Un breve
viaggio, in prima persona, per scoprire in tre tappe alcuni tesori della Grecìa
salentina tra Calimera, Castrignano dei Greci e Corigliano d'Otranto.
19/01/2018
Molto tempo
fa, nel cuore del Salento, una minoranza greca immigrò e mise radici.
Arrivarono a ondate dall’VIII secolo a.C fino alle immigrazioni bizantine nel
XV secolo a.C. Questo popolo si chiamava Griko e occupava la Grecìa Salentina
che ad oggi copre una decina di comuni della provincia di Lecce. Qui la storia
non è stata dimenticata, l’antico dialetto è ancora vivo nella musica popolare
e soprattutto nella memoria degli anziani.
Per
approfondire la storia e la cultura di questa zona del Salento, mi sono recata
in questi luoghi alla scoperta dei suoi siti più interessanti.
In un
soleggiato sabato mattina siamo partiti con un piccolo gruppo di turisti e
gente del posto. Abbiamo iniziato da Calimera, visitando la “Casa Museo della
civiltà contadina e della cultura grika”. La guida è anziana e completamente
cieca, ma conosce ogni oggetto e ogni aneddoto a memoria e ci accompagna in un
viaggio nella vita quotidiana di centinaia di anni fa. E così, saturi di
emozioni, continuiamo verso il “Parco dellla Mandria”, una foresta alla
periferia della città. Alla luce del sole è un vero piacere passeggiare qui,
dove la vita vegetale è stata preservata come avrebbe potuto essere secoli fa.
Alti pini e quercia locale, mirto e altri cespugli gettano un’ombra leggera sul
sentiero tranquillo mentre il nostro autista, cresciuto nelle vicinanze, si
allontana da solo per tornare con un mazzo di funghi tra le mani.
È facile
immaginare uomini di un tempo lontano attraversare la foresta a cavallo,
cacciare tra i lecci, raccogliere bacche e funghi. Anche la nostra prossima
tappa fa appello all’immaginazione. A Castrignano dei Greci sono stati scavati
nella pietra calcarea cisterne comunali chiamate “pozzelle”. L’acqua piovana
filtrata attraverso la pietra porosa veniva raccolta per essere poi tirata sù
con un secchio attaccato a una corda attraverso le strette aperture. Anni e
anni a tirare i pesanti secchi hanno lasciato segni sui bordi, è facile
immaginare le donne del villaggio che si incontrano qui per andare a prendere
l’acqua, scambiare gli ultimi pettegolezzi e cantare canzoni per alleggerire il
pesante lavoro.
L’ultima
tappa della giornata è la visita al Castello de’Monti di Corigliano d’Otranto,
uno straordinario monumento di architettura militare originariamente costruito
e adattato alle tecniche medievali di guerra con alte torri, aperture strette
per gli arcieri e un profondo fossato.
Dopo
l’assedio alla vicina Otranto nel 1480, quando durante la guerra contro i
turchi furono introdotte le armi da fuoco, il Signore del castello, Giovan
Battista de ‘Monti, decise di ricostruirlo radicalmente per poter resistere a
questa nuova guerra. All’interno delle torri rotonde visitiamo la cupola
perfetta caratterizzata da un’acustica impeccabile studiata per migliorare la
comunicazione tra i soldati nonostante il rumore dei cannoni, l’ex scuderia e i
suoi diversi usi negli anni quando fu frantoio e poi deposito per asciugare le
foglie di tabacco. Visitiamo il cortile e le originali cornici delle finestre,
l’elegante bar sul tetto per chiudere il nostro tour davanti all’incredibile
facciata allegorica scolpita e installata dal Duca Frane nei tempi più pacifici
del 1667, per lodare se stesso come un governante giusto e caritatevole,
fornendo ai suoi soggetti ottimi consigli sulla vita.
Così al
termine della giornata, arricchita dalle storie e dalla storia, sono pronta a
tornare a Lecce – ma non a riposare, perché qui ogni passo potrebbe portarti in
un altro viaggio indietro nel tempo.
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