Manifestazione del 2008 presso il Vaticano
Il
matrimonio in vari Paesi è aperto alle coppie formate da persone dello stesso
sesso. All'eventuale identicità di sesso di chi contrae matrimonio ci si
riferisce comunemente parlando di matrimonio tra persone dello stesso sesso,
matrimonio omosessuale o matrimonio gay.
L'apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso è una delle principali rivendicazioni nell'ambito dei diritti civili. Essa nasce dall'esigenza di eliminare dalle legislazioni la disparità di trattamento basata sull'orientamento sessuale, sul presupposto che il rapporto omosessuale sia una espressione della sessualità e che il diritto al matrimonio sia un diritto inalienabile della persona.
Laddove è
aperto alle coppie dello stesso sesso, il matrimonio è talvolta descritto come
"egualitario" in quanto in linea col principio di eguaglianza tra
persone; da qui l'espressione matrimonio egualitario riferita al matrimonio nel
suo insieme, accessibile da tutte le coppie a prescindere dal sesso dei
contraenti.
I matrimoni
omosessuali nel mondo
A luglio
2017 due persone aventi lo stesso sesso possono accedere all'istituto del
matrimonio in 24 stati: Spagna, Francia, Regno Unito, Germania, Portogallo,
Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca (compresa la Groenlandia),
Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Irlanda, Malta, Stati Uniti, Canada,
Messico (nella capitale e in cinque stati), Colombia, Argentina, Brasile,
Uruguay, Sudafrica e Nuova Zelanda.
Inoltre in
Israele e nelle nazioni caraibiche di Aruba, Curaçao e Sint Maarten, pur non
essendo consentito alle persone aventi lo stesso sesso di accedere all'istituto
del matrimonio, vengono registrati i matrimoni fra persone dello stesso sesso
celebrati altrove.
In vari
paesi, come Italia e Grecia, si può accedere a ufficializzazioni diverse dalle
nozze; le persone omosessuali hanno infatti spesso accesso alle unioni civili,
con inclusa o meno la possibilità di adottare il figlio naturale del partner,
la cosiddetta stepchild adoption.
Grecia
Il 23
dicembre 2015 il parlamento greco, con 193 voti a favore e 56 contrari, ha
approvato la legge proposta dal governo presieduto da Alexis Tsipras che
legalizza le unioni civili tra persone dello stesso sesso. La legge prevede
sostanzialmente gli stessi diritti del matrimonio ma esclude la possibilità
delle adozioni.
Italia
Il
matrimonio tra persone dello stesso sesso non è riconosciuto legislativamente
(seppur non vi sia costituzionalmente un divieto), ma con l'approvazione della
legge Cirinnà sulle "unioni civili " consente agli omosessuali di
avvalersi di questo tipo di tutele come anche alle persone eterosessuali è
consentito fare.
L'excursus
storico vede la questione affrontata più volte a vari livelli prima
dell'approvazione della legge sulle unioni civili. A partire dalla Corte
Costituzionale, che si è espressa più volte sul tema, con una serie di sentenze
conseguenti a ricorsi da parte di alcuni tribunali. Il 14 aprile 2009, con la
sentenza n. 138/2010, la Corte Costituzionale ha respinto come
inammissibili (in riferimento agli artt. 2 e 117 della Costituzione) due
ricorsi presentati dal Tribunale di Venezia e dalla Corte d'Appello di Trento,
con la motivazione che la questione non rientra nelle competenze della Corte e
che i ricorsi erano comunque infondati (con riferimento agli artt. 3 e 29 della
Costituzione), "in quanto le unioni omosessuali non possono essere
ritenute omogenee al matrimonio". Successivamente, con l'ordinanza n.
276/2010 del 7 luglio 2010 e l'ordinanza n. 4/2011 del 16 dicembre
2010, sono stati respinti con motivazioni analoghe anche altri ricorsi della Corte
d'appello di Firenze e del Tribunale di Ferrara.
L'11 giugno
2014 la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le norme
dell'ordinamento italiano che disciplinano l'automatico scioglimento del
matrimonio in seguito al cambiamento di sesso di uno dei coniugi laddove non
consentono ai coniugi stessi, dopo lo scioglimento del matrimonio, di mantenere
in vita un rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di
convivenza registrata, che tuteli adeguatamente i diritti e obblighi della
coppia medesima, con le modalità da statuirsi dal legislatore.
Anche la
Corte suprema di cassazione si è pronunciata due volte in proposito. Il 15
marzo 2012, la Corte ha emesso una sentenza in cui, pur esprimendosi
negativamente sulla richiesta da parte di una coppia dello stesso sesso
italiana sposatasi all'estero di vedere riconosciuto il proprio matrimonio in
Italia, ha dichiarato che nell'ordinamento giuridico italiano la diversità di
sesso dei nubendi non è presupposto indispensabile, naturalistico, del
matrimonio. La Corte, nella sentenza, ha anche citato il
pronunciamento emesso nel 2010 dalla Corte Costituzionale per ribadire che il
Parlamento italiano è a tutti gli effetti libero di aprire il matrimonio alle
coppie dello stesso sesso, concetto ribadito anche nella successiva ordinanza
del 6 giugno 2013.
Piazza del
Plebiscito, Napoli, dopo aver ospitato la manifestazione Sveglia Italia in
favore delle unioni civili per le coppie omosessuali. 23 gennaio 2016.
Infine il 20
maggio 2016 è stata firmata dal presidente della Repubblica la Legge n. 76/2016
(cosiddetta Legge Cirinnà) per l'istituzione delle unioni civili tra persone
dello stesso sesso, qualificate come "formazione sociale specifica"
con esplicito riferimento all'articolo 2 della Costituzione.
La versione
finale della legge risulta alleggerita con il taglio di alcune parti rispetto
al testo originale che prevedeva, insieme a una serie di situazioni giuridiche
sostanzialmente simili a quelle previste per il matrimonio, il dovere di
fedeltà tra i componenti dell'unione civile e la possibilità di adottare il
figlio naturale del partner (la cosiddetta stepchild adoption), punti poi
stralciati in seguito alle numerose polemiche nonché ai profondi dissidi nella
maggioranza di governo. L'adozione del configlio, sempre nello stesso anno,
divenne disponibile alle coppie omosessuali attraverso un parere positivo della
prima sezione civile della Corte di Cassazione.
Il 31
gennaio 2017, per la prima volta nella storia del paese è stato pienamente
riconosciuto, per ordine della Suprema Corte di Cassazione, il matrimonio tra
due persone dello stesso sesso. La corte ha stabilito, con la sentenza
numero 2487, che un matrimonio celebrato all'estero deve essere riconosciuto
anche nella giurisdizione italiana qualora almeno uno dei due coniugi sia
cittadino di uno stato dell'Unione Europea in cui è in vigore il Matrimonio
Egualitario.
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