensità di quando era in vita.
E’ quello che in un modo o nell’altro accade nel mito di Selene e
di Endimione, dove la coppia continua ad amarsi anche dopo il “sonno” di
Endimione e lo stesso tema è trattato anche nella prima parte del secondo
volume di Hiperionidi: il rapporto d’amore e d’affetto continua anche dopo il
“trapasso” di Endimione nell’universo onirico.
“Le persone a cui teniamo continuano a influenzare la qualità
della nostra vita anche dopo la loro morte“, spiega Kyle Bourassa, dottorando
di psicologia all’Università dell’Arizona e capo del progetto che continua: “La
qualità della vita di un vedovo o di una vedova risente dell’influenza del
coniuge deceduto proprio come se questi fosse ancora in vita“.
Gli scienziati hanno analizzato i dati provenienti dal progetto di
ricerca Share, che coinvolge ottantamila persone anziane di 18 diversi paesi
europei più Israele.
Oltre a confermare la stretta dipendenza che c’è tra il benessere
dei coniugi, la ricerca mostra che questo fenomeno continua anche dopo la morte
di uno dei due partner, indipendentemente da età, stato di salute e anni di
matrimonio. Ma ciò che colpisce è che il “legame” tra il partner deceduto e
quello in vita non presenta differenze rispetto a quello tra coniugi ancora
entrambi vivi.
Adesso la ricerca si focalizzerà sui motivi di questo stretto
legame anche dopo la morte: “Quello che vogliamo sapere è se il solo pensare al
coniuge è sufficiente per creare l’interdipendenza. Se è così, in che modo
potremmo utilizzare queste informazioni per aiutare meglio coloro che hanno
perso il coniuge?”
(1)Citazione del titolo di una canzone dell’artista irpino Gennaro
Curato, in arte “Geni”, uscito nel 2011 tratto dall’album “Tratti di me”.
IL VIDEO QUI:
Bibliografia:
Robert
Graves, I miti greci, Longanesi e C.
Sitografia:
Fonte:
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