GLI SCENARI
E c'è chi traccia un parallelismo con la crisi greca del giugno 2015, quando il premier Tsipras proclamò un referendum sul programma di austerità imposto dalla Troika (Bce, Commissione Ue e Fondo Monetario internazionale), il cui esito avrebbe potuto portare il Paese ellenico fuori dall'euro.
5 Ottobre 2017
La paura di una secessione spagnola agita i mercati. L'annuncio, da parte del presidente catalano Carles Puigdemont, di proclamare l'indipendenza della Catalogna lunedì prossimo ha fatto aumentare lo spread, la differenza del costo del debito tra Spagna e Germania, di 23 punti base (0,23%). Certo non un incremento vertiginoso ma preoccupante in quanto repentino. A questo si aggiunge lo stato di salute, non proprio ottimo, del sistema bancario iberico e della Borsa di Madrid. Caixa, la più importante banca catalana, ha perso il 5% solo ieri, e il 13% da agosto. Mentre il mercato azionario è calato da maggio del 10%. Ora le tensioni finanziarie sono dettate dal timore che una Catalogna indipendente si troverebbe fuori dall'Unione europea e quindi dall'euro, con tutta una serie di accordi da riscrivere e una nuova moneta da battere.
5 Ottobre 2017
La paura di una secessione spagnola agita i mercati. L'annuncio, da parte del presidente catalano Carles Puigdemont, di proclamare l'indipendenza della Catalogna lunedì prossimo ha fatto aumentare lo spread, la differenza del costo del debito tra Spagna e Germania, di 23 punti base (0,23%). Certo non un incremento vertiginoso ma preoccupante in quanto repentino. A questo si aggiunge lo stato di salute, non proprio ottimo, del sistema bancario iberico e della Borsa di Madrid. Caixa, la più importante banca catalana, ha perso il 5% solo ieri, e il 13% da agosto. Mentre il mercato azionario è calato da maggio del 10%. Ora le tensioni finanziarie sono dettate dal timore che una Catalogna indipendente si troverebbe fuori dall'Unione europea e quindi dall'euro, con tutta una serie di accordi da riscrivere e una nuova moneta da battere.
E c'è chi
traccia un parallelismo con la crisi greca del giugno 2015, quando il premier
Tsipras proclamò un referendum sul programma di austerità imposto dalla Troika
(Bce, Commissione Ue e Fondo Monetario internazionale), il cui esito avrebbe
potuto portare il Paese ellenico fuori dall'euro. Questo annuncio bastò a
scatenare il caos. I cittadini greci si precipitarono a ritirare i depositi
dalla banche nel timore di perdere i propri risparmi se fosse avvenuta la
Grexit. Il governo fu così costretto a chiudere gli istituti di credito,
imporre limiti ai prelievi e bloccare i movimenti di capitale. Alla fine i
greci votarono contro il memorandum europeo ma il Parlamento di Atene approvò
comunque le misure, definite nella neolingua "di salvataggio", e la
Grecia rimase nell'euro. Il governo Tsipras fu piegato dal blocco arbitrario
della liquidità deciso dalla Banca centrale europea, liquidità che serviva alle
banche greche a galleggiare.
Che possa
ripetersi uno scenario del genere non è impossibile, come testimonia
l'andamento dei mercati. Questo getterebbe una luce inquietante sul ruolo delle
istituzioni europee, Bce in primis, che interverrebbero per imporre con la
forza, bloccando ad esempio i prestiti al sistema bancario, la loro volontà,
insensibili alle rivendicazioni democratiche dei popoli che dovrebbero
rappresentare. Ma forse è proprio questa la chiave di volta: esse non
rappresentano nessuno e, come tali, sono incapaci di comprendere la parola
democrazia.
Il video qui:
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